"Guardare ai giovani": i Francescani di Assisi scrivono al presidente Napolitano in vista del 150.mo dell'unità d'Italia
Dedicare il 17 marzo ai giovani, quelli che in passato hanno donato la vita per l’unità d’Italia e quelli che oggi sentono sulla loro pelle le difficoltà dei nostri tempi.
Radio Vaticana - A chiederlo, in una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono i Frati Francescani di Assisi. Nel testo si esorta a non dimenticare le radici storiche e culturali del Paese, cominciando dal Cantico delle Creature di San Francesco, patrono d’Italia, “uno dei testi più autorevoli della letteratura nazionale”. Paolo Ondarza ha intervistato il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese: ascolta
R. - Gli artefici dell’unità d’Italia sono stati i giovani e naturalmente ai giovani è affidato, nel futuro, lo sviluppo di questa unità, di questa nazione: una ed unita. E’ allora che bisogna rivolgere lo sguardo mentre celebriamo i 150 anni dell’unità d’Italia.
D. - Questo l’augurio che voi Francescani rivolgete all’Italia in un momento storico caratterizzato da tensioni, a livello istituzione e sociale. Qual è il vostro auspicio?
R. - Noi siamo convinti che nel Paese ci sia molto più bene di quanto non appaia. Pensiamo che se vengono proposti ideali alti ed importanti, i giovani non si tirano indietro. Il 17 marzo ci riuniremo sulla tomba di San Francesco per fare una preghiera per l’Italia e per affidare a lui i giovani, affinché possano gustare la gioia di essere su questa terra e in questo luogo, nonostante le difficoltà che ci sono, ma anzi affrontandole ed aggredendole con coraggio e con buoni risultati. Allo stesso tempo vogliamo, però, richiamare le istituzioni e tutti coloro che hanno una responsabilità nel mondo civile, imprenditoriale e politico affinché collaborino a creare queste condizioni in cui i giovani possano emergere, possano realizzare se stessi.
D. - Dai Francescani arriva anche un richiamo a non dimenticare le nostre radici e non soltanto quelle religiose, perché senza di queste saremmo come alberi portati via dal vento…
R. - In riferimento anche all’unità d’Italia, noi ricorderemo che anche nel mondo cattolico c’è stato un grande movimento, anzitutto di pensiero, di cultura che ha portato poi ad una nazione unita. Pensiamo in questo momento a Dante, a San Francesco stesso, che ha unito le varie regioni d’Italia e d’Europa attraverso i suoi frati. Pensiamo anche ad alcuni uomini cattolici del Risorgimento, che hanno dato il loro contributo per l’unità d’Italia. Se un albero non ha radici forti, e se queste radici non vengono protette, l’albero si seccherà: io mi auguro - e auguro a tutti - di non fare questa fine, ma anzi di riuscire a riscoprire la bellezza di queste radici per poter poi ammirare la bellezza di rami e di foglie sempre verdi e sempre più belle. (mg)
Radio Vaticana - A chiederlo, in una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sono i Frati Francescani di Assisi. Nel testo si esorta a non dimenticare le radici storiche e culturali del Paese, cominciando dal Cantico delle Creature di San Francesco, patrono d’Italia, “uno dei testi più autorevoli della letteratura nazionale”. Paolo Ondarza ha intervistato il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese: ascoltaR. - Gli artefici dell’unità d’Italia sono stati i giovani e naturalmente ai giovani è affidato, nel futuro, lo sviluppo di questa unità, di questa nazione: una ed unita. E’ allora che bisogna rivolgere lo sguardo mentre celebriamo i 150 anni dell’unità d’Italia.
D. - Questo l’augurio che voi Francescani rivolgete all’Italia in un momento storico caratterizzato da tensioni, a livello istituzione e sociale. Qual è il vostro auspicio?
R. - Noi siamo convinti che nel Paese ci sia molto più bene di quanto non appaia. Pensiamo che se vengono proposti ideali alti ed importanti, i giovani non si tirano indietro. Il 17 marzo ci riuniremo sulla tomba di San Francesco per fare una preghiera per l’Italia e per affidare a lui i giovani, affinché possano gustare la gioia di essere su questa terra e in questo luogo, nonostante le difficoltà che ci sono, ma anzi affrontandole ed aggredendole con coraggio e con buoni risultati. Allo stesso tempo vogliamo, però, richiamare le istituzioni e tutti coloro che hanno una responsabilità nel mondo civile, imprenditoriale e politico affinché collaborino a creare queste condizioni in cui i giovani possano emergere, possano realizzare se stessi.
D. - Dai Francescani arriva anche un richiamo a non dimenticare le nostre radici e non soltanto quelle religiose, perché senza di queste saremmo come alberi portati via dal vento…
R. - In riferimento anche all’unità d’Italia, noi ricorderemo che anche nel mondo cattolico c’è stato un grande movimento, anzitutto di pensiero, di cultura che ha portato poi ad una nazione unita. Pensiamo in questo momento a Dante, a San Francesco stesso, che ha unito le varie regioni d’Italia e d’Europa attraverso i suoi frati. Pensiamo anche ad alcuni uomini cattolici del Risorgimento, che hanno dato il loro contributo per l’unità d’Italia. Se un albero non ha radici forti, e se queste radici non vengono protette, l’albero si seccherà: io mi auguro - e auguro a tutti - di non fare questa fine, ma anzi di riuscire a riscoprire la bellezza di queste radici per poter poi ammirare la bellezza di rami e di foglie sempre verdi e sempre più belle. (mg)
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