martedì, maggio 03, 2011
Dopo venti anni di ricerca e sviluppo è ufficialmente in funzione, nei laboratori dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), nel cuore del Gran Sasso, Icarus (Imaging Cosmic and Rare Underground Signals. È il più grande rivelatore mai realizzato per studiare i neutrini, le particelle che nascondono i segreti dell'Universo.

Almanacco della Scienza - CNR - Ideato da Carlo Rubbia, Icarus sta catturando le tracce dei rari raggi cosmici che raggiungono le profondità del laboratorio, registrando soprattutto gli eventi delle interazioni del fascio di neutrini artificiali provenienti dal Cern di Ginevra che, attraversando la crosta terrestre per oltre 700 chilometri, viene intercettato dal rivelatore sotto la montagna abruzzese. Icarus indagherà anche sui neutrini atmosferici e solari, sui lampi gamma e sui fenomeni come le Supernove e il collasso di stelle di neutroni. "Ogni secondo, di giorno come di notte, siamo attraversati su ogni centimetro quadrato da ben, 65 miliardi di neutrini solari, a una velocità vicina a quella della luce", spiega Carlo Rubbia."La maggioranza di questi neutrini proviene dal centro del Sole e attraversa quasi senza effetti sia il Sole sia la nostra Terra, perdendosi nell'immensità del fondo cosmico".

Per intercettare queste particelle sono stati riempiti con 600 tonnellate di argon liquido due contenitori lunghi 20 metri, larghi e alti 3 metri, le cui pareti sono attraversate da 52.000 fili di acciaio sottili come un capello. Sono proprio questi che permettono di riconoscere le particelle prodotte quando un neutrino interagisce con i nuclei di argon. Pur essendo decine di miliardi i neutrini che arrivano al rivelatore, solo 10 o 20 ogni giorno interagiscono con i nucleo di argon, producendo altre particelle che possono rivelare qualcosa sulla loro identità.

"In particolare, i neutrini potrebbero essere la causa principale dell'esistenza della materia oscura, una delle più grandi scoperte degli ultimi anni", continua Rubbia. "La materia oscura ci indica che ciò di cui siamo fatti, la materia ordinaria generata nei primi istanti di vita dell'universo, non è la forma principale della materia dell'Universo: il 95% è ancora da scoprire".

Icarus - realizzato in stretta collaborazione con l'industria nazionale da fisici di numerose sedi Infn, dei Laboratori nazionali del Gran Sasso (Lgns) e dei dipartimenti universitari italiani (L'Aquila, Milano, Napoli, Padova, Pavia), nonché da gruppi di fisici polacchi, americani e russi - può essere considerato a pieno titolo il capostipite di una nuova serie di apparati sempre più evoluti con cui osservare l'Universo per studiarne le componenti fondamentali.

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