domenica, agosto 02, 2009
Il tribunale di Kandhamal, città dello stato indiano dell'Orissa, ha prosciolto 16 fondamentalisti indù che - secondo le accuse - nell’agosto 2008, presero parte agli attacchi contro la comunità cristiana che causarono 40 vittime secondo il governo e oltre 100 secondo altre fonti.

Radio Vaticana - Erano stati arrestati con l’accusa di omicidio, possesso di armi e altri reati. Con le sentenze di stamani, si torna dunque al punto di partenza: per i pogrom anti-cristiani che dall’agosto al febbraio scorsi hanno distrutto oltre 300 villaggi, quasi 5000 case e circa 250 chiese, è stata emessa una sola condanna. In carcere per 4 anni è finito un uomo accusato di aver appiccato un incendio. Le violenze, lo ricordiamo scoppiarono lo scorso 23 agosto, all’indomani dell’assassinio del leader estremista indù Laxamananda, omicidio imputato dai suoi seguaci ai cristiani. La rappresaglia costrinse 50 mila persone alla fuga - molte sono ancora rifugiate nelle foreste - e si accanì anche contro religiosi e religiose, con stupri e violenze di ogni genere. Nei mesi successivi esponenti del Partito comunista-maoista, fuorilegge, si sono costituiti, confessando l’omicidio del leader indù, ma l’odio anticristiano in Orissa e in altre zone dell’India non si è fermato, come dimostra l’omicidio di padre James Mukalel, missionario nello Stato del Karnataka, avvenuto lo scorso 30 luglio.
La Chiesa, intanto, porta avanti iniziative di riconciliazione e si prepara a celebrare, il prossimo 23 agosto la Giornata per la Pace e l’Armonia, mentre domani, nella diocesi di Belthangady, si apre il Congresso missionario per promuovere la testimonianza dell'amore cristiano anche nella persecuzione. (A cura di Silvia Gusmano)- ascolta.


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