venerdì, maggio 14, 2010
della nostra redattrice Monica Cardarelli

Si è conclusa ieri, presso il Ministero degli Affari Esteri, la Conferenza internazionale “Religioni, culture, diritti umani: un rapporto complesso in evoluzione” dopo una giornata dedicata ai workshop sull’analisi del rispetto dei diritti umani nei vari ambiti. È stata una preziosa occasione di confronto, condivisione e conoscenza reciproca. Al termine è stata letta la dichiarazione finale che ha riassunto le proposte, i progetti e le necessità ravvisate da tutti i partecipanti. Partendo dalla consapevolezza dell’importanza della religione nel vissuto culturale e sociale, si è ricordato il legame tra credo religioso e salvaguardia dei diritti umani riferiti alla persona, alla comunità locale e mondiale. Perché il sentimento religioso supera i confini degli Stati e la libertà religiosa è la base di tutti i diritti. In tale dichiarazione si è auspicato, oltre alla creazione di un organo preposto alla salvaguardia dei diritti umani, che la libertà religiosa sia riconosciuta da parte delle autorità politiche; che ci siano sempre più occasioni di incontri interreligiosi; di poter essere attivi come gruppi religiosi nel territorio in cui si vive. Tutto ciò perché esiste ed è consapevolmente riconosciuto un destino di interdipendenza comune non solo a livello familiare e locale ma mondiale. Non si può prescindere da questo filo immaginario che unisce tutta l’umanità.

Il Ministro Ferrara nel trarre le conclusioni delle giornate di studio, sottolineava il diritto alla diversità come difesa delle particolarità e unicità, in breve della propria identità, auspicando, allo stesso tempo, di trovare quel terreno di intersezione in cui far coincidere le diversità per poter giungere alla ‘fraternità universale’.
Il titolo della Conferenza internazionale racchiudeva già una risposta ed una premessa al lavoro ancora da svolgere: ‘un rapporto complesso in evoluzione’. Tornano alla mente le parole con cui era stato introdotto il convegno e cioè, un ‘viaggio esperienziale’. In un viaggio si è in cammino, in movimento, e non si sa dove e soprattutto quando si arriverà alla meta. Non sappiamo quanto tempo sarà necessario per giungere alla fine del percorso né di quante tappe avremo bisogno. Perché il cammino è di per sé un continuo cambiamento, un’evoluzione. In questo senso anche queste giornate di studio e di incontri hanno rappresentato una tappa nel ‘viaggio’, un’oasi che ci auspichiamo possa dare origine a tante altre oasi come questa, nelle quali fermarsi per ripartire nel cammino verso la fraternità.

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