Il premier: ministri confermati hanno ''sempre agito per preservare l'interesse nazionale'' e ''hanno le mani pulite''
Ansa.it - I tre rappresentanti del principale sindacato tunisino, Ugtt, si sono dimessi dagli incarichi nel nuovo governo di transizione. Lo riferisce una fonte del governo. I dimissionari sono: Houssine Dimassi, ministro della Formazione e dell'Impiego; Abdeljlil Bédoui, ministro presso il primo ministro; Anouar Ben Gueddour, segretario di Stato presso il ministero dei Trasporti. Intanto una manifestazione in corso davanti alla sede dell'Ugtt chiede le dimissioni dell'esecutivo. Non solo ''la demolizione dell'Rcd, il partito di governo dell'era di Ben Ali, ma anche le dimissioni dell'attuale governo di unita' nazionale, la costituzione di un governo per la vera salvaguardia del Paese'', sono infatti le richieste della gente che si e' raccolta in queste ore di fronte la sede del sindacato.
''Se non vengono incontro a queste nostre richieste, siamo pronti allo sciopero generale'', dice uno dei manifestanti, che dice di appartenere al sindacato. Altri iscritti dell'Ugtt chiedono anche la creazione di un consiglio costituzionale che proclami al piu' presto una nuova Costituzione. ''Non vogliamo questo governo - dice uno di loro - questo governo evoca il passato di Ben Ali''. Poco distante, in Rue de Rome e' giunta un'altra manifestazione di oppositori a questo governo, che sembra essere stata anch'essa dispersa dalla polizia.
Nel primo giorno della Tunisia post-Ben Ali, dopo l'annuncio ieri del 'governo di unita' nazionale, gli animi quindi sono ancora accesi nel Paese: in tarda mattinata il centro di Tunisi è stato nuovamente teatro di una manifestazione di protesta con centinaia di persone che hanno marciato lungo la centrale avenue Bourguiba fino a quando la polizia è intervenuta massiccia e ha disperso la folla sparando lacrimogeni. A quanto si apprende, in tutta la città piccoli gruppi di dimostranti stanno scendendo in piazza e un appello a manifestare contro il nuovo esecutivo, con ancora una forte presenza della vecchia guardia è stato lanciato anche via Facebook. Gruppi di dimostranti ssono radunarsi davanti alla sede del Raggruppamento costituzionale democratico (Rdc), il partito del leader fuggito in Arabia Saudita. Manifestazioni sono in corso anche a Biserta.
Il Paese è diviso tra chi vede il nuovo governo come "un'opportunità, per arrivare alle elezioni ed esprimere la nostra volontà" e chi "rifiuta categoricamente" il nuovo esecutivo con ben 11 rappresentanti del vecchio regime, a partire dal primo ministro Mohammed Ghannouchi che ieri, nell'attesa e gremita conferenza stampa, trasmessa anche in televisione, ha annunciato le 'novita'', le promesse e gli impegni. Su questi ultimi sembra puntare soprattutto Gannouchi nel tentativo di ristabilire la calma, e lo ha sottolineato ancora in un'intervista a Europe 1: "il paese era gestito dalla moglie di Ben Ali", ha ammesso. I ministri confermati nell'esecutivo "hanno le mani pulite", ha assicurato. Ha promesso che "i responsabili della repressione verranno giudicati" e non ha escluso il rientro in patria di Rachid Ghannouchi, il leader del partito islamista tunisino Ennahda messo al bando dall'inizio degli anni '90 da Ben Ali, ma ''solo dopo una legge di amnistia". (continua a leggere)
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Il Paese è diviso tra chi vede il nuovo governo come "un'opportunità, per arrivare alle elezioni ed esprimere la nostra volontà" e chi "rifiuta categoricamente" il nuovo esecutivo con ben 11 rappresentanti del vecchio regime, a partire dal primo ministro Mohammed Ghannouchi che ieri, nell'attesa e gremita conferenza stampa, trasmessa anche in televisione, ha annunciato le 'novita'', le promesse e gli impegni. Su questi ultimi sembra puntare soprattutto Gannouchi nel tentativo di ristabilire la calma, e lo ha sottolineato ancora in un'intervista a Europe 1: "il paese era gestito dalla moglie di Ben Ali", ha ammesso. I ministri confermati nell'esecutivo "hanno le mani pulite", ha assicurato. Ha promesso che "i responsabili della repressione verranno giudicati" e non ha escluso il rientro in patria di Rachid Ghannouchi, il leader del partito islamista tunisino Ennahda messo al bando dall'inizio degli anni '90 da Ben Ali, ma ''solo dopo una legge di amnistia". (continua a leggere)
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