giovedì, gennaio 12, 2017
Un tentativo di emarginazione. Un gesto di solidarietà. Una storia che accarezza il cuore. Tutto è cominciato con uno sguardo. 

                                           di Paolo Antonio Magrì 

Questa è la storia di Cristian, professione piccolo studente di appena sei anni, e di Alfonso, professione papà. Cristian deve affrontare quotidianamente le gravi difficoltà motorie causate dalla sua disabilità, ma niente paura: ci pensa Alfonso a occuparsi di lui. Le attenzioni "naturali" di un papà potremmo pensare, se non fosse che Alfonso non è il papà di Cristian ma il genitore del suo compagnetto di classe, che Cristian appartiene alla comunità Rom, che Cristian sembrerebbe destinato a scrivere il proprio futuro su una sedia a rotelle e che la presenza di Cristian a scuola è malvista da alcuni genitori che esercitano continue pressioni sul dirigente scolastico affinché “risolva” la situazione.

Siamo a Canicattì, cittadina dell’agrigentino tristemente famosa per aver dato i natali al giudice ragazzino Livatino e al giudice Saetta, barbaramente eliminati dalla mafia. Nel quartiere servito dal plesso “La Carrubba” dell’I.C. “Rapisardi” vivono anche alcune famiglie Rom e, quindi, è normale che i loro bambini frequentino la scuola vicino casa. Non è normale per alcuni genitori che vedono nei “camminanti” un pericolo e un fastidio intollerabile, nonostante non si siano mai verificati atti spiacevoli a loro addebitabili. Le richieste al dirigente scolastico di “evitare” la loro presenza a scuola sono sempre più insistenti, ma per fortuna i “romofobi” trovano un muro invalicabile nel capo d’istituto che mai si sognerebbe di avallare istanze del genere.

“Lungi da me minimamente pensare ad allontanare questi bambini”, precisa il dirigente scolastico professoressa Concetta Di Falco Mustazzella. “ La nostra scuola ha fondato sempre la propria offerta formativa sull’inclusione, in cui crediamo fortemente”, continua la preside.” La nostra mission è quella di accogliere il bambino reale con i suoi bisogni reali, con la sua cultura, la sua famiglia e il suo vissuto.” 

La nostra storia inizia con uno sguardo: lo sguardo di Cristian che chiede aiuto. “Accompagnando mio figlio a scuola ho notato questo bambino che mi guardava e con gli occhi mi trasmetteva il messaggio ‘tu mi puoi aiutare’. È scattata la scintilla. Avevo già le idee chiare su cosa fare, ma ho chiesto prima il permesso alle insegnanti che, a loro volta, hanno chiesto il consenso alla mamma del bambino. Dopodiché ho coinvolto alcuni miei amici medici” racconta Alfonso, papà di uno dei compagni di classe di Cristian e che di professione fa l’agente di commercio di prodotti medicali.

Alfonso e Cristian
Alfonso è subito concreto e dona, assieme a un amico medico coinvolto, l’arredo scolastico necessario per garantire a Cristian la giusta postura, protezione e una più agevole deambulazione (quello già in dotazione alla classe non era idoneo, nonostante il dirigente si fosse rivolto con zelo all'organo deputato di supportare le scuole nei casi di disabilità). Alfonso fa tutto a proprie spese per evitare di rimanere impantanato nella burocrazia italiana, notoriamente lenta e farraginosa. Dopo i primi apprezzamenti per il suo gesto, arrivano anche le critiche di chi lo accusa di "avere – sbagliando – aiutato un bambino Rom". “Farei quello che ho fatto mille volte perché i bambini devono avere la priorità, sempre… anche i bambini Rom. Tutti i bambini devono avere diritto all’istruzione, il diritto a crescere, il diritto a vivere”, commenta fiero Alfonso che è andato oltre.

Grazie alle sue conoscenze il "nostro" papà interessa un’equipe di medici che accetta di buon grado di occuparsi gratuitamente del piccolo e che dà un primo responso: "sono altissime le probabilità che Cristian, con la dovuta terapia e supporto, possa camminare (ndr: non lo fa dalla nascita)". Ce lo conferma con la voce spezzata dalla commozione il dirigente scolastico Di Falco Mustazzella che aggiunge: “Quello che mi emoziona di più è pensare come lo sguardo attento di un papà abbia potuto innescare questo meccanismo virtuoso che potrebbe far camminare il piccolo Cristian, un bambino dolcissimo, minuto, molto triste negli occhi fino a pochi giorni fa. In una società contemporanea dove la gente è disattenta, egoista e passa in fretta davanti anche alle cose più terribili, lo sguardo attento e non superficiale di un papà ha cambiato il destino di un bambino. È questa la cosa eccezionale. È eccezionale che in un momento storico in cui tutti vogliono costruire muri, vogliono separarsi, in cui si ha paura del ‘diverso’ un papà normalissimo, non un eroe, ha fatto propria la richiesta di aiuto di un bambino. Cristian potrà tornare a camminare perché qualcuno si è fermato un attimo.”

A breve Cristian inizierà la prima fase della terapia anche grazie alla raccolta fondi che Alfonso e la preside stanno organizzando con le altre famiglie della scuola. Dirigente e famiglie hanno oramai fatto proprie le ottimistiche speranze dei medici: "Questo bambino può camminare, dobbiamo provarci".

Se il miracolo medico è dietro l’angolo, quello sociale è già avvenuto: l’esempio di Alfonso è diventato contagioso e ha fatto ricredere quei genitori che avevano osteggiato con forza la presenza di Cristian in classe. È stata organizzata una festa a sorpresa per il compleanno del bambino e il clima tra i banchi, e anche fuori, è cambiato. Lo riassumono le parole del figlio di Alfonso, orgoglioso per il suo super papà: “Cristian adesso è contento, lo vedo diverso. Sorride!”.


Paolo Antonio Magrì
Ama le sfide e beve adrenalina a colazione. 
www.paoloantoniomagri.com



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