Diffuse delle anticipazioni su una “risposta” del partito di maggioranza, firmata dal premier Erdogan, che contesta il fondamento stesso delle accuse, nega l’esistenza di programmi segreti ed afferma che obiettivo dell’AKP è costruire uno Stato “unito, laico e democratico”.Ankara, Turchia (AsiaNewsAgenzie) – L’AKP, il partito islamico moderato del premier Erdogan, largamente vincitore delle ultime elezioni, si difende, negando l’accusa – che sarà esaminata dalla Corte Costituzionale - di voler “islamizzare” la Turchia, violando così il principio della laicità del Paese affermato dalla Costituzione del fondatore della Repubblica, Kemal Ataturk.
Se accolta, l’accusa porterebbe allo scioglimento del partito di governo ed alla interdizione politica dei suoi esponenti, tra i quali fugura, oltre al premier, anche il capo delo Stato, Gul. La prima linea di difesa, qualificata come “risposta” alle accuse lanciate dal procuratore generale, porta la firma del primo ministro ed è stata diffusa dalla stampa, ma non, almeno ufficialmente, dal partito stesso.
Nella “difesa” c’è un ripetuto riferimento alla volontà popolare che sostiene il partito, accenno, forse, alla possibilità di un ricorso al referendum popolare, che l’AKP vincerebbe, ma che spaccherebbe il Paese. Con l’incognita della reazione dei militari.
Nella giornata nella quale si segna la prima mossa dell’AKP, va anche registrata un raffreddamento del sostegno dell’Unione europea al partito di maggioranza. Il commissario EU che si occupa dell’ampliamento dell’Unione, Olli Rehn, ha infatti ribadito l’attenzione dell’Europa, ma non è entrato nella questione, limitandosi a sostenere che la soluzione dei problemi va cercata nel pieno adeguamento della Turchia ai criteri europei.
Quanto alla “risposta” dell’AKP, stando a quanto riporta oggi la stampa, in essa si afferma che l’AKP è divenuto centrale nel servizio alla nazione e non svolge azione anti-laicità: l’accusa “non è fondata sui caratteri fondamentali di un sistema legale, come l’obiettività e la convinzione razionale”, è “piena di contraddizioni” ed è “un paradosso accusare un partito che sta svolgendo i passi necessari per l’obiettivo di divenire memro a pieno titolo dell’Unione europea, di essere centrale nelle attività anti-laicità”. L’AKP “respinge tutte le accuse” ed è convinto che in esse “non ci sia legittimazione politica, né legale: Pensiamo che l’accusa trovi colpevole la nazione, che appoggia il nostro partito e i suoi valori fondamentali”, e non solo l’AKP. Sotto attacco c’è “non solo l’AKP, ma anche la volontà nazionale e la politica democratica”. (continua a leggere)
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