Nei prossimi mesi oltre 400mila persone della baraccopoli di Laguna Lake, a Manila, rischiano di restare senza un tetto. Per evitare future inondazioni, il governo vuole demolire tutte le costruzioni abusive presenti nell’area.
Radio Vaticana - Ciò senza trovare una reale soluzione alternativa per i suoi abitanti. “Non demolite le case dei poveri senza un adeguato piano di trasferimento - afferma in una lettera pastorale il cardinale Gaudenzio Rosales, arcivescovo di Manila - non si possono incolpare i poveri delle inondazioni che hanno colpito la città, che sono frutto della continua costruzione di miniere nelle montagne e della gestione irresponsabile dei rifiuti”. Il porporato aggiunge che “per trasferire i poveri e riqualificare la città la priorità è dare un lavoro a questa gente. “Il problema delle baraccopoli – continua - non è dovuto alla mancanza di case, ma di lavoro”. Il trasferimento dei residenti in altre aree della città, non collegate con il centro, colpisce oltre ai poveri anche la classe media, quali insegnanti, tassisti, colf e poliziotti, che saranno costretti ad abbandonare la loro occupazione. La città di Manila ha 11,5 milioni di abitanti, di questi oltre 4milioni vivono in baracche costruite sotto i ponti, nelle discariche e nelle aree libere da edifici. Nel 2002 il governo ha destinato alcuni ettari di terreno per la costruzione di nuovi quartieri situati nell’estrema periferia di Manila. Essi distano però anche 100 km dalla capitale e a tutt’oggi non esistono strade di collegamento. Nei nuovi quartieri non c’è lavoro e gli abitanti si rifiutano di abbandonare le loro abitazioni di fortuna e preferiscono vivere nella spazzatura. Le recenti inondazioni causate dai tifoni Ketsana e Parma hanno aumentato a dismisura il problema. Secondo le autorità le costruzioni abusive avrebbero bloccato il deflusso delle acque, allagando l’80% dell’area urbana e provocando oltre 500 morti e 1,3 milioni di sfollati. Ciò ha spinto il governo a velocizzare le demolizioni e il trasferimento forzato della popolazione. “Senza di loro la città non può andare avanti - afferma ancora il cardinale Rosales – è inutile dare ai poveri e alla classe media terreni inutilizzabili e tenere invece quelli utili per creare centri commerciali di lusso o campi da golf”. Per il porporato occorre realizzare una nuova divisione delle terre che tenga conto delle necessità dei più poveri. Egli invita il governo ad alzare le tasse sulle proprietà improduttive, spesso oggetto di speculazione, e a vietare la costruzione di industrie in aree residenziali. Egli aggiunge che “solo quando la società è attenta ai bisogni dei più piccoli essa potrà raggiungere in futuro un reale e definitivo sviluppo”. La Chiesa è da anni attenta al problema delle baraccopoli. Caritas e organizzazioni cattoliche finanziano da anni progetti per la costruzione di case a basso costo, con particolare attenzione alle esigenze lavorative della popolazione. Finora sono state realizzate oltre 1000 abitazioni. Proprio ieri il governo ha annunciato la futura donazione di 1500 ettari di terreno edificabile, destinati alla costruzione di abitazioni per impiegati statali e per la popolazione alluvionata. (R.P.)
Radio Vaticana - Ciò senza trovare una reale soluzione alternativa per i suoi abitanti. “Non demolite le case dei poveri senza un adeguato piano di trasferimento - afferma in una lettera pastorale il cardinale Gaudenzio Rosales, arcivescovo di Manila - non si possono incolpare i poveri delle inondazioni che hanno colpito la città, che sono frutto della continua costruzione di miniere nelle montagne e della gestione irresponsabile dei rifiuti”. Il porporato aggiunge che “per trasferire i poveri e riqualificare la città la priorità è dare un lavoro a questa gente. “Il problema delle baraccopoli – continua - non è dovuto alla mancanza di case, ma di lavoro”. Il trasferimento dei residenti in altre aree della città, non collegate con il centro, colpisce oltre ai poveri anche la classe media, quali insegnanti, tassisti, colf e poliziotti, che saranno costretti ad abbandonare la loro occupazione. La città di Manila ha 11,5 milioni di abitanti, di questi oltre 4milioni vivono in baracche costruite sotto i ponti, nelle discariche e nelle aree libere da edifici. Nel 2002 il governo ha destinato alcuni ettari di terreno per la costruzione di nuovi quartieri situati nell’estrema periferia di Manila. Essi distano però anche 100 km dalla capitale e a tutt’oggi non esistono strade di collegamento. Nei nuovi quartieri non c’è lavoro e gli abitanti si rifiutano di abbandonare le loro abitazioni di fortuna e preferiscono vivere nella spazzatura. Le recenti inondazioni causate dai tifoni Ketsana e Parma hanno aumentato a dismisura il problema. Secondo le autorità le costruzioni abusive avrebbero bloccato il deflusso delle acque, allagando l’80% dell’area urbana e provocando oltre 500 morti e 1,3 milioni di sfollati. Ciò ha spinto il governo a velocizzare le demolizioni e il trasferimento forzato della popolazione. “Senza di loro la città non può andare avanti - afferma ancora il cardinale Rosales – è inutile dare ai poveri e alla classe media terreni inutilizzabili e tenere invece quelli utili per creare centri commerciali di lusso o campi da golf”. Per il porporato occorre realizzare una nuova divisione delle terre che tenga conto delle necessità dei più poveri. Egli invita il governo ad alzare le tasse sulle proprietà improduttive, spesso oggetto di speculazione, e a vietare la costruzione di industrie in aree residenziali. Egli aggiunge che “solo quando la società è attenta ai bisogni dei più piccoli essa potrà raggiungere in futuro un reale e definitivo sviluppo”. La Chiesa è da anni attenta al problema delle baraccopoli. Caritas e organizzazioni cattoliche finanziano da anni progetti per la costruzione di case a basso costo, con particolare attenzione alle esigenze lavorative della popolazione. Finora sono state realizzate oltre 1000 abitazioni. Proprio ieri il governo ha annunciato la futura donazione di 1500 ettari di terreno edificabile, destinati alla costruzione di abitazioni per impiegati statali e per la popolazione alluvionata. (R.P.)| Tweet |
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