Radio Vaticana - “Una provocazione che potrebbe avere conseguenze in sede Onu”. Così il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, dal Messico, ha lanciato un monito alla Corea del Nord, che avrebbe piazzato un missile a lunga gittata su una rampa di lancio per effettuare un test sperimentale. Da parte sua, Pyongyang ribadisce che intende portare avanti l'operazione, nell'ambito dei suoi piani spaziali “pacifici” e ha minacciato di interrompere il negoziato sul disarmo nucleare se la questione sarà portata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ma perché questa presa di posizione così forte da parte di Pyongyang? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Rossella Ideo, docente Storia Politica e Diplomatica dell’Asia Orientale presso l’Università di Trieste (ascolta):R. – Perché Pyongyang si sente ancora una volta all’angolo, si sente trascurata e, in effetti, l’amministrazione Obama non ha ancora scoperto le carte per quello che riguarda la sua politica nordcoreana. Come sappiamo l’America sta attraversando una crisi economica di proporzioni enormi e, per il momento, è quella la vera priorità dell’amministrazione così come in politica estera è chiaro che l’Iran e la situazione mediorientale richiedono un’attenzione particolare dell’amministrazione.
D. - Quali potrebbero essere a questo punto le conseguenze reali in sede Onu?
R. – Ci potrebbero essere delle reazioni perché sono state fatte delle sanzioni nel 2006 quando la Corea del Nord ha lanciato missili e ha fatto il suo primo test nucleare e la Corea del Nord è legata a queste sanzioni nel senso che non dovrebbe assolutamente mandare in orbita queste testate, come sembra che voglia fare. Da parte sua, la Corea del Nord continua a insistere che si tratta, invece, di un satellite e questo è il punto. Una Troika dell’Unione europea si era recata all’inizio di questa settimana a Pyongyang proprio per ribadire che non è giusto e non è il caso che la Corea del Nord metta in orbita alcunché ma - come ripeto - Pyongyang sta disperatamente cercando di attirare su di sé l’attenzione perché la sua situazione economica è sempre peggiore .
D. – Lei è appena tornata da Seoul dove ha partecipato ad un convegno proprio sulla Corea del Nord. Che clima ha trovato?
R. - Una grandissima preoccupazione e la preoccupazione è proprio per una crisi umanitaria imminente. Il vero nodo della questione nordcoreana adesso non è tanto la mancanza di aiuti energetici ma il fatto che la Corea del Nord non ha una rete elettrica sufficiente a mandare energia in tutto il Paese. Pyongyang è sempre più buia, c’è una situazione di emergenza incredibile, non c’è un’economia che riesca a supportare alcunché e questa mancanza di energia diventa drammatica. La preoccupazione di tutti, sul posto, è quella proprio di un collasso e, quindi, il fatto che ci possa essere da un momento all’altro un’emergenza umanitaria tipo quella che si è già verificata a metà degli anni ’90.
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