mercoledì, marzo 28, 2018
Ad una prima superficiale analisi tutti gli esemplari ricoverati presentano caratteristiche comuni: sono quasi tutti giovanissimi esemplari di Caretta caretta le cui dimensioni si aggirano sui 20 - 30 centimetri di lunghezza del carapace, sono fortemente debilitati e presentano i sintomi di una sindrome purtroppo tristemente nota con il nome di “cold stunning”, ossia ipotermia.

Cnr - Nei prossimi giorni le analisi e le visite accurate cui verranno sottoposti i vari esemplari ci riveleranno le cause di questo fenomeno che negli ultimi anni è sempre più preoccupante.

Infatti, mentre in passato esemplari di piccole dimensioni erano avvistati soprattutto nel periodo estivo, negli ultimi anni sono piuttosto comuni anche in inverno segno evidente che, oltre agli adulti, anche i giovanili sembrano svernare in Adriatico.

Per ora si ritiene che il fenomeno di questi giorni sia legato agli sbalzi termici importanti che si sono riscontrati nell’ultimo periodo. Le tartarughe, che con l’innalzamento della temperatura dell’acqua avevano risalito l’Adriatico da sud verso nord, sono state sorprese dall’arrivo delle perturbazioni che hanno fatto crollare le temperature, causando l’abbassamento delle loro funzioni vitali, rendendole catatoniche. Per le tartarughe affette da questa sindrome ogni minuto in più al freddo potrebbe rivelarsi fatale per cui si richiede la massima collaborazione da parte di tutti. Chiunque dovesse imbattersi in una tartaruga spiaggiata o dovesse catturare una tartaruga può avvisare la Capitaneria di Porto di competenza o il Centro di Riccione (Tel. 0541691557).

Le attività di recupero e cura degli esemplari sono supportate dal progetto europeo Tartalife, coordinato da Ismar-Cnr di Ancona, finanziato dall'Unione Europea attraverso il fondo LIFE+ NATURA 2012 e cofinanziato Regione Marche. Il progetto ha come obiettivo la riduzione della mortalità delle tartarughe marine, soprattutto nell’ambito della pesca professionale. Il progetto prevede una forte collaborazione con i pescatori, che infatti sono sempre più sensibili alle tematiche ambientali e con la loro azione possono contribuire a salvaguardare la specie. Gli ultimi esemplari salvati sono stati conferiti al Ismar-Cnr proprio da imbarcazioni della pesca a strascico che avevano catturato accidentalmente le tartarughe. Le attività di formazione dei pescatori condotte nel progetto, insieme ai sistemi sviluppati dal Ismar-Cnr per ridurre le catture accidentali e all’azione di rafforzamento dei centri di recupero stanno dando ottimi risultati. Fino ad ora sono circa 1000 gli esemplari di tartarughe curate nei centri TartaLife da inizio progetto. Quindi, la strada imboccata con TartaLife sembra essere quella giusta e i risultati stanno dando ragione all’intero staff di progetto. Si fa quindi appello a tutti i pescatori affinché diventino sempre più partecipi del processo di conservazione della tartaruga marina.

Per informazioni:
Mauro Marini
Ismar-Cnr       responsabile@an.ismar.cnr.it

Ufficio stampa:
Emanuele Guerrini
Ufficio stampa Cnr
emanuele.guerrini@cnr.it
06 4993 2644


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