lunedì, maggio 31, 2010
del nostro redattore Carlo Mafera

memoria delle cosePennellate delicate sono i racconti di Beatrice Immediata. Sembra di stare davanti a dei quadri impressionisti dipinti ad olio, o meglio ancora, sembra di leggere le poesie di Guido Gozzano o il libro Cuore di De Amicis. Ci troviamo di fronte ad una prosa, quella dei buoni sentimenti ma soprattutto quella ricca dei veri valori cristiani spesso dimenticati dalla nostra società. Ogni capitolo affronta in poche battute un tema diverso. E ogni tema è di grande spessore esistenziale. È bello leggere la prosa di Beatrice Immediata perché sconfina nella poesia, quasi nel verso sublime, arrivando sempre al centro, al cuore del problema. Sorprende piacevolmente che un’autrice laureata in pedagogia e studi di comunicazione di massa, quindi abituata a leggere e scrivere saggi il cui stile aridamente scientifico non lascia spazio al linguaggio dialogico e verbale, sia capace di trascendere la fredda fraseologia razionale tipica dei testi scolastici. L’autrice tratta infatti argomenti psicologici, sociologici e antropologici in modo colloquiale come se si stesse davanti ad un caminetto scoppiettante magari mangiando un pezzo di pane appena sfornato. Sarebbe bello virgolettare tutto il libro “zippandolo”, come si dice oggi, senza commentarlo. È veramente essenziale nelle sue affermazioni e emana una bellezza narrativa difficilmente riscontrabile nei libri di narrativa contemporanea. Ma dovendo scegliere qualche passaggio significativo mi piace estrapolare quello sul tempo (pag. 94) “Noi oggi consegniamo il nostro tempo a una agenda che ne scandisce con diabolica accelerazione le ore frantumandole. Non abbiamo più unità, viviamo il frammento; viviamo una paurosa scomposizione e accelerazione del tempo. “Non ho tempo”: è lo slogan che ripetiamo di continuo, quasi una giaculatoria, ogni volta che qualcuno ci interpella. Urge decelerare questo stato di cose; azionare il freno di emergenza se vogliamo recuperare l’armonia fra tempo e spazio da vivere. Quell’armonia che Dio ci donò in tempi lontani, all’alba dell’umanità, perché la vita fosse vivibile, appagante. E perché favorisse un rapporto d’amore con Lui, l’Invisibile, il tutto Altro, il punto Omega dell’umanità.” E alla fine Beatrice Immediata, nell’ultima pagina del suo racconto riferisce quanto un vecchio missionario dice ad una signora “Gettate sempre dei semi attorno a voi: sarà il seme di un sorriso, un gesto di bontà, di solidarietà… Qualcosa fiorirà anche se non lo vedrete…” Anche per me questo libro è stato un seme che ha portato frutto arricchendomi e confortandomi con le sue giuste e illuminanti parole tese al raggiungimento della speranza che sì, è dentro di noi, ma che va suscitata dalla riflessione pensata e matura come quella di Beatrice. Una riflessione che è stata per me un vero balsamo e mi ha alleviato la fatica di una giornata di lavoro nella sua lettura serotina. Nella “Memoria delle cose” la professoressa Immediata ha la capacità di portare il lettore verso la gioia e la consapevolezza di una Presenza: quella di Dio nella nostra vita.

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