mercoledì, giugno 03, 2009
“Nella prima settimana sono arrivati più di cento pazienti, soprattutto con ferite infette, bambini colpiti da gravi infezioni respiratorie e disidratati a causa della diarrea.

Agenzia Misna - Le attuali restrizioni all’accesso ai campi stanno limitando e rallentando la nostra capacità di rispondere ai bisogni medici tra gli sfollati”: Severine Ramon, coordinatore dell’ospedale da campo di Medici senza frontiere (Msf) a Vavuniya, sottolinea l’alto numero dei feriti in attesa di cure tra gli ultimi sfollati arrivati due settimane fa l’ultima e definitiva battaglia Mullavaikal tra esercito e ribelli delle ‘Tigri per la liberazione tamil’ (Ltte). L’organizzazione umanitaria ha predisposto un campo medico nei pressi della ‘Manik Farm’, il più grande capo profughi allestito nel distretto di Vavunyia; Ramon precisa che l’ospedale di Vavuniya, dove ‘Msf’ ha inviato medici a sostegno dei dottori locali, ha almeno un numero di pazienti tre volte superiore ai 450 posti letto disponibili. Secondo dati dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari (Ocha) i feriti attualmente in cinque ospedali sono complessivamente 2317; il bilancio non include le molte centinaia di feriti fuori da queste strutture. Sono 280.560 gli sfollati tamil, di cui quasi 261.000 nei 25 campi provvisori di Vavuniya, oltre 11.000 nelle 11 strutture nel distretto di Jaffna, quasi 6700 nei due campi nel distretto di Trincomalee e 398 nel distretto di Mannar. Resta ancora molto limitato l’accesso degli operatori umanitari nei campi profughi, dove continuano le operazioni di identificazioni di possibili ex guerriglieri tra i civili, minori inclusi, pratica che ha sollevato le preoccupazioni delle organizzazioni per i diritti umani. Ci sarebbero stati comunque alcuni passi avanti nell’assistenza ai profughi poiché, riferisce in un comunicato dell’Alto commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), sono stati fatte uscire dai campi le persone con bisogni particolari, come anziani e donne in stato di gravidanza, e si sta procedendo al ricongiungimento delle famiglie. L’Unhcr ha sollecitato il governo a predisporre al più presto il rientro dei profughi nella regione di Vanni, ovvero di garantire le condizioni per il ritorno in termini di sicurezza, sminamento, ricostruzione di case e infrastrutture.




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