giovedì, maggio 07, 2009
Tra il 2007 e il 2008, sono state le operazioni Histonium e Histonium 2 a dare la misura del fenomeno. Incendi, attentati dinamitardi, infiltrazioni nell’economia del Vastese, ma non solo.

Liberainformazione.it - I dati parlano chiaro: pagano il pizzo 2mila commercianti, il 10% del totale. Una quota molto minore rispetto al Sud. Ma l’Abruzzo ha una percentuale pari a quella del Lazio, e le due regioni dell’Italia Centrale seguono alle sole realtà a occupazione mafiosa. Nel triangolo Pescara, Chieti, Vasto il racket è sistematico, anche se a macchia di leopardo e in alcune attività specifiche (edilizia, ristorazione, locali). Altro nodo nevralgico quello dell’usura. Pescara è la prima città usurata d’Italia in base a tutti gli indicatori statistici, mentre peggiora notevolmente la situazione di L’Aquila. E si tratta di usura mafiosa.
Le stime parlano di 48oo imprenditori caduti nelle mani degli strozzini, ben il 22% degli attivi, livelli simili a quelli delle regioni meridionali. Sono le famiglie rom a prestare i soldi a strozzo. Una pratica antica nella regione, che oggi i clan “zingari” esportano anche in altre regioni dell’Italia centrale. E anche le reti usuraie della Capitale (famiglie Rom, banda della Magliana, organizzazioni collegate alle mafie meridionali) sono attive in Abruzzo.

La morsa del racket

Tra il 2007 e il 2008, sono state le operazioni Histonium e Histonium 2 a dare la misura del fenomeno. Incendi, attentati dinamitardi, minacce, infiltrazioni nell’economia del Vastese, ma non solo. Ad agire una ‘ndrina guidata dal calabrese Michele Pasqualone (da anni residente in Abruzzo, dove è stato destinato al soggiorno obbligato), attiva anche in Lombardia. Pasqualone comandava dal carcere, grazie a complicità nell’istituto penitenziario. Secondo gli inquirenti, il denaro ricavato veniva reinvestito nell’usura, ma anche nell’edilizia, con il tentativo di controllo del mercato del calcestruzzo. L’inchiesta è rivelatrice del meccanismo di colonizzazione mafiosa: piccoli nuclei criminali mettono le tende in un nuovo territorio (con le emigrazioni, ma anche a causa della pratica dei soggiorni obbligati), col tempo si strutturano, si estendono, si rendono autonomi, fino a sviluppare legami con la criminalità locale e con altre organizzazioni simili (facevano parte del gruppo Pasqualone anche vastesi, campani e pugliesi). Un’azione criminale che inevitabilmente infiltra il mondo produttivo e le amministrazioni del territorio (nell’inchiesta sono stati coinvolti anche imprenditori della zona).

La capitale dello strozzo

Secondo i dati del Cnel, Pescara è la più colpita d’Italia, la provincia più a rischio dopo quelle di Messina e Siracusa. Mentre gli indicatori statitici rilevano una debolezza economica pericolosa a Teramo, ma soprattutto nella provincia di L’Aquila. La Confesercenti rileva la pratica dell’usura in trasferta: nei piccoli centri, per evitare pettegolezzi, si preferisce cercare un po’ d’ossigeno chiedendo prestiti a Roma. E conferma l’esposizione di Pescara, L’Aquila, ma anche Chieti, in base agli indicatori statistico-penali. Una pratica diffusissima, a volte anche da cittadini al di sopra di ogni sospetto. In un’indagine è stato anche un carabiniere di Lanciano, accusato di usura ed estorsione ai danni di alcuni imprenditori della Val di Sangro (interessi fino al 20% mensile). La cartina al tornasole. Estorsioni e strozzo sono le attività primordiali, addirittura precedono l’esistenza stessa delle mafie in quanto tali. Ma il pizzo e l’usura sono i sintomi dell’esposizione di una società al condizionamento mafioso. Il controllo del territorio e l’assoggettamento dell’economia locale sono le pratiche che le cosche mafiose portano avanti per affermarsi prima ancora che per finanziarsi. E l’usura è un metodo da “entrismo” oltre che un ottimo reinvestimento del denaro accumulato. Prestando i soldi alle aziende in difficoltà, le mafie hanno spesso l’opportunità di rilevarle. E di inondare silenziosamente l’economia di capitali sporchi. Ecco che i dati ci restituiscono l’immagine di una regione nella quale le mafie sono, nella più ottimistica delle analisi, dei pericoli che si sono concretizzati da anni.
di Alessio Magro


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