martedì, gennaio 12, 2010
della nostra corrispondente Monica Cardarelli

La scena spoglia, vuota. Un tappeto di foglie rossastre sul palco. Luci calde che avvolgono o preannunciano di volta in volta sensazioni, emozioni, ricordi, parole… suoni e rumori di una vita lontana rievocata e vissuta qui e ora. Ha inizio la magia del teatro.
Tre attori sul palcoscenico con costumi semplici e rievocativi di un’epoca, di uno stile di vita, di una scelta, quella di Francesco. Con loro si ripercorrono alcuni momenti di questa scelta con spontaneità e leggerezza, con intensità e gioia, con allegria e dolore. Francesco Giullare di Dio ma anche il Francesco delle stimmate. L’intensità della voce del crocefisso di San Damiano che invia Francesco a riparare la chiesa e i suoi compagni che con lui accolgono Chiara nella piccola chiesa della Porziuncola. La vita di San Francesco d’Assisi ha da sempre affascinato e continua ad attrarre folle di giovani e non che ritrovano in questo santo un richiamo particolare. Numerose sono state finora le rappresentazioni musicali e teatrali sulla vita di Francesco. La cosa però che colpisce partecipando al lavoro teatrale “Francesco di terra e di vento” del Teatro Minimo è la grande umanità di quest’uomo, che poi è forse l’aspetto che sentiamo più vicino.

Il testo scritto da Umberto Zanoletti che ne cura anche la regia è un susseguirsi di emozioni e poesia, di sorrisi e calore fraterno, di forti scelte e contraddizioni senza mai cadere nel racconto di una storia ormai conosciuta. Infatti, non è la storia né i fatti che interessavano in questo lavoro. Quello che viene vissuto sulla scena e trasmesso con grande professionalità e allo stesso tempo spontaneità dagli attori Andrea Cereda, Manuel Gregna e Massimiliano Zanellati è un percorso pervaso di umanità.
La regia di Umberto Zanoletti, poi, riesce con immagini sempre nuove e mai ripetute, con ritmi creati da alternanze di voci a volte sovrapposte, con luci e suoni che accompagnano, ad alternare momenti di fraternità a momenti di grande intensità e solitudine.
È questo lo stile proprio del Teatro Minimo, essenziale. “Stupore, diffidenza, sorpresa, passione: questi diversi atteggiamenti hanno contraddistinto la nostra difficile ricerca. Più volte ci siamo trovati di fronte a quest’uomo, alla sua proposta e alla sua sofferenza a chiederci mille perché. Su di lui e su di noi. Abbiamo iniziato a scambiarci alcune perplessità, le stesse degli abitanti di Assisi nel 1200, ma non ci siamo voluti fermare lì. Abbiamo immaginato e capito la paterna disperazione di Bernardone, umiliato e sconfitto in piazza ad Assisi. Con fatica abbiamo immaginato Chiara e Francesco che parlano d’amore, di un amore eterno. Siamo stati alla Verna dove abbiamo calpestato le foglie di faggio secche e abbiamo toccato le pietre fredde e umide dove Francesco dormiva. Abbiamo sentito il vento freddo soffiare di notte, tra i lecci dell’Eremo, che portava l’odore della terra umbra. E abbiamo cercato di capire dove Francesco trovasse i motivi per scrivere il Cantico delle Creature. Abbiamo tentato di immaginare l’uomo, con se stesso, tra gli uomini e qualche volta di fronte a Dio. Spesso ci è sembrato sofferente, e così lo abbiamo raccontato, scoprendo la sua infinita serenità.” Questo si legge nella presentazione al lavoro “Francesco di terra e di vento” del Teatro Minimo. Questo e molto di più arriva allo spettatore, coinvolto in una fluida comunicazione di emozioni.
Il Teatro Minimo ha sede a Ardesio, in provincia di Bergamo ed è diretto da Umberto Zanoletti (www.teatrominimo.it). Numerose le produzioni teatrali che spaziano da proposte per i ragazzi quali “Il gatto con gli stivali” o “L’usignolo e l’imperatore” a lavori come “In nome della madre” (dal racconto di Erri de Luca sull’enorme mistero della maternità), “Novecento” o “Buzzati suite” a letture sceniche come “Le farfalle non vivono qui e “Io ero una stella”, rappresentati in occasione della Giornata della Memoria, e molti altri tra cui “Francesco di terra e di vento” a cui abbiamo avuto la fortuna di assistere.

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