E’ stata pubblicata stamattina un’intervista al fratello di Emanuela Orlandi su La Stampa: Pietro Orlandi si trova a Londra in cerca della sorella, dopo le dichiarazioni di un sedicente ex-agente dell’intelligence italiana che in una trasmissione tv ha rivelato che la ragazza, scomparsa 28 anni fa in circostanze misteriose, è ancora viva e si troverebbe in un manicomio a Londra. Un vero e proprio “intrigo internazionale” che la Procura di Roma riprende in mano dopo le ultime rivelazioni.
La speranza della famiglia è ancora viva ma i dubbi su come siano state svolte le indagini sono molti e Pietro parla di depistaggi. Un caso, quello di Emanuela, pieno di misteri, e addirittura il suo rapimento potrebbe essere legato al terrorismo internazionale, come lui stesso racconta nell’intervista: “Il primo a dirci, la vigilia del Natale 1983, sei mesi dopo la scomparsa, che Emanuela era stata vittima del terrorismo internazionale è stato papa Wojtyla. Il pontefice, mica una fonte qualsiasi! È evidente che si riferiva alle tensioni tra i due blocchi, Est e Ovest, come poi è emerso dalle rivendicazioni. Come si fa a non credergli?”. Pietro si trova quindi a Londra in cerca della verità, o almeno di una pista che lo porti dalla sorella. Le ultime rivelazioni gli hanno ridato speranza, anche perché l’impressione è che “Lupo Solitario”, il testimone anonimo che ha riaperto il caso, sia uomo ben informato e che ben conosceva le ombre sui servizi segreti. In particolare l’ex-agente dell’intelligence ha chiamato in causa un altro agente, Argo 3, residente a Merano, che avrebbe visto Emanuela un anno fa nel paese in cui abitava un funzionario del Sismi sospettato anni addietro del sequestro. Una testimone infatti disse di aver visto la ragazza scendere da una A112, stanca e sedata, nel comune di Teramo, vicino Bolzano, un mese circa dopo la scomparsa. Secondo il fratello forse la direzione era la Germania, e da lì forse sarebbe arrivata in Inghilterra: una delle tracce sottovalutate ma da lui accreditate, anche nel libro dedicato alla sorella “Mia sorella Emanuela”.
Una delle ultime piste era invece la Banda della Maiana: il sequestro di Emanuela sarebbe stato opera del boss “Renatino” De Pedis, secondo la confessione della sua ex-amante. Emanuela sarebbe stata rapita e poi gettata in una betoniera, su ordine di Monsignor Marcinkus.
L’hanno scorso Pietro ha incontrato Alì Agca, colui che attentò alla vita di Papa Giovanni II, appena uscito dal carcere. L’uomo pare avergli raccontato la sua versione del sequestro, indicando i mandanti ma non il luogo in cui si possa trovare Emanuela, viva. Queste dichiarazioni tuttavia non sono ancora state verbalizzate dalla magistratura. Infine, nell’intervista Pietro racconta della lettera inviata al Santo Padre, Benedetto XVI, in cui la famiglia chiede il suo intervento dato le reticenze e la scarsa collaborazione avuta sinora dal Vaticano per aiutare questa famiglia a uscire da un incubo durato 28 anni…
La speranza della famiglia è ancora viva ma i dubbi su come siano state svolte le indagini sono molti e Pietro parla di depistaggi. Un caso, quello di Emanuela, pieno di misteri, e addirittura il suo rapimento potrebbe essere legato al terrorismo internazionale, come lui stesso racconta nell’intervista: “Il primo a dirci, la vigilia del Natale 1983, sei mesi dopo la scomparsa, che Emanuela era stata vittima del terrorismo internazionale è stato papa Wojtyla. Il pontefice, mica una fonte qualsiasi! È evidente che si riferiva alle tensioni tra i due blocchi, Est e Ovest, come poi è emerso dalle rivendicazioni. Come si fa a non credergli?”. Pietro si trova quindi a Londra in cerca della verità, o almeno di una pista che lo porti dalla sorella. Le ultime rivelazioni gli hanno ridato speranza, anche perché l’impressione è che “Lupo Solitario”, il testimone anonimo che ha riaperto il caso, sia uomo ben informato e che ben conosceva le ombre sui servizi segreti. In particolare l’ex-agente dell’intelligence ha chiamato in causa un altro agente, Argo 3, residente a Merano, che avrebbe visto Emanuela un anno fa nel paese in cui abitava un funzionario del Sismi sospettato anni addietro del sequestro. Una testimone infatti disse di aver visto la ragazza scendere da una A112, stanca e sedata, nel comune di Teramo, vicino Bolzano, un mese circa dopo la scomparsa. Secondo il fratello forse la direzione era la Germania, e da lì forse sarebbe arrivata in Inghilterra: una delle tracce sottovalutate ma da lui accreditate, anche nel libro dedicato alla sorella “Mia sorella Emanuela”.
Una delle ultime piste era invece la Banda della Maiana: il sequestro di Emanuela sarebbe stato opera del boss “Renatino” De Pedis, secondo la confessione della sua ex-amante. Emanuela sarebbe stata rapita e poi gettata in una betoniera, su ordine di Monsignor Marcinkus.
L’hanno scorso Pietro ha incontrato Alì Agca, colui che attentò alla vita di Papa Giovanni II, appena uscito dal carcere. L’uomo pare avergli raccontato la sua versione del sequestro, indicando i mandanti ma non il luogo in cui si possa trovare Emanuela, viva. Queste dichiarazioni tuttavia non sono ancora state verbalizzate dalla magistratura. Infine, nell’intervista Pietro racconta della lettera inviata al Santo Padre, Benedetto XVI, in cui la famiglia chiede il suo intervento dato le reticenze e la scarsa collaborazione avuta sinora dal Vaticano per aiutare questa famiglia a uscire da un incubo durato 28 anni…
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