Centinaia di persone sono avvelenate dai metalli pesanti scaricati in acqua e suolo. I terreni inadatti all’agricoltura per almeno 60 anni. Le autorità predicano la calma, ma i residenti hanno perso tutto e chiedono immediate cure e un sostentamento per vivere.
Pechino, Cina (AsiaNews/Agenzie) – Si allarga la protesta nei villaggi intorno la città di Liuyang (Hunan), dove persone e campi sono stati avvelenati da cadmio, indio e altri metalli pesanti che la ditta chimica Changsha Xianghe ha scaricato nell’ambiente senza controlli. Le autorità ripetono che è fondamentale mantenere l’ordine, ma molti dicono che la questione è diventata un vero test nazionale sulla credibilità di chi è al potere. Il 1° agosto è stata annunciata la “sospensione” di Chen Wenbo, capo dell’Ufficio di protezione ambientale di Liuyang, e del suo vice. L’agenzia statale Xinhua ha comunicato l’arresto di Luo Xiangping, proprietario dell’impianto.
Decine di funzionari sono andati nei 3 villaggi più colpiti chiedendo di non fare altre proteste pubbliche e promettendo cure mediche gratuite e un possibile indennizzo. Ma i residenti sono di nuovo scesi in strada, nonostante la minaccia di repressioni. Protestano che almeno 5 persone sono morte per avvelenamento da metalli e centinaia sono malate; che questo avvelenamento è incurabile; che sono contaminati e inadatti all’agricoltura tutti i campi della zona, unica loro fonte di sostentamento. I 4mila abitanti di Shuangqiao dicono che le loro terre saranno avvelenate per almeno 60 anni e chiedono fatti concreti e immediati: cure mediche e nuova terra da coltivare.
Finora il governo ha fatto visite mediche gratuite solo per le 2888 persone che vivono nel raggio di 1,2 chilometri dalla fabbrica: 509 sono risultate avvelenate per cadmio e indio, 33 sono state subito ricoverate in ospedale. Ma l’inquinamento di terra e acqua è diffuso ben oltre questo perimetro.
Queste sostanze sono cancerogene, il cadmio danneggia fegato, polmoni, reni, cervello, ossa, sistema nervoso e immunologico.
I residenti ricordano che già 3 anni fa hanno fatto una protesta formale contro la fabbrica, aperta nel 2004 per produrre solfato di zinco, che per anni ha scaricato i rifiuti liquidi e solidi senza depurarli ed è stata chiusa solo il mese scorso dopo che lo scandalo è emerso.
Il governo locale dice che ha pagato a circa 12mila persone della zona un sussidio quotidiano tra gli 8 e i 12 yuan (tra 80 centesimi e 1,2 euro circa), ma che il sussidio termina oggi.
Alcuni residenti dicono che nemmeno queste somme risultano arrivate sui loro conti bancari. Uno di loro chiede: “Cosa possiamo fare, se non protestare?”
Pechino, Cina (AsiaNews/Agenzie) – Si allarga la protesta nei villaggi intorno la città di Liuyang (Hunan), dove persone e campi sono stati avvelenati da cadmio, indio e altri metalli pesanti che la ditta chimica Changsha Xianghe ha scaricato nell’ambiente senza controlli. Le autorità ripetono che è fondamentale mantenere l’ordine, ma molti dicono che la questione è diventata un vero test nazionale sulla credibilità di chi è al potere. Il 1° agosto è stata annunciata la “sospensione” di Chen Wenbo, capo dell’Ufficio di protezione ambientale di Liuyang, e del suo vice. L’agenzia statale Xinhua ha comunicato l’arresto di Luo Xiangping, proprietario dell’impianto.Decine di funzionari sono andati nei 3 villaggi più colpiti chiedendo di non fare altre proteste pubbliche e promettendo cure mediche gratuite e un possibile indennizzo. Ma i residenti sono di nuovo scesi in strada, nonostante la minaccia di repressioni. Protestano che almeno 5 persone sono morte per avvelenamento da metalli e centinaia sono malate; che questo avvelenamento è incurabile; che sono contaminati e inadatti all’agricoltura tutti i campi della zona, unica loro fonte di sostentamento. I 4mila abitanti di Shuangqiao dicono che le loro terre saranno avvelenate per almeno 60 anni e chiedono fatti concreti e immediati: cure mediche e nuova terra da coltivare.
Finora il governo ha fatto visite mediche gratuite solo per le 2888 persone che vivono nel raggio di 1,2 chilometri dalla fabbrica: 509 sono risultate avvelenate per cadmio e indio, 33 sono state subito ricoverate in ospedale. Ma l’inquinamento di terra e acqua è diffuso ben oltre questo perimetro.
Queste sostanze sono cancerogene, il cadmio danneggia fegato, polmoni, reni, cervello, ossa, sistema nervoso e immunologico.
I residenti ricordano che già 3 anni fa hanno fatto una protesta formale contro la fabbrica, aperta nel 2004 per produrre solfato di zinco, che per anni ha scaricato i rifiuti liquidi e solidi senza depurarli ed è stata chiusa solo il mese scorso dopo che lo scandalo è emerso.
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Alcuni residenti dicono che nemmeno queste somme risultano arrivate sui loro conti bancari. Uno di loro chiede: “Cosa possiamo fare, se non protestare?”
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