lunedì, marzo 13, 2017
L'intervista integrale è stata pubblicata online sul sito Famigliacristiana.it

«Sul disegno di legge sul testamento biologico, che non c'entra nulla né con l'eutanasia né con il suicidio assistito, mi auguro che ci sia l'accordo più ampio possibile in Parlamento. Mentre va rispettata la volontà del malato sull'accesso o meno alle terapie, volontà garantita dal dettato costituzionale. Inoltre, si deve contrastare, da un lato, ogni forma di accanimento terapeutico, dall'altro, va dato largo spazio alle cure palliative per non far soffrire il malato».

Così monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, in un'intervista a Famiglia Cristiana interviene nel dibattito sul fine vita in concomitanza con l'inizio della discussione alla Camera del ddl sul biotestamento.

Paglia poi apre a una riflessione più ampia: «Mi chiedo spesso perché tanta fretta per legiferare sulla eutanasia, che è comunque provocare la morte, e si tace del tutto senza neppure un cenno programmatico per contrastare gli abbandoni terapeutici che sono una pratica più che diffusa e che riguarda decine di migliaia di malati? Non sarebbe urgente un sussulto di civiltà per aiutare questi ultimi a vivere?».

Infine, sulle posizioni del mondo cattolico sul caso di Fabiano Antoniani, dj Fabo, chiarisce: «Rispetto al passato si è scelto in luogo della contrapposizione ideologica la via del dialogo e dell'approfondimento ma senza nessuna rinuncia ai principi. Va peraltro evitato un giudizio morale che leghi senza appello peccato e peccatore, come scriveva papa Giovanni. Dobbiamo essere larghi nella compassione senza diminuire la fermezza nei principi».


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