del nostro Stefano Buso
Mancano poche ore al Natale, e la corsa agli acquisti non è ancora terminata. Anzi, dannarsi nello shopping dell’ultima ora sembra un andazzo dilagante e piacevole. È buffo osservare le persone mentre ansimano per arraffare l’ultimo cadeau, quasi fossero atleti impegnati in una corsa olimpionica – della serie “chi prima arriva meglio alloggia”. E così tra panettoni, strenne e pensierini, gli italiani si apprestano ad affrontare una delle festività più significative dell’anno. Senza dubbio lo è dal punto dal punto di vista consumistico, mentre la parola spiritualità sembra esser stata sfrattata dal glossario quotidiano. E non importa se il Natale potrebbe essere invece un’opportunità per riscoprire sensazioni archiviate troppo in fretta. La cosa che più rammarica è notare frotte di persone partecipare in modo distaccato alla Messa di Natale, specie a quella celebrata in orario vespertino, senza pensare alla ritualità dell’evento.
Meglio chi, con uno scatto di dignità, investe un’oretta del proprio tempo per una frenata, intesa come pausa di meditazione. Già, fermarsi e riflettere… non importa né il momento né il luogo. Così facendo, si potrebbero udire sofferenze, richieste d’aiuto e persino stolte imprecazioni. Quanti riescono a ritagliarsi un istante così ammirevole dal punto di vista morale e spirituale? Del resto, sensibilità e disponibilità sono aspetti talmente demodé da esser bollati come una patologia, o una sorta di debolezza da soffocare. Ma com’è possibile tralasciare gli eventi funesti degli ultimi giorni? In Campania, un’intera famiglia, compresi due gemellini, distrutta dalle fiamme; e ancora, gli studenti che rivendicano il diritto allo studio e protestano contro la riforma del governo, i lavoratori che “combattono” per il salario sempre più striminzito, oppure per la perdita del loro posto. Ma il triste inventario non è terminato: senza tetto che muoiono di freddo e stenti, emarginati sdraiati su panchine di parchi e stazioni in cerca di calore e qualche soldo, ragazzini diventati adulti troppo in fretta che sperano di sedare i tormenti della vita e dell’anima con l’ennesimo “buco”.
Sono infinite le voci di chi patisce, ma davvero pochi coloro che le ascoltano. Eppure è Natale, e come per magia sarebbe meraviglioso che tutto filasse liscio come l’olio, e avesse un lieto epilogo per chiunque, proprio come avviene nelle favole. Le novelle però non esistono, mentre la cruda realtà e tutti suoi drammatici risvolti sì. Per un giornalista nulla è più frustrante che raccontare mezze verità, o scrivere che opulenza e benessere prolificano ovunque, ancor più il giorno di Natale. Il disagio è purtroppo dietro l’angolo con il suo inconfondibile olezzo che assale senza pietà le narici
E sia festa dunque, senza però sopprimere quelle voci che ci attorniano, e che troppo frequentemente ignoriamo.
Meglio chi, con uno scatto di dignità, investe un’oretta del proprio tempo per una frenata, intesa come pausa di meditazione. Già, fermarsi e riflettere… non importa né il momento né il luogo. Così facendo, si potrebbero udire sofferenze, richieste d’aiuto e persino stolte imprecazioni. Quanti riescono a ritagliarsi un istante così ammirevole dal punto di vista morale e spirituale? Del resto, sensibilità e disponibilità sono aspetti talmente demodé da esser bollati come una patologia, o una sorta di debolezza da soffocare. Ma com’è possibile tralasciare gli eventi funesti degli ultimi giorni? In Campania, un’intera famiglia, compresi due gemellini, distrutta dalle fiamme; e ancora, gli studenti che rivendicano il diritto allo studio e protestano contro la riforma del governo, i lavoratori che “combattono” per il salario sempre più striminzito, oppure per la perdita del loro posto. Ma il triste inventario non è terminato: senza tetto che muoiono di freddo e stenti, emarginati sdraiati su panchine di parchi e stazioni in cerca di calore e qualche soldo, ragazzini diventati adulti troppo in fretta che sperano di sedare i tormenti della vita e dell’anima con l’ennesimo “buco”.
Sono infinite le voci di chi patisce, ma davvero pochi coloro che le ascoltano. Eppure è Natale, e come per magia sarebbe meraviglioso che tutto filasse liscio come l’olio, e avesse un lieto epilogo per chiunque, proprio come avviene nelle favole. Le novelle però non esistono, mentre la cruda realtà e tutti suoi drammatici risvolti sì. Per un giornalista nulla è più frustrante che raccontare mezze verità, o scrivere che opulenza e benessere prolificano ovunque, ancor più il giorno di Natale. Il disagio è purtroppo dietro l’angolo con il suo inconfondibile olezzo che assale senza pietà le narici
E sia festa dunque, senza però sopprimere quelle voci che ci attorniano, e che troppo frequentemente ignoriamo.
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