giovedì, giugno 04, 2009
del nostro redattore Carlo Mafera

Marta Brancatisano, direttore del Master “Amore, Famiglia, Educazione” presso l’istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apolinnare, ha tenuto l’undicesima lezione – conferenza del corso di aggiornamento per giornalisti all’Università della Santa Croce, venerdì 29 maggio sul tema: Amore, Sessualità e genere. La prof.ssa Brancatisano ha esordito affermando che il ’68 è stata una data spartiacque per quanto riguarda la relazione di coppia. Il movimento dei diritti della donna rimise in discussione il tipico ruolo che questa aveva nell’ambito del matrimonio e della procreazione. Infatti ha precisato che “la trasmissione della vita sembra assumere una posizione inedita rispetto al passato ( il '68 e i millenni precedenti ), staccandosi dallo stabile alveo della relazione familiare per inserirsi nella sfera delle opzioni dell'individuo - la donna - grazie anche alle nuove frontiere della tecnologia biologica. Marta Brancatisano ha parlato di una cultura della contraccezione favorita dall’immissione nel circuito economico di un metodo anticoncezionale. Ciò ha avuto le sue cause nel cambiamento di mentalità nei confronti della relazione uomo – donna, già dalla metà del ‘900 che ha tracimato poi anche riguardo alla funzione procreativa. “La separazione della capacità generativa dall’amore coniugale ha causato in pochi decenni una contrazione della natalità …. E tuttavia ritengo – ha detto la Brancatisano - pur essendo l'esito più evidente, non è il nucleo della questione, ma solo un suo aspetto.” A questo punto la Chiesa Cattolica ha dovuto affrontare il problema con l’enciclica Humanae Vitae. Questa fu percepita dai cattolici come restrittiva e ostica al punto da suscitare lo scisma silenzioso “ovvero l'allontanamento di fatto di larga parte di fedeli dai dettami del Magistero riguardo al matrimonio e al significato stesso della sessualità.” Ma con la enciclica Mulieris Dignitatem, arrivata dopo vent’anni, la Chiesa completa il discorso di Humanae Vitae cercando di rendere più comprensibili le sue indicazioni. La prof.ssa Brancatisano ha ben messo in evidenza che “l'inserimento di Humanae Vitae nella prospettiva aperta da Mulieris Dignitatem consente di cogliere l'intima connessione tra procreazione e struttura antropologica espressa dalla relazione tra uomo e donna. Consente cioè di cogliere l'imprescindibile identificazione di amore e vita con il risultato di liberare la tematica del matrimonio, dell'amore umano, della sessualità dai vincoli un'etica estrinseca o normativistica attraverso l'acquisizione dell' identità dell 'essere umano.” “Infatti – ha continuato la relatrice – da Genesi sappiamo che ogni atto creativo era segnato dall’approvazione divina ….” E vide che era cosa buona” Soltanto di fronte all'uomo questa ondata di compiacimento divino si infrange contro uno scoglio: "non è bene che l'uomo sia solo". Sorprendente sottolineatura dettata all'autore ispirato perché fosse per sempre chiaro e inoppugnabile che la solitudine ontologica e strutturale è ostacolo all'umanità.”

