Continua il nostro appuntamento con il teatrino della politica italiana
Se c’è una cosa della nostra politica che può far piacere a qualcuno è il ripopolamento dei nostri fiumi depauperati della fauna ittica da scarichi abusivi di sostanze tossiche e altri liquami di vario e maleodorante genere. “Han varato qualche legge che finalmente si occupi dell’ambiente?”, qualcuno si potrebbe domandare ingenuamente e tirando un sospiro di sollievo. La risposta è alquanto amara e deludente. Niente di tutto questo. E allora? Allora ecco svelato l’arcano. Sappiamo tutti che il nepotismo è piaga vecchia: nell’antica Roma imperversava alla grande. E i discendenti dei romani, quelli di oggi per capirci, hanno rinverdito l’usanza. Non sono certo io a parlare di sindaci dell’Urbe che hanno introdotto a varie cariche pubbliche stuoli di parenti fino al sesto-settimo grado. Ma la cosa più eclatante che ha destato clamore indignato è la storia di un Padano, il gemoniese Bossi, e di un altro ex-ministro, il collerico Di Pietro, che hanno “lanciato” i rispettivi dardi verso il futuro. Un roseo futuro scevro da problemi di “sghei” o “dané”, euro per intenderci. Il primo ha messo in acqua un avannotto magnificato in Trota che percepisce in Regione Lombardia emolumenti pari a tre volte quelli di un governatore americano, il secondo ha fatto l’eguale col proprio rampollo che noi, vista la stazza, definiremo Salmone.
Insomma un bel ripopolamento c’è e sicuramente e ce ne saranno altri: politicanti vari cercheranno di lanciare anche i propri rampolli (meglio sarebbe togliere il “ram” iniziale) nel girone infernale della politica. Politica con la P minuscola naturalmente! Se il gioco riuscirà, questi bei tomi, un giorno, dovrebbero occuparsi dei fatti nostri! Allora non ci resterà che aumentare il ripopolamento ittico dei nostri fiumi andandoci a buttare pure noi che siamo, ahimè, i veri pesci. Viva l’Italia!
Se c’è una cosa della nostra politica che può far piacere a qualcuno è il ripopolamento dei nostri fiumi depauperati della fauna ittica da scarichi abusivi di sostanze tossiche e altri liquami di vario e maleodorante genere. “Han varato qualche legge che finalmente si occupi dell’ambiente?”, qualcuno si potrebbe domandare ingenuamente e tirando un sospiro di sollievo. La risposta è alquanto amara e deludente. Niente di tutto questo. E allora? Allora ecco svelato l’arcano. Sappiamo tutti che il nepotismo è piaga vecchia: nell’antica Roma imperversava alla grande. E i discendenti dei romani, quelli di oggi per capirci, hanno rinverdito l’usanza. Non sono certo io a parlare di sindaci dell’Urbe che hanno introdotto a varie cariche pubbliche stuoli di parenti fino al sesto-settimo grado. Ma la cosa più eclatante che ha destato clamore indignato è la storia di un Padano, il gemoniese Bossi, e di un altro ex-ministro, il collerico Di Pietro, che hanno “lanciato” i rispettivi dardi verso il futuro. Un roseo futuro scevro da problemi di “sghei” o “dané”, euro per intenderci. Il primo ha messo in acqua un avannotto magnificato in Trota che percepisce in Regione Lombardia emolumenti pari a tre volte quelli di un governatore americano, il secondo ha fatto l’eguale col proprio rampollo che noi, vista la stazza, definiremo Salmone.
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È presente 1 commento
E' purtroppo tutto vero , ma il salmone almeno ha 10 anni di gavetta alle spalle, a differenza del trota che è stato messo lì con lo stesso sistema di una certa consigliera comunale. Ma il trota, non è quello che ha ripetuto un pò di volte una classe(forse per rinfrancarsi meglio) senza poi arrivare a concludere?????
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