domenica, settembre 11, 2011
Continua l'appuntamento con le fiabe di Silvio Foini

Gigetto, un bel bambino di nove anni, stava trascorrendo l’estate nella casa dei nonni in un bellissimo paesino di montagna posto alle pendici del Picco del Falco, una rupe rocciosa coperta da licheni e stelle alpine, e, in quel pomeriggio di fine estate, stava sorvegliando le sei mucche che pascolavano tranquillamente sul pianoro ancora verdeggiante di odorosa erba. Tra qualche giorno però avrebbe dovuto ridiscendere a valle e tornare a casa dai genitori poiché stava per iniziare un nuovo anno scolastico. Lui adorava stare lassù ad aiutare i nonni che vivevano di pastorizia: lassù si era più vicini all’azzurro del cielo e alle bianche nuvole che passavano rapide sospinte dai venti che correvano fra le cime dei monti appena sopra la casa. Amava osservare le timidissime marmotte che facevano capolino da dietro i massi rocciosi e, a volte gli riusciva di scorgere anche i galli cedroni.

Gli scoiattolini poi che si rincorrevano gioiosi fra i rami degli abeti che facevano corona al pianoro avevano incominciato anche a non aver più molto timore della sua presenza. Uno di questi si era fatto anche spavaldamente vicinissimo a lui ed aveva rosicchiato con soddisfazione un pezzettino di pane che il bimbo gli aveva gettato. Gigetto era rammaricato di dover lasciare quel paradiso proprio adesso che stava forse per fare amicizia con quel leggiadro animaletto. Ma la vita ha le proprie regole e queste vanno sempre osservate, piaccia o non piaccia.

Venne il giorno di tornare a casa. Suo papà era salito lassù per riaccompagnarlo a valle: poteva essere pericoloso che Gigetto percorresse la ripida discesa tutto da solo, poteva sempre capitare di porre un piede in fallo e procurarsi una slogatura alla caviglia o peggio.

Il primo giorno di scuola ritrovò i suoi piccoli compagni e la maestra dette modo a tutti di raccontare come avessero trascorso i mesi estivi. Gigetto ascoltò di vicende liete vissute sulla spiaggia del mare, di soggiorni in luoghi lontani, viaggi in paradisi esotici e via via di vacanze sempre molto speciali. Quando fu il suo turno, egli raccontò delle proprie esperienze a contatto con la natura incontaminata, con le mucche che sorvegliava mentre brucavano tranquille, del magico volo dei falchi che roteavano alti nel cielo, degli scoiattolini e di quel cielo terso che pochi potevano vedere. I compagni e la stessa maestra pendevano dalle sue labbra ed ascoltavano come incantati la descrizione di quelle meraviglie che Qualcuno lassù, in un tempo lontanissimo aveva create per noi. Quando terminò di raccontare i suoi compagni, quasi in coro, gli domandarono se mai avessero potuto trascorrere qualche giorno della prossima estate lassù assieme a lui. La maestra comprese in quel momento che l’andare per il mondo a cercare meraviglie non fosse poi così importante.

Le meraviglie sono anche spessissimo intorno a noi, solo che non le sappiamo cogliere ed apprezzare. Tutto il creato può essere straordinario se lo guardiamo con gli occhi incantati di un bambino. Per il resto c’è sempre tempo, e l’erba del vicino non è vero che sia sempre la più verde!

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Ancora una favola meravigliosa che,leggendola,ci si sente trasportati in quel mondo fantastico che è la natura.Un paesaggio pulito lontano da frastuoni e brutture.Complimenti !

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