giovedì, aprile 20, 2017
Massimiliano Tubani, Responsabile Ricerca e Pubbliche relazioni di ACS-Italia, fa un bilancio di una tra le più attive organizzazioni in difesa dei più deboli. Sul fenomeno delle spose bambine? “Una forma particolarmente odiosa di violenza”.


Intervista di Dario Cataldo

Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) è un'associazione di Diritto Pontificio, che sostiene la Chiesa in ogni parte del mondo, laddove c'è dolore e diritti negati. Massimiliano Tubani, in esclusiva per Lpl News24, fa un bilancio di ciò che Acs ha fatto in 70 anni di storia e di quello che ancora c'è da fare in favore dei cristiani perseguitati. Particolare attenzione è riservata a donne e bambini, i quali subiscono atroci angherie in nome della violenza gratuita. "C’è chi si schiera e si impegna" e Acs è in trincea in difesa dei cristiani dimenticati dalla società.

Quest'anno ricorre il 70° anniversario dalla nascita di Acs. Cosa è cambiato nella lotta per la difesa della Chiesa, nella fattispecie contro ogni forma di persecuzione religiosa?

«Dopo il crollo del Muro di Berlino e l’11 Settembre 2001 i fronti più caldi sono tre. Il primo, quello più evidente, è rappresentato dalle conseguenze politiche, militari e terroristiche della perversione ideologica della fede religiosa, fede che si dissocia dalla ragione ed entra nei processi storici generando conflitti. Questo fenomeno purtroppo non si esaurirà con l’auspicata vittoria militare sull’ISIS. Il secondo fronte è quello della persecuzione e discriminazione perpetrate da attori statali caratterizzati da diverse ideologie. Vi è poi un terzo fronte, quello che Papa Francesco nell’aprile 2016 ha chiamato persecuzione che “si presenta travestita come cultura”. La persecuzione religiosa ha una sua dinamica tristemente nota, ciò che cambia è la forma in cui storicamente si manifesta. ACS durante questi 70 anni ha seguito queste metamorfosi, attualizzando progressivamente gli strumenti operativi. E’ ciò che intendiamo fare anche per l’immediato futuro».

Papa Francesco, in una delle ultime Udienze Generali ha lanciato un appello affinché ci sia un maggiore impegno verso la protezione dei civili intrappolati a Mosul e per gli sfollati a causa della guerra. Quali sono le attività che Acs ha avviato in Iraq e in Siria?

«In Iraq dal 2014 ad oggi ACS ha finanziato progetti per oltre 25 milioni di euro a beneficio dei Cristiani perseguitati. La Fondazione per l’anno in corso ha varato una sorta di “Piano Marshall” per l’Iraq allo scopo di ricostruire i paesi cristiani della Piana di Ninive. Per sostenere le famiglie di sfollati interni nella fase che precede il ritorno nelle loro case ACS continua a fornire ogni mese pacchi viveri ad oltre 12.000 nuclei familiari. Finora abbiamo pagato affitti per 641 abitazioni per 1.800 famiglie. Ora la richiesta, alla quale ACS farà fronte, è per oltre 3.000 case per più di 5.000 famiglie. Grazie alla straordinaria generosità dei nostri benefattori ACS risulta prima nella lista dei maggiori finanziatori dell’Arcidiocesi di Erbil (Kurdistan iracheno) per il periodo agosto 2014 – gennaio 2017. Considerando sempre la sola Arcidiocesi di Erbil, con oltre 16 milioni di euro di progetti finanziati, i nostri donatori hanno garantito il 46% del totale delle offerte a favore dei rifugiati interni cristiani».

Facendo un bilancio delle iniziative promosse da Acs nel mondo, quali sono le più cruente persecuzioni in atto contro i cristiani, di cui i mass-media ne oscurano l'esistenza?

«Faccio solo un esempio. Nel Nord della Nigeria la comunità cattolica è una piccola minoranza in un contesto a maggioranza musulmana. Una delegazione di ACS è appena tornata da una visita a Maiduguri, la capitale del Borno, stato federato in cui opera la formazione terroristica Boko Haram. La nostra delegazione ha visitato 25 famiglie cattoliche appartenenti alla comunità di Pulka de Gwoza, accolte in un’area assicurata loro dalla Chiesa in Maiduguri, e un campo non governativo che ospita 7.000 rifugiati cristiani. A causa di Boko Haram la diocesi cattolica di Maiduguri ha registrato oltre 5.000 vedove e 15.000 orfani. ACS ha raccolto testimonianze raccapriccianti rese da alcune vittime: donne costrette a guardare i loro mariti mentre venivano sgozzati, sacerdoti che hanno dovuto evacuare segretamente dozzine di bambini dalle scuole, donne rapite e torturate. Tranne alcune lodevoli eccezioni, chi ne parla?»

Nei territori di frontiera e non solo, in cui imperversa il fondamentalismo più radicato, le donne sono alla stregua di oggetti sessuali finalizzati alla riproduzione o alla schiavitù. Rapite e convertite con la forza, spesso sono poco più che bambine. Perché tanta indifferenza da parte del “civile” Occidente?

«Si tratta di un complesso problema culturale. Anche in questo caso tuttavia voglio fare un esempio, per dare un segnale positivo. Conosciamo il triste fenomeno dei matrimoni imposti alle ragazze delle minoranze in Pakistan. Si tratta di una forma particolarmente odiosa di violenza. ACS ha recentemente proposto due progetti a tutela della dignità delle donne pakistane. Quattro autorevoli professioniste italiane, espressione della società civile, si sono schierate al loro fianco, accompagnando le iniziative assunte dalla nostra Fondazione. Sono l’Avv. Giulia Bongiorno (Fondazione Doppia Difesa), la Prof.ssa Maria Luisa Di Pietro (Università Cattolica del Sacro Cuore), la Prof.ssa Assuntina Morresi (Università di Perugia, editorialista di Avvenire) e la Dott.ssa Sandra Sarti (Prefetto della Repubblica). Ciò significa che la nostra società civile non è del tutto indifferente. C’è chi si schiera e si impegna. Si tratta di un segnale positivo che si spera possa trovare numerosi imitatori ed imitatrici».


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