giovedì, giugno 23, 2022
I terroristi hanno colpito ancora nella regione di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, uccidendo un numero imprecisato di persone, sequestrando donne e bambini e costringendo almeno 11.000 alla fuga, portando il numero degli sfollati a ben oltre. . 


ACS Italia - Gli ultimi attentati sono avvenuti nei distretti di Ancuabe e Chiure dopo quasi un mese di relativa pace e sembrano confermare le modifiche al modus operandi del gruppo terroristico che si identifica come Provincia del Mozambico dello Stato Islamico. I terroristi hanno iniziato le loro attività nell'ottobre 2017 con offensive su larga scala e hanno persino preso il controllo della città di Cabo Delgado; ora tuttavia tendono ad attaccare in gruppi più piccoli che si infiltrano e saccheggiano piccole città e insediamenti con maggiore facilità.

«Siamo in un periodo molto confuso, con nuovi attacchi che si stanno diffondendo nella regione meridionale della Diocesi, molto panico e molta incertezza. Grazie per il vostro aiuto», ha comunicato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre l'attuale vescovo di Pemba, mons. António Juliasse Sandramo. Il governo ha rafforzato la presenza militare nell'area e sta fornendo protezione ai convogli lungo le strade principali, ma testimoni locali che hanno chiesto di mantenere l’anonimato hanno riferito ad ACS che anche l'esercito ha subito vittime. «Non sono stati solo i civili a essere decapitati, ma anche i soldati», afferma la fonte.

Il vescovo Juliasse Sandramo, insediatosi alla fine di maggio, invita il mondo a non dimenticare la difficile situazione dei mozambicani. «Cabo Delgado deve ancora affrontare un problema di terrorismo e ha bisogno del sostegno del mondo intero, sia con gli aiuti umanitari sia nella ricerca di soluzioni globali, affinché il Mozambico possa trovare stabilità, pace e progresso. Abbiamo parrocchie praticamente distrutte - prosegue il prelato -, sacerdoti che vivono situazioni difficili perché hanno dovuto abbandonare la loro missione a mani vuote; bambini, anziani e altri hanno grandi bisogni e non possiamo farcela da soli».

Il Mozambico è prevalentemente cristiano, tranne nel nord, dove i musulmani sono la maggioranza. Un gran numero di sfollati interni non è cristiano. Anche in minoranza, tuttavia, la Chiesa è fortemente impegnata nel fornire aiuto, contribuendo alla sicurezza di tutti coloro che sono stati colpiti dalle violenze nelle regioni settentrionali. «Le parrocchie e le comunità religiose continuano ad essere luoghi di soccorso. Sono presenti quando le persone arrivano, le accolgono, offrono cibo, riparo, assistenza spirituale e sostegno psico-sociale», racconta mons. Juliasse Sandramo. Il nuovo Vescovo di Pemba esprime la sua gratitudine ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, che segue da vicino la situazione, diffonde informazioni sulla crisi e sta fornendo assistenza immediata. Riguardo all’invio di nuovi aiuti ai profughi, aggiunge: «Sebbene l'intervento militare abbia generato qualche speranza che le persone possano tornare ai loro luoghi di origine, questa rimane una possibiltà molto remota. Aiuto alla Chiesa che Soffre è una grande amica di Cabo Delgado, del Mozambico e dell'Africa. Ha fatto molto per aiutare. Grazie a questo aiuto anche noi, come Chiesa, abbiamo potuto svolgere il nostro lavoro, seguire il nostro gregge ed essere strumento di evangelizzazione. Voglio ringraziare tutti coloro che aiutano ACS a sostenere le persone bisognose in tutto il mondo. Che Dio benedica tutti i suoi benefattori», conclude mons. Juliasse Sandramo.


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