mercoledì, marzo 08, 2017
Dopo che ieri la Camera dei rappresentanti ha approvato il ripristino della pena capitale nazionale, non cessano le polemiche. Cristiani invitati alla mobilitazione per manifestare “lo spirito di opposizione” alla pena di morte.

di Dario Cataldo

Non si placano le proteste per quanto accaduto ieri nelle Filippine. La promozione di una legge voluta dall’alleanza di governo che sostiene il presidente Rodrigo Duterte e da lui stesso incentivata, ha scosso il mondo cattolico. Il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, l’arcivescovo Socrates Villegas, mostra tutta la propria delusione per l'accaduto.

Dichiara Villegas: "la Camera ha dato allo stato il permesso di uccidere ma i vescovi non si sentono sconfitti né potremo essere messi a tacere”. In una dichiarazione ufficiale della Conferenza dei Vescovi si legge: "Nel mezzo della Quaresima ci prepariamo a celebrare il trionfo della vita sulla morte, e mentre noi siamo addolorati perché la Camera ha votato per la morte, la nostra fede ci assicura che la vita trionferà”.

Una sconfitta per le Filippine, la cui pena capitale era stata introdotta nel proprio ordinamento legislativo dal 1946 e sospesa nel 1987, sotto la presidenza di Corazon Aquino. Tra altri e bassi, ripristini e moratorie, nel 2006 il governo di Gloria Macapagal Arroyo ne approvò l’abolizione, poco prima della sua visita a Papa Ratzinger. Da undici anni, dunque, le Filippine hanno mostrato maturità nel sostegno alla causa abolizionista.

Nonostante i risultati ottenuti - si ricordano le commutazioni di condanne capitali in detentive - il presidente "sceriffo", Rodrigo Duterte, è riuscito a ripristinare un clima di terrore. Sin dalle sue esperienze da sindaco della città di Davao, sino al culmine dell'elezione presidenziale del 2016, la sua attività politica è stata affiancata da una dura lotta a tutto ciò che non gli è gradito. Per tale motivo, in patria è conosciuto con il soprannome di "The Punisher", ovvero il castigatore, per via della poca tolleranza e per i "toni violenti e politicamente scorretti" contro personaggi di spicco - Barack Obama e Papa Francesco su tutti.


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