martedì, gennaio 18, 2011
Blasfemia, questa l’accusa mossa nei confronti di due donne cristiane di Lahore, in Pakistan, vittime nei giorni scorsi di violenze e umiliazioni pubbliche da parte di estremisti islamici.

Radio Vaticana - A scatenare l’episodio, come riferito dall'agenzia AsiaNews, pare sia stata una controversia familiare fra una delle due donne e la moglie del fratello, di fede musulmana. Al centro del contrasto la religione secondo cui crescere ed educare la figlia della coppia mista. L’accusa di blasfemia, è emersa in seguito a una disputa fra Saira e Amina, che ha coinvolto anche la madre di Saira. Amina, sarebbe uscita dalla casa della suocera accusando le due donne cristiane di aver diffamato il profeta Maometto. Un’accusa che ha scatenato l’intervento di un gruppo di estremisti della zona. La folla ha picchiato Saira e la madre fin a far perdere loro i sensi; preparato delle corone con vecchie scarpe e messe al collo delle donne e dopo aver sporcato la loro faccia le hanno caricate a dorso di due asini e fatte girare nel quartiere. Le due donne hanno trovato un rifugio sicuro grazie a Zameer Khan, un operatore di una Organizzazione non governativa che si è adoperato per salvare loro la vita. Zulfiqar Hameed, dirigente della polizia di Lahore, conferma che si tratta di “controversia familiare” e che Saira “è stata accusata ingiustamente”. Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad-Rawalpindi, denuncia la crescente intolleranza” della società pakistana, che deve risolvere “con la massima urgenza” un problema di natura “sociologico”. Padre Xavier Joseph, aggiunge, che la realtà è peggiorata al punto che la religione è utilizzata per risolvere le controversie personali e che Stato e religione dovrebbero essere separati, per evitare che scoppi una guerra civile. (M.I.)

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