La temperatura delle acque oceaniche nei 300 metri superiori di tutti gli oceani del mondo è aumentata di 0,64 W/m2 (watt su metro quadro) l'anno.
di Pietro Greco
Tra il 1993 e il 2008 c'è stato «un robusto riscaldamento degli strati superiori di tutti gli oceani», sostengono sulla rivista scientifica Nature John M Lyman e un gruppo di suoi collaboratori di una serie di diversi istituti di ricerca, tra cui il Joint Institute for Marine and Atmospheric Research, della University of Hawaii di Manoa, Honolulu e della NOAA. In media in questi tre lustri l'energia termica (il calore) contenuto nelle acque oceaniche nei 300 metri superiori di tutti gli oceani del mondo è aumentato di 0,64 W/m2 (watt su metro quadro) l'anno.
Quella di Lyman e colleghi è una metanalisi, ovvero una revisione di collezioni di dati già esistenti. In primo luogo quello raccolti tra il 2003 e il 2008 al sistema Argo, che ogni dieci giorni rileva la temperatura a varie altezze - dalle acque di superficie fino a 2.000 metri di profondità - in 3.000 punti diversi dislocati negli oceani grazie e termometri collocati a diverse altezze e agganciati ad altrettante boe fisse. Il risultato è un controllo sistematico e coerente del riscaldamento degli oceani.
Sulle base di questi dati, con complesse operazioni matematiche non prive di possibili errori e incertezze, sono stati "corretti" i dati sporadici raccolti tra il 1993 e il 2003 sia da batiscafi sia da navi da trasporto che, nei loro normali percorsi, misuravano la temperatura delle acque attraversate a diverse altezze. Si trattava di dati poco sistematici e poco coerenti che, tuttavia, hanno assunto una maggiore solidità grazie alle "correzioni" apportate da John Lyman e dai suoi colleghi.
Il risultato è che abbiamo più risultati. Per certi versi inattesi. Il primo è che dal 2003 al 2008 c'è un'apparente stabilizzazione della temperatura degli oceani negli ultimi 700 metri (quelli superiori). La stabilizzazione è al massimo relativo del contenuto termico. Tuttavia se si estendono i dati fino al 1993 è possibile verificare un netto aumento del contenuto termico degli oceani: di 0,64 W/m2 l'anno, appunto.
Inoltre è possibile verificare che nelle acque più profonde, al di sotto dei 700 metri fino a 2.000 (limite massimo dei rilevamenti), nel periodo tra il 2003 e il 2008 si è avuto in media in tutti gli oceani un chiaro aumento delle temperature.
Non c'è dubbio, sostengono dunque John Lyman e i suoi colleghi: negli ultimi quindici anni gli oceani hanno subito un robusto incremento del contenuto termico. Tutto questo non è solo un ulteriore e chiaro indicatore che il clima del pianeta Terra sta cambiando. Ma anche della complessità del cambiamento. Alcuni fenomeni sono omogenei: la temperatura aumenta in atmosfera e nelle acque oceaniche. Ma non completamente omogenei. L'incremento di temperatura, per esempio, segue ritmi diversi tra gli strati di superficie e gli strati più profondi dei mari. Così come segue andamenti diversi alla superficie dei continenti nei diversi emisferi a diverse latitudini.
Ma il lavoro di Lyman indica, anche, come lo studio sistematico e, appunto, «robusto» dei cambiamenti climatici a livello globale sia iniziato piuttosto di recente e sia ancora largamente incompleto. Occorre saperne di più. Anche per agire meglio. Solo una maggiore conoscenza rafforza di più la determinazione e l'efficacia della nostra azione di prevenzione e di adattamento ai cambiamenti del clima.
Tra il 1993 e il 2008 c'è stato «un robusto riscaldamento degli strati superiori di tutti gli oceani», sostengono sulla rivista scientifica Nature John M Lyman e un gruppo di suoi collaboratori di una serie di diversi istituti di ricerca, tra cui il Joint Institute for Marine and Atmospheric Research, della University of Hawaii di Manoa, Honolulu e della NOAA. In media in questi tre lustri l'energia termica (il calore) contenuto nelle acque oceaniche nei 300 metri superiori di tutti gli oceani del mondo è aumentato di 0,64 W/m2 (watt su metro quadro) l'anno.
Quella di Lyman e colleghi è una metanalisi, ovvero una revisione di collezioni di dati già esistenti. In primo luogo quello raccolti tra il 2003 e il 2008 al sistema Argo, che ogni dieci giorni rileva la temperatura a varie altezze - dalle acque di superficie fino a 2.000 metri di profondità - in 3.000 punti diversi dislocati negli oceani grazie e termometri collocati a diverse altezze e agganciati ad altrettante boe fisse. Il risultato è un controllo sistematico e coerente del riscaldamento degli oceani.
Sulle base di questi dati, con complesse operazioni matematiche non prive di possibili errori e incertezze, sono stati "corretti" i dati sporadici raccolti tra il 1993 e il 2003 sia da batiscafi sia da navi da trasporto che, nei loro normali percorsi, misuravano la temperatura delle acque attraversate a diverse altezze. Si trattava di dati poco sistematici e poco coerenti che, tuttavia, hanno assunto una maggiore solidità grazie alle "correzioni" apportate da John Lyman e dai suoi colleghi.
Il risultato è che abbiamo più risultati. Per certi versi inattesi. Il primo è che dal 2003 al 2008 c'è un'apparente stabilizzazione della temperatura degli oceani negli ultimi 700 metri (quelli superiori). La stabilizzazione è al massimo relativo del contenuto termico. Tuttavia se si estendono i dati fino al 1993 è possibile verificare un netto aumento del contenuto termico degli oceani: di 0,64 W/m2 l'anno, appunto.
Inoltre è possibile verificare che nelle acque più profonde, al di sotto dei 700 metri fino a 2.000 (limite massimo dei rilevamenti), nel periodo tra il 2003 e il 2008 si è avuto in media in tutti gli oceani un chiaro aumento delle temperature.
Non c'è dubbio, sostengono dunque John Lyman e i suoi colleghi: negli ultimi quindici anni gli oceani hanno subito un robusto incremento del contenuto termico. Tutto questo non è solo un ulteriore e chiaro indicatore che il clima del pianeta Terra sta cambiando. Ma anche della complessità del cambiamento. Alcuni fenomeni sono omogenei: la temperatura aumenta in atmosfera e nelle acque oceaniche. Ma non completamente omogenei. L'incremento di temperatura, per esempio, segue ritmi diversi tra gli strati di superficie e gli strati più profondi dei mari. Così come segue andamenti diversi alla superficie dei continenti nei diversi emisferi a diverse latitudini.
Ma il lavoro di Lyman indica, anche, come lo studio sistematico e, appunto, «robusto» dei cambiamenti climatici a livello globale sia iniziato piuttosto di recente e sia ancora largamente incompleto. Occorre saperne di più. Anche per agire meglio. Solo una maggiore conoscenza rafforza di più la determinazione e l'efficacia della nostra azione di prevenzione e di adattamento ai cambiamenti del clima.
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