Non esiste una singola causa scatenante lo spiaggiamento di 7 capodogli sul litorale foggiano tra il 10 e il 15 dicembre 2009. L’accaduto è piuttosto da riferirsi a una condizione multifattoriale.
OggiScienza - È questo il quadro che emerge dalla relazione pubblicata sul sito del Ministero dell’Ambiente, curata del dr. Sandro Mazzariol del Dipartimento di Sanità Pubblica, Patologia Comparata e Igiene Veterinaria dell’Università degli Studi di Padova. Secondo i dati raccolti e analizzati da numerosi gruppi di ricerca e di figure professionali italiani, gli animali spiaggiati si trovavano nel Mar Ionio nel periodo precedente all’accaduto, ad una distanza di almeno 350 km dal punto dello spiaggiamento.
Erano degli adolescenti attorno ai 10 anni di età che avevano appena lasciato i gruppi materni configurandosi in una “bachelor school” cioè un insieme poco strutturato di individui giovani e tendenzialmente inesperti. Si trattava di un’aggregazione recente poichè dati fotografici hanno rivelato che almeno due dei capodogli provenivano dal Mar Ligure, probabilmente a seguito di una migrazione stagionale.
Gli animali non erano del tutto tutto sani in quanto presentavano un’alterazione delle funzioni nervose dovute ad alte concertazione di mercurio nei tessuti, che, per quanto minime, potevano aver ridotto il loro senso di orientamento e della percezione.
Il gruppo di capodogli si è addentrato nel Mar Adriatico, dove la complicità di fattori ecologici (bassa profondità del bacino), biologici (inesperienza del gruppo), sociali (tendenza all’aggregazione), insieme ai rilievi tossicologici (alterazione dei sensi e immunodepressione di origine chimica), ha determinato l’impossibilità ad orientarsi e a trovare una via d’uscita.
Il viaggio in Adriatico è durato circa una settimana, durante la quale gli animali non si sono alimentati, aggravando così le proprie condizioni di salute. Fino alla tragica fine.
Rimangono poco chiari i motivi per i quali i capodogli si siano spinti nel Mar Adriatico. Tra i possibili fattori naturali e antropici predisponenti, accaduti nel Mar Ionio da 7 a 20 giorni prima dell’evento, si registrano l’alterazione della temperatura dell’acqua, che può aver causato lo spostamento delle prede (e quindi dei predatori) verso la superficie marina, e un terremoto di magnitudo 5,1 (scala Richter) avvenuto il 26 novembre 2009 nella Fossa Ellenica, area dove vivono e vengono usualmente avvistati i capodogli, tra cui 2 di quelli spiaggiati. Quest’ultimo evento potrebbe aver spinto gli animali verso Adriatico, senza per altro determinarne decesso.
Appare infine improbabile che i sonar correlati alle attività di prospezione sismiche in Adriatico abbiano causato lo spiaggiamento dei capodogli, tuttavia non si esclude che queste emissioni acustiche abbiano rappresentato un potenziale fattore di disturbo e/o di alterazione del comportamento degli animali in seguito spiaggiati.
OggiScienza - È questo il quadro che emerge dalla relazione pubblicata sul sito del Ministero dell’Ambiente, curata del dr. Sandro Mazzariol del Dipartimento di Sanità Pubblica, Patologia Comparata e Igiene Veterinaria dell’Università degli Studi di Padova. Secondo i dati raccolti e analizzati da numerosi gruppi di ricerca e di figure professionali italiani, gli animali spiaggiati si trovavano nel Mar Ionio nel periodo precedente all’accaduto, ad una distanza di almeno 350 km dal punto dello spiaggiamento.
Erano degli adolescenti attorno ai 10 anni di età che avevano appena lasciato i gruppi materni configurandosi in una “bachelor school” cioè un insieme poco strutturato di individui giovani e tendenzialmente inesperti. Si trattava di un’aggregazione recente poichè dati fotografici hanno rivelato che almeno due dei capodogli provenivano dal Mar Ligure, probabilmente a seguito di una migrazione stagionale.
Gli animali non erano del tutto tutto sani in quanto presentavano un’alterazione delle funzioni nervose dovute ad alte concertazione di mercurio nei tessuti, che, per quanto minime, potevano aver ridotto il loro senso di orientamento e della percezione.
Il gruppo di capodogli si è addentrato nel Mar Adriatico, dove la complicità di fattori ecologici (bassa profondità del bacino), biologici (inesperienza del gruppo), sociali (tendenza all’aggregazione), insieme ai rilievi tossicologici (alterazione dei sensi e immunodepressione di origine chimica), ha determinato l’impossibilità ad orientarsi e a trovare una via d’uscita.
Il viaggio in Adriatico è durato circa una settimana, durante la quale gli animali non si sono alimentati, aggravando così le proprie condizioni di salute. Fino alla tragica fine.
Rimangono poco chiari i motivi per i quali i capodogli si siano spinti nel Mar Adriatico. Tra i possibili fattori naturali e antropici predisponenti, accaduti nel Mar Ionio da 7 a 20 giorni prima dell’evento, si registrano l’alterazione della temperatura dell’acqua, che può aver causato lo spostamento delle prede (e quindi dei predatori) verso la superficie marina, e un terremoto di magnitudo 5,1 (scala Richter) avvenuto il 26 novembre 2009 nella Fossa Ellenica, area dove vivono e vengono usualmente avvistati i capodogli, tra cui 2 di quelli spiaggiati. Quest’ultimo evento potrebbe aver spinto gli animali verso Adriatico, senza per altro determinarne decesso.
Appare infine improbabile che i sonar correlati alle attività di prospezione sismiche in Adriatico abbiano causato lo spiaggiamento dei capodogli, tuttavia non si esclude che queste emissioni acustiche abbiano rappresentato un potenziale fattore di disturbo e/o di alterazione del comportamento degli animali in seguito spiaggiati.
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