E così ha proseguito la prof.ssa Marta Brancatisano “Tutta l'azione creativa si compie dunque con l'avvento della donna e con l'unione tra uomo e donna, status che viene a indicare il momento in cui si compie l'umanità.” Quindi si passa dallo stato di solitudine allo stato di aiuto. Questa dimensione è una dimensione costitutiva voluta dal Dio creatore e cioè ontologica. La relazione uomo – donna serve all’essere umano per essere compiuto. “Una caro” (una carne sola) esprime unità e corporeità. L’importanza del corpo, la sua immensa sacralità è stata più volte sottolineata dalla professoressa : “bisogna richiamare la scena della formazione dell'uomo con polvere del suolo e alito di vita, e ricordare che solo nel momento in cui i due elementi si uniscono l'uomo diviene un essere vivente. La costituzione dell'essere umano risulta quindi composta ma unitaria, perché la vita si produce grazie all'unione della materia con lo spirito: un'unione che genera un essere in cui la materia è spiritualizzata e lo spirito è incarnato. Gn 1,26, Gn 2,18 e Mt 19 sono i riferimenti biblici significativi che la relatrice ha citato durante la lezione – conferenza. E da questi prende spunto l’enciclica Mulieris Dignitatem . Ciò prelude alla definitiva autorivelazione di Dio uno e trino – ha detto la Brancatisano - unità vivente nella comunione del Padre del Figlio e dello Spirito Santo"). Come nella descrizione operata dal simbolo Quiqumque si accostano i concetti di unità e individualità delle tre Persone divine in modo che l'una sia al tempo stesso condizione e conferma dell'altra, anche nella relazione d'amore umano non c'è confusione di identità nell'unione, ma è l'unione che genera identità. L'unione tra uomo e donna, il loro specifico modo di essere insieme - una caro, la coppia - è segno e fonte di vita per i due soggetti. E' il noi che genera l'io nella sua forma compiuta.” Ciò che Giovanni Paolo II ha ribadito nella Mulieris Dignitatem è stato il carattere ontologico della differenza sessuale, infatti l’insigne studiosa ha proseguito nella sua relazione ….. “Questo salto di dimensione - da funzione predisposta per la produzione di un effetto ( quello procreativo) a elemento costitutivo della persona - mentre sancisce la complementarietà come condizione per la pienezza di umanità, afferma che femminilità e mascolinità sono due modi di essere "essere umano", pensati dal Creatore per l'unione e fondati su una differenza stimolatrice di essere. Non si tratta di completare un'essenza divisa (come nella visione dualistica di Platone) ma di unire due esseri che all'accostamento delle rispettive diversità ricevono impulso per una crescita personale: un aumento dell'essere, ciascuno secondo la propria identità. E' peraltro esperienza umana universale che nell'unione d'amore fatta di accettazione piena, stupore gioioso, donazione totale, l'uomo si fa uomo (conosce/mette a fuoco la propria mascolinità ) e la donna si fa donna (idem). Da questo status di pienezza si sprigiona energia vitale che inonda la coppia e dalla coppia si riversa all'esterno: sia producendo una nuova vita che rafforzando nella vita le relazioni circostanti (secondo la dinamica che da sempre individua nella famiglia la base della società). Essere uomo e essere donna è dunque una diversa postura dell'essere umano nello stare al mondo: sulla stessa base costitutiva di corpo, spirito, intelligenza, volontà e libertà, sono due modi di conoscere, di amare, di rapportarsi al resto del creato, cose e persone.”

Ma purtroppo di fronte a questo meraviglioso disegno voluto dal creatore si è inserito il peccato originale. “ Secondo il racconto di Genesi – ha detto la prof.ssa Brancatisano - Dio presenta tutta la creazione all'uomo, e in certo qual modo gli presenta anche sé stesso quando rivela alla sua creatura che Egli somiglia a lui, uomo e donna , e che sa qualcosa che l'uomo non può concepire ( l'inizio del bene e del male ) e fa qualcosa propria a Lui solo, creare. Da questa realtà l'essere umano sceglie di separarsi e provoca - di conseguenza, per riflesso di somiglianza - la rottura di unità con l'altro e con sé stesso, con particolare evidenza per quegli elementi che in lui sono direttamente preposti alla relazione; quelli che la testimoniano e che la realizzano ( cfr. nudità e vergogna.Gn.3,10).

La sessualità viene ad essere il carattere della differenza e al tempo stesso il senso e la causa dell' "essere in due per essere insieme": si configura come porta della relazione, come diffusore verso tutte le facoltà di unione vivificante o di separazione distruttiva(purtroppo). E ancora – sottolinea la Brancatisano – la disobbedienza del peccato ha creato un deterioramento non solo della coppia ma dell’intero mondo circostante che son sarà più l’Eden. E infatti, con l’introduzione del peccato si arriva alla disunione : “la differenza espressa nella sessualità, che nel disegno divino era pensata per l'unione e quindi per l'amore e per la vita, diventa topos di contrastanti possibilità e di incerti esiti. La differenza diverrà contrasto, l'aiuto sopraffazione e la vita dolore. L'armonia dei due esseri si incrina proprio nel cardine della loro struttura relazionale: la sessualità, intesa come differenza e come porta dell'unione.”

Fortunatamente c’è un superamento della situazione di peccato perché vi è una parte della struttura umana che rimane valida e che consente di orientarsi all’amore come ad una realtà e non come ad una ingenua utopia. Vi è una vocazione all’amore che rimane costante grazie al sostegno che ci da Dio stesso nella persona della Spirito Santo. Ma per realizzare questa naturale tensione all’amore “c'è bisogno di un atto di fede in Dio ( credere in questo disegno creativo ) e di un atto di fede nell'altro: colui/colei che si sceglie come compagno/a per la vita. Un atto di fede che consente di uscire da sé - dalle proprie certezze, dai propri orizzonti - per donarsi all'altro totalmente. La definitiva totalità del dono richiede un salto al di sopra delle capacità umane, per accettare e fronteggiare il terrore di perdersi.”

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