mercoledì, marzo 28, 2018
Siamo entrati nel liceo classico Albertelli di Roma, dove studiano alcuni dei giovani ai quali Papa Francesco ha chiesto di scrivere le meditazioni della Via Crucis di quest ‘anno. Greta, 18 anni: in Gesù senza vesti vedo i migranti che perdono tutto e poi vengono spogliati anche della dignità. Andrea Monda, il loro docente di religione: hanno bisogno di adulti credibili, che sappiano ascoltarli ma permettano anche a loro di esprimersi (guarda il video)

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Vaticanews - Venerdì Papa Francesco, i fedeli radunati al Colosseo, e milioni di telespettatori collegati in mondovisione rivivranno la Passione di Cristo aiutati dalle loro meditazioni sulle 14 stazioni della via Crucis: sono i ragazzi dai 16 ai 20 anni coordinati da Andrea Monda, docente di religione, giornalista e scrittore.

Siamo entrati nel liceo classico Albertelli di Roma e abbiamo parlato con quattro di loro, quattro ragazze di terza liceo che si preparano alla maturità.

Cecilia Nardini, che ha scritto la meditazione della sesta stazione, “Veronica asciuga il volto di Gesù”, ci dice che la donna sul Golgota non fa caso al volto sformato di Cristo ma lo aiuta, mentre nel mondo d’oggi le apparenze sono quelle che ci fanno giudicare una persona. Sofia Russo, la compagna che ha meditato sull’incontro di Gesù con le donne, dell’ottava stazione, racconta che non le piace la poca chiarezza che c’è anche tra “noi ragazzi, mentre mi colpisce come Gesù ammonisce le donne non per giudicare, ma per riportarle sulla retta via”.

Abbiamo poi parlato con Greta Giglio, che ha riflettuto sulla decima stazione e su Gesù che viene spogliato delle vesti prima della crocifissione. In Gesù privato di tutto, anche delle vesti, ci dice, vedo le persone che vengono qui da noi, “spesso private della loro casa e di tutti i loro beni, e quando arrivano qui, anche della dignità”. Infine a Greta Sandri, che ha meditato su Gesù inchiodato alla Croce, undicesima stazione, abbiamo chiesto cosa avrebbe fatto se veramente fosse stata a Gerusalemme quel giorno. “Condizionata dalla folla – confida – penso che anch’io lo avrei condannato, per poi pentirmene. Non avrei forse trovato la forza di vedere subito la verità”.

Alla fine abbiamo parlato anche con Andrea Monda, che ha coordinato il lavoro dei 15 autori, dodici ragazze e tre ragazzi. “Sono soli in un mondo che li bombarda di messaggi e immagini – ci dice – e hanno bisogno di adulti credibili, che sappiano ascoltarli ma permettano anche a loro di esprimersi”.



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