Attuare una decisa politica di controllo "anche attraverso le tasse sul tabacco e l'aumento del prezzo delle sigarette" può far risparmiare agli Stati "miliardi di dollari e salvare milioni di vite".
Informa Salus - È questo l'ultimo monito contro il fumo che arriva dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e dal National Cancer Institute degli Stati Uniti, nel rapporto 'The economics of tobacco and tobacco control'. Queste misure "possono ridurre significativamente l'uso del tabacco e proteggere la salute dai grandi 'killer' mondiali come cancro e malattie cardiache".
Come ricorda l'Oms, oggi circa 6 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell'uso di tabacco e la maggioranza delle vittime è nei paesi in via di sviluppo .
In Italia, nel 2016, rispetto all’anno precedente, la percentuale dei fumatori è rimasta pressoché invariata: 11,5 milioni, rispetto ai 10,9 milioni del 2015. In Italia fuma il 22 per cento della popolazione e nel 2016 s’è registrato un lieve incremento in entrambi i sessi. Il consumo medio di sigarette al giorno, infine, si è confermato intorno alle 13 sigarette.
A fare male non è soltanto il fumo attivo, ma anche quello passivo. Vivere in un ambiente saturo dei 69 componenti del fumo di sigaretta di natura cancerogena espone infatti a un più alto rischio di insorgenza del tumore del polmone, la terza neoplasia più frequente dopo quelle al colon retto e al seno.
Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi ed è responsabile di oltre seicentomila morti l’anno. Oltre a favorire l'insorgenza del tumore al polmone, respirare aria satura di composti nocivi emessi dalle sigarette aumenta anche il rischio di sviluppare un ictus cerebrale, come emerso da uno studio americano, pubblicato sulla rivista Stroke.
I ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora sono giunti a questa conclusione dopo aver valutato il decorso dello stato di salute di oltre ventottomila adulti statunitensi: tutti maggiorenni e non fumatori. Le loro condizioni sono state valutate attraverso le risposte a un questionario e ricorrendo alla rilevazione dei livelli di cotinina - un metabolita della nicotina - nel sangue.
Si è così notato che chi aveva avuto un ictus aveva vissuto un maggior numero di ore a contatto con dei fumatori. Più in generale, si è visto inoltre come, tra i sopravvissuti, chi per anni aveva inspirato i prodotti di scarto del fumo di sigaretta aveva una maggiore probabilità di morire rispetto al resto dei pazienti.
Informa Salus - È questo l'ultimo monito contro il fumo che arriva dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e dal National Cancer Institute degli Stati Uniti, nel rapporto 'The economics of tobacco and tobacco control'. Queste misure "possono ridurre significativamente l'uso del tabacco e proteggere la salute dai grandi 'killer' mondiali come cancro e malattie cardiache".
Come ricorda l'Oms, oggi circa 6 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell'uso di tabacco e la maggioranza delle vittime è nei paesi in via di sviluppo .
In Italia, nel 2016, rispetto all’anno precedente, la percentuale dei fumatori è rimasta pressoché invariata: 11,5 milioni, rispetto ai 10,9 milioni del 2015. In Italia fuma il 22 per cento della popolazione e nel 2016 s’è registrato un lieve incremento in entrambi i sessi. Il consumo medio di sigarette al giorno, infine, si è confermato intorno alle 13 sigarette.
A fare male non è soltanto il fumo attivo, ma anche quello passivo. Vivere in un ambiente saturo dei 69 componenti del fumo di sigaretta di natura cancerogena espone infatti a un più alto rischio di insorgenza del tumore del polmone, la terza neoplasia più frequente dopo quelle al colon retto e al seno.
Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi ed è responsabile di oltre seicentomila morti l’anno. Oltre a favorire l'insorgenza del tumore al polmone, respirare aria satura di composti nocivi emessi dalle sigarette aumenta anche il rischio di sviluppare un ictus cerebrale, come emerso da uno studio americano, pubblicato sulla rivista Stroke.
I ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora sono giunti a questa conclusione dopo aver valutato il decorso dello stato di salute di oltre ventottomila adulti statunitensi: tutti maggiorenni e non fumatori. Le loro condizioni sono state valutate attraverso le risposte a un questionario e ricorrendo alla rilevazione dei livelli di cotinina - un metabolita della nicotina - nel sangue.
Si è così notato che chi aveva avuto un ictus aveva vissuto un maggior numero di ore a contatto con dei fumatori. Più in generale, si è visto inoltre come, tra i sopravvissuti, chi per anni aveva inspirato i prodotti di scarto del fumo di sigaretta aveva una maggiore probabilità di morire rispetto al resto dei pazienti.
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