venerdì, gennaio 29, 2010
La proposta di abbassare il limite scolastico è passata alla Camera, ma non piace a presidi e professori

PeaceReporter - Ormai da parecchio tempo in Italia si è scelto di non investire più sulla scuola. Quasi fosse un ambito di scarsa importanza. Ed è su questa scia che si colloca la decisione della Camera di approvare la norma che consentirà di assolvere l'ultimo anno di obbligo scolastico, dai quindici anni in su, attraverso l'apprendistato. Basta scuola, tutti al lavoro, ammesso che questo ci sia. Continui tagli ai bilanci, fughe dei ricercatori all'estero, precarietà dei docenti e un progressivo livellamento verso il basso sono solo alcune delle conseguenze delle diverse “strategie” di governo riservate al sistema scolastico.

Sempre più in difficoltà, la scuola italiana sembra ostile e incapace al rinnovamento. Ogni tentativo di riforma, giusto o sbagliato che sia, viene sistematicamente affossato. Spetta, dunque, alla volontà e all'impegno dei singoli presidi e docenti far funzionare gli istituti e arrangiarsi con le scarse risorse a disposizione. “Sono per l'innalzamento del livello scolastico e non per l'abbassamento”. Ad affermarlo è Domenico Starnone, scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano, che ha messo la propria esperienza di insegnante liceale al centro di molte opere. Celebri i film La scuola e Auguri professore a cui Starnone ha lavorato come sceneggiatore e che tracciano un affresco ironico e grottesco della situazione scolastica italiana. “A partire dagli anni Ottanta – prosegue Starnone – la scuola ha avuto grossi problemi. Le sperimentazioni e i tentativi di rinnovamento intrapresi agli inizi degli anni Sessanta e portati avanti fino alla fine degli anni Settanta sono stati presto dimenticati. Dopo quegli anni di fermento la scuola è stata abbandonata a se stessa. Dietro a questo abbandono c'è una responsabilità politica che pesa tanto sugli schieramenti di destra che su quelli di sinistra. Una riforma seria non è mai stata portata avanti, solo rattoppi”.

La situazione si è così andata aggravando, fino ad arrivare all'era Gelmini. “Quella della Gelmini – afferma Starnone – più che una riforma è un tentativo di restaurazione economica che mira al risparmio, non certo alla qualità. La reintroduzione dei voti, ad esempio, nasconde l'incapacità di effettuare un cambiamento ed è un tornare indietro, più che un guardare avanti”. A fare le spese della deriva e dell'abbandono è soprattutto la scuola pubblica.

Diminuiscono le risorse, ma aumentano i problemi e le sfide da affrontare. Non ultima l'integrazione degli studenti stranieri che richiede un notevole impegno da parte dei professori. “In Italia – conclude Starone – abbiamo sostanzialmente una scuola pubblica, quella privata conta poco. Per lo più quest'ultima è gestita dai religiosi e si traduce in un esamificio per ottenere la licenza di turno. Diversamente da quando accade in Europa o negli Stati Uniti. Qui la scuola pubblica è il luogo del degrado, dove vanno i poveri. Chi vuole un'istruzione serie deve pagare. Per fortuna da noi questa situazione non si è ancora verificata, ma ci stiamo avvicinando. Il degrado e l'abbandono della scuola pubblica a cui assistiamo sono funzionali alla nascita della scuola privata nel senso statunitense”.

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