martedì, luglio 20, 2010
Del nostro collaboratore Stefano Buso

TaccuiniStorici.it - A partire dell’Alto Medioevo cominciò ad aumentare il numero di pellegrini desiderosi di visitare i luoghi santi. Le mete erano Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela. I penitenti muniti di pochi cenci e sparute vettovaglie affrontavano camminate stremanti, talvolta rischiose. Tuttavia, lungo la marcia, l’ospitalità non mancava, e trovare in qualche monastero (o baracca) una scodella di zuppa era evento abbastanza comune…

Nel racconto seguente dove elementi attendibili gareggiano con altri immaginari – si fa riferimento all’itinerario saggiato da Sigerico – arcivescovo di Canterbury (950 – 994 c.a.). Egli documentò con dovizia il suo gravoso tragitto (990 c.a.). Ancor oggi, quando si accenna alla Via Francigena, si ricorda il cammino affrontato dal prelato inglese. La Francigena entrava in Italia attraverso il Gran San Bernardo, oltrepassava la Pianura Padana, poi l'Appennino attraverso la Cisa. Più a sud, seguiva il litorale tirrenico lungo l’antica Aurelia per poi rientrare all'interno, in Toscana. Oltre, sulla via Cassia, costeggiava il lago di Bolsena, quindi Viterbo e finalmente Roma. La Via rappresentava un raggruppamento di arterie medievali di importanza strategica e persino commerciale.

Con un quid di fantasia immaginiamo una confraternita di pellegrini in procinto di partire da Roma, dopo aver trascorso settimane intere a pregare e mondarsi così dei loro peccati terreni. La loro meta è Reims (Francia). Una marcia lunga, tra insidie e spauracchi di ogni genere. La storia, dove personaggi e fatti sono del tutto casuali, è ambientata approssimativamente nel X decimo secolo d.C. Partiti dall’Urbs Aeterna gli erranti dopo giorni di cammino si trovano nell’Appennino emiliano scendendo a valle lungo le sponde tortuose del fiume Taro. A breve dovrebbe delinearsi la grande pianura. L’obiettivo è quello di guadare il Po. Lo sfinimento si fa sentire, come la fame del resto. Da giorni si nutrono in modo frugale con il poco che serbano ancora, e ciò che la Natura magnanima offre: pane secco, frutta del sottobosco, bacche e acqua di torrente. L’ultimo pasto accettabile risale a qualche settimana addietro presso un’Abbazia Benedettina. I monaci, osservatori della Regola di Benedetto da Norcia, hanno offerto in abbondanza pane fresco, vino dolce e una zuppa calda di radici (radices), borragine e pezzi di lardo. Nei pressi di Berceto i pellegrini intravedono una stamberga e chiedono asilo per la notte. Nella capanna vivono dei contadini che seppur in umili condizioni riescono a fornire un ristoro caldo. La cena – servita al crepuscolo – comprende una razione di carne salata tagliata a pezzi, pesce di fiume bollito con acqua, finocchio, erbe selvatiche (herbes) e aglio, castagne lesse e pane abbrustolito da intingere nel sugo di pesce. Si cena con le mani usando povere coppe di legno per bene l’acqua o il vino. Questo vitto seppur morigerato consente agli stremati camminatori di rifocillarsi e riprendere le forze.

A questo punto della cronaca è doveroso esternare una puntualizzazione sul pane. Da sottolineare che pur facendo parte della dieta, non era così importante come nel Basso Medioevo dove invece era considerato un alimento completo (companatico) ideale da intingere nel vino. Di solito, come prassi, il pane veniva impastato e poi cotto ogni dieci - quindici giorni o comunque in relazione al bisogno della famiglia o comunità. Genericamente l’ospitalità nei confronti dei viandanti era sentita, e durante il convivio i padroni di “casa” chiedevano agli ospiti ogni sorta di informazione relativa alla loro esperienza. Oppure notizie di eventi o novità di rilievo. Una specie di radio-giornale del tempo! La sveglia il mattino seguente avviene al canto del gallo. Il sole non è ancora alto. I pavidi pellegrini, dopo una veloce merenda a base di frutta, formaggio, acqua e vino, riprendono la marcia verso il Po. In verità, non sappiamo se riuscirono a oltrepassare le acque del grande fiume. Né se terminarono il loro viaggio. È saggio che questo breve racconto sfoci in un’atmosfera di incertezza. Tuttavia la storia e gli eventi di quel tempo rimangono affascinanti, come ogni impresa tracciata dall’uomo, seppur umili pellegrini che, con fede e tenacia, vinsero fatica pericoli immortalando una della pagine più significative del Medioevo.

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