Nell’ambito del piano per l’alleviamento della povertà nelle zone rurali Pechino è stata costretta ad alzare la soglia minima per essere definiti poveri: da 1.169 a 1.500 yuan (da 117 a 150 euro) l’anno. Docenti e politici parlano contro la decisione, definita “troppo tenera”, e chiedono un aumento più radicale.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Gli sforzi sbandierati dal governo cinese per alleviare la povertà nel Paese stanno per subire una pesantissima battuta d’arresto. La soglia minima per essere definito “povero” in Cina, infatti, verrà alzata nei prossimi giorni da 1.169 a 1.500 yuan (da 117 a 150 euro) di guadagno annuo. Per la Banca mondiale la linea di povertà è fissata a 1,25 dollari al giorno: circa 3mila yuan l’anno. Secondo le previsioni, con i nuovi dati i poveri triplicheranno: passeranno infatti dai 26,88 milioni attuali a 100 milioni. Il vecchio tasso è stato modificato nell’ambito del piano per l’alleviamento della povertà nelle zone rurali del Paese, che sarà attuato nei prossimi 10 anni.
La decisione scontenta gli esperti, che la ritengono tardiva e troppo rosea. Secondo il professor Zheng Fengtian, del Dipartimento per lo sviluppo agricolo e rurale dell’Università Renmin, è infatti “una scelta presa dopo anni di richieste. Per capire quanto sia inadeguato, basta pensare a quante volte sono aumentati i salari e a quante volte sono aumentati i prezzi delle proprietà”.
La questione non interessa soltanto gli accademici, ma anche i politici. Lo scorso mese il delegato presso la Conferenza consultiva del popolo cinese Shen Wen ha detto: “Dal 1985 al 2009 la soglia di povertà è stata aggiustata 5 volte, mentre il Prodotto interno lordo è aumentato 42 volte. Penso che sarebbe più corretto oggi fissare la soglia intorno ai 2.400 yuan”.
Secondo Zheng, mantenere i numeri così come sono “coinvolge tre parti in causa, non del tutto omologati. Se la linea venisse alzata in maniera corretta, il governo centrale perderebbe la faccia ma quelli locali avrebbero più sovvenzioni. E chiaramente la popolazione povera avrebbe più aiuti”.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Gli sforzi sbandierati dal governo cinese per alleviare la povertà nel Paese stanno per subire una pesantissima battuta d’arresto. La soglia minima per essere definito “povero” in Cina, infatti, verrà alzata nei prossimi giorni da 1.169 a 1.500 yuan (da 117 a 150 euro) di guadagno annuo. Per la Banca mondiale la linea di povertà è fissata a 1,25 dollari al giorno: circa 3mila yuan l’anno. Secondo le previsioni, con i nuovi dati i poveri triplicheranno: passeranno infatti dai 26,88 milioni attuali a 100 milioni. Il vecchio tasso è stato modificato nell’ambito del piano per l’alleviamento della povertà nelle zone rurali del Paese, che sarà attuato nei prossimi 10 anni.La decisione scontenta gli esperti, che la ritengono tardiva e troppo rosea. Secondo il professor Zheng Fengtian, del Dipartimento per lo sviluppo agricolo e rurale dell’Università Renmin, è infatti “una scelta presa dopo anni di richieste. Per capire quanto sia inadeguato, basta pensare a quante volte sono aumentati i salari e a quante volte sono aumentati i prezzi delle proprietà”.
La questione non interessa soltanto gli accademici, ma anche i politici. Lo scorso mese il delegato presso la Conferenza consultiva del popolo cinese Shen Wen ha detto: “Dal 1985 al 2009 la soglia di povertà è stata aggiustata 5 volte, mentre il Prodotto interno lordo è aumentato 42 volte. Penso che sarebbe più corretto oggi fissare la soglia intorno ai 2.400 yuan”.
Secondo Zheng, mantenere i numeri così come sono “coinvolge tre parti in causa, non del tutto omologati. Se la linea venisse alzata in maniera corretta, il governo centrale perderebbe la faccia ma quelli locali avrebbero più sovvenzioni. E chiaramente la popolazione povera avrebbe più aiuti”.
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