Crisi economica e frequenti casi di corruzione segnano la svolta nell’emirato. L’ala fondamentalista perde consensi. Alla tornata elettorale ha partecipato solo il 10% della popolazione, gli stranieri e i discendenti non possono votare. La popolazione chiede “stabilità” e politiche finanziarie efficaci.
Kuwait City (AsiaNews/Agenzie) – Quattro donne ottengono un seggio in parlamento; battuta d’arresto dell’ala fondamentalista islamica, che perde consensi nel Paese; l’elettorato che manifesta il desiderio di stabilità politica e una linea economica incisiva, capace di garantire governabilità (tre elezioni e cinque governi negli ultimi tre anni) e di superare la crisi finanziaria mondiale. È quanto emerso dai risultati del voto per il rinnovo del parlamento, che si è tenuto sabato 16 maggio in Kuwait.
Il diritto di voto alle donne è stato introdotto nel 2005 ma, sinora, nessuna rappresentate femminile era riuscita a ottenere un posto nell’aula. L’elezione di quattro donne al Majlis al-Umma (Assemblea Nazionale) segna una svolta ulteriore: “è una vittoria per le donne del Kuwait ed è una vittoria per la democrazia del Kuwait” ha dichiarato la neo-eletta Aseel al-Awadi (nella foto). Le quattro neo-parlamentari sono: Massouma al-Mubarak, professoressa universitaria e prima donna a essere nominata ministro nel 2005; Rola Dashti, attivista per i diritti umani e la democrazia, tra le 20 donne più influenti del mondo arabo secondo la classifica stilata dal Financial Times nel 2008; Aseel al-Awadhi, professoressa di filosofia alla Kuwait University, eletta fra i candidati indipendenti; Salwa al-Jassar, attivista per i diritti delle donne e presidente della Ong Women’s Empowerment Center.
L’emirato del Kuwait è retto da una monarchia costituzionale, il trono è ereditario, l’emiro nomina il primo ministro, decide quando sciogliere le camere; la linea politica rimane di orientamento conservatore. Il primo parlamento è stato eletto nel 1963, due anni dopo la dichiarazione di indipendenza dal Regno Unito, raggiunta il 19 giugno 1961. L’emirato, prima nazione araba a dotarsi di una costituzione nel 1962, è però contraddistinto da un’estrema instabilità politica che, di fatto, ha frenato lo sviluppo economico; il Kuwait è il quarto esportatore mondiale di oro nero (i cui proventi rappresentano il 90% delle entrate), ma i frequenti casi di corruzione e lo scontro frontale fra parlamento e governo ha creato periodi di impasse politica. L’ultima crisi di governo risale al marzo scorso, quando il parlamento ha posto la sfiducia al premier – un nipote dell’emiro – per irregolarità fiscali e perché incapace di elaborare un piano di ripresa economico efficace per superare la crisi finanziaria. (continua a leggere)
Kuwait City (AsiaNews/Agenzie) – Quattro donne ottengono un seggio in parlamento; battuta d’arresto dell’ala fondamentalista islamica, che perde consensi nel Paese; l’elettorato che manifesta il desiderio di stabilità politica e una linea economica incisiva, capace di garantire governabilità (tre elezioni e cinque governi negli ultimi tre anni) e di superare la crisi finanziaria mondiale. È quanto emerso dai risultati del voto per il rinnovo del parlamento, che si è tenuto sabato 16 maggio in Kuwait.Il diritto di voto alle donne è stato introdotto nel 2005 ma, sinora, nessuna rappresentate femminile era riuscita a ottenere un posto nell’aula. L’elezione di quattro donne al Majlis al-Umma (Assemblea Nazionale) segna una svolta ulteriore: “è una vittoria per le donne del Kuwait ed è una vittoria per la democrazia del Kuwait” ha dichiarato la neo-eletta Aseel al-Awadi (nella foto). Le quattro neo-parlamentari sono: Massouma al-Mubarak, professoressa universitaria e prima donna a essere nominata ministro nel 2005; Rola Dashti, attivista per i diritti umani e la democrazia, tra le 20 donne più influenti del mondo arabo secondo la classifica stilata dal Financial Times nel 2008; Aseel al-Awadhi, professoressa di filosofia alla Kuwait University, eletta fra i candidati indipendenti; Salwa al-Jassar, attivista per i diritti delle donne e presidente della Ong Women’s Empowerment Center.
L’emirato del Kuwait è retto da una monarchia costituzionale, il trono è ereditario, l’emiro nomina il primo ministro, decide quando sciogliere le camere; la linea politica rimane di orientamento conservatore. Il primo parlamento è stato eletto nel 1963, due anni dopo la dichiarazione di indipendenza dal Regno Unito, raggiunta il 19 giugno 1961. L’emirato, prima nazione araba a dotarsi di una costituzione nel 1962, è però contraddistinto da un’estrema instabilità politica che, di fatto, ha frenato lo sviluppo economico; il Kuwait è il quarto esportatore mondiale di oro nero (i cui proventi rappresentano il 90% delle entrate), ma i frequenti casi di corruzione e lo scontro frontale fra parlamento e governo ha creato periodi di impasse politica. L’ultima crisi di governo risale al marzo scorso, quando il parlamento ha posto la sfiducia al premier – un nipote dell’emiro – per irregolarità fiscali e perché incapace di elaborare un piano di ripresa economico efficace per superare la crisi finanziaria. (continua a leggere)
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