“La sfida principale dei sacerdoti in un Paese a maggioranza islamica come l’Indonesia è quella di mostrare a tutti che Dio è amore e testimoniare che Dio è misericordia.
Radio Vaticana - In un mondo sempre più globalizzato, esposto alle sfide del secolarismo o del fondamentalismo, il sacerdote ha il compito di aiutare le persone a fare esperienza autentica di Dio nella propria vita, nella verità e nella libertà”: è quanto ha detto all’Agenzia Fides mons. Ignatius Suharyo, arcivescovo coadiutore di Giacarta, a conclusione dell’Anno Sacerdotale. L’arcivescovo ha appena terminato di condurre e predicare un ritiro di quattro giorni con oltre 213 preti provenienti da 23 diocesi indonesiane, fra i quali sacerdoti di 19 differenti Congregazioni religiose presenti nel Paese. Il ritiro è stato organizzato a Giacarta per chiudere l’Anno Sacerdotale, “in comunione con il Santo Padre e con tutta la Chiesa universale, in concomitanza con la Santa Messa celebrata in San Pietro”, sottolinea l’arcivescovo. “Abbiamo riflettuto sul senso del sacerdozio e sulla testimonianza da rendere nella nostra nazione, così plurale e variegata; abbiamo parlato della nostra spiritualità e della necessità di offrire una testimonianza di vita credibile. Il tutto partendo dalla figura del Curato d’Ars e dalla consapevolezza che il primo esempio per noi è Cristo, il primo sacerdote”. L’arcivescovo rimarca che in Indonesia la figura del sacerdote “è generalmente apprezzata e rispettata dalla gente, in quanto egli è visto come uomo di Dio, che mette in contatto con il sacro. Questo nel background culturale indonesiano è molto importante, così i sacerdoti sono persone ascoltate e stimate”. Sui frutti dell’Anno Sacerdotale nel Paese musulmano più popoloso al mondo, mons. Suharyo nota “la crescita e l’approfondimento della comunione fra i sacerdoti in Indonesia e la sensibilizzazione del laicato: i laici hanno pregato e digiunato per la santità dei loro sacerdoti, e questo è stato per noi molto significativo”. Inoltre “molti giovani si sono avvicinati alla figura del sacerdote, hanno chiesto di saperne di più e di sperimentare il cammino di vita sacerdotale: per la Chiesa vi è l’opportunità e il compito di aiutarli a discernere la chiamata e la volontà di Dio nella loro vita”. Si spera, dunque, che l’Anno Sacerdotale possa portare un incremento delle vocazioni per il futuro.
Radio Vaticana - In un mondo sempre più globalizzato, esposto alle sfide del secolarismo o del fondamentalismo, il sacerdote ha il compito di aiutare le persone a fare esperienza autentica di Dio nella propria vita, nella verità e nella libertà”: è quanto ha detto all’Agenzia Fides mons. Ignatius Suharyo, arcivescovo coadiutore di Giacarta, a conclusione dell’Anno Sacerdotale. L’arcivescovo ha appena terminato di condurre e predicare un ritiro di quattro giorni con oltre 213 preti provenienti da 23 diocesi indonesiane, fra i quali sacerdoti di 19 differenti Congregazioni religiose presenti nel Paese. Il ritiro è stato organizzato a Giacarta per chiudere l’Anno Sacerdotale, “in comunione con il Santo Padre e con tutta la Chiesa universale, in concomitanza con la Santa Messa celebrata in San Pietro”, sottolinea l’arcivescovo. “Abbiamo riflettuto sul senso del sacerdozio e sulla testimonianza da rendere nella nostra nazione, così plurale e variegata; abbiamo parlato della nostra spiritualità e della necessità di offrire una testimonianza di vita credibile. Il tutto partendo dalla figura del Curato d’Ars e dalla consapevolezza che il primo esempio per noi è Cristo, il primo sacerdote”. L’arcivescovo rimarca che in Indonesia la figura del sacerdote “è generalmente apprezzata e rispettata dalla gente, in quanto egli è visto come uomo di Dio, che mette in contatto con il sacro. Questo nel background culturale indonesiano è molto importante, così i sacerdoti sono persone ascoltate e stimate”. Sui frutti dell’Anno Sacerdotale nel Paese musulmano più popoloso al mondo, mons. Suharyo nota “la crescita e l’approfondimento della comunione fra i sacerdoti in Indonesia e la sensibilizzazione del laicato: i laici hanno pregato e digiunato per la santità dei loro sacerdoti, e questo è stato per noi molto significativo”. Inoltre “molti giovani si sono avvicinati alla figura del sacerdote, hanno chiesto di saperne di più e di sperimentare il cammino di vita sacerdotale: per la Chiesa vi è l’opportunità e il compito di aiutarli a discernere la chiamata e la volontà di Dio nella loro vita”. Si spera, dunque, che l’Anno Sacerdotale possa portare un incremento delle vocazioni per il futuro.| Tweet |
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