lunedì, dicembre 05, 2016
Referendum costituzionale. Netta vittoria del No con quasi il 60%. 

Il premier Renzi salirà nel pomeriggio al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Ieri commosso ha ribadito di non avere alcun "Nessun rimorso". Alle urne sono andati 31.997.916 elettori pari al 68,48% degli aventi diritto. Massimiliano Menichetti: ascolta

Radio Vaticana - Bocciata dal 60% degli italiani la riforma della Costituzione voluta dal premier Renzi che questa oggi pomeriggio salirà al Quirinale per rimettere nelle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il suo mandato. Ieri il primo ministro, in conferenza stampa, visibilmente commosso, ha ammesso la sconfitta politica: "Ho perso e a saltare è la mia poltrona.L'esperienza del governo – ha detto Renzi - è finita e nel pomeriggio salgo al Colle per dimettermi". Alta l’affluenza alle urne per il referendum che voleva modificare la Carta Fondamentale: più del 68% degli italiani è andato al seggio elettorale, in pratica sette aventi diritto su dieci, di questi, sei su dieci hanno detto “no” .

Il voto all’estero invece è stato di segno diverso, i dati mostrano la marcata prevalenza dei Si' con quasi al 65% delle preferenze. Oggi dunque ci sarà l’ultimo Consiglio dei ministri prima della salita al Colle e dopo poco più di mille giorni di governo Renzi.

L’esito del referendum e le annunciate dimissioni del premier Renzi hanno provocato una prima reazione negativa dei mercati, con l’euro deprezzato alla Borsa di Tokio. E naturalmente c’è attesa per l’apertura di Piazza Affari tra poco meno di un’ora. Ma quali sono ora le tappe e gli senari della crisi politica che di fatto si è aperta in Italia?

Servizio di Giampiero Guadagni: ascolta

La parola passa ora al Capo dello Stato Mattarella, che dovrà trovare una soluzione alla crisi garantendo comunque stabilità in vista di mesi importanti per l’Italia a livello europeo e internazionale. Per l’immediato dopo Renzi circolano già alcuni nomi: dal Presidente del Senato Grasso ai ministri dell’Economia Padoan e delle Infrastrutture Delrio. La scelta potrebbe tenere conto della reazione dei mercati finanziari. Ma il principale nodo da sciogliere sarà quello della nuova legge elettorale. Dallo scorso luglio è in vigore solo per la Camera l’Italicum, con premio di maggioranza e ballottaggio. Mentre per il Senato è previsto un sistema proporzionale corretto. Nel frattempo elezioni politiche il prima possibile è la parola d’ordine del Movimento 5 Stelle, con Di Maio che dice: ci mettiamo subito al lavoro per creare il programma del nostro futuro governo. Elezioni subito sono chieste anche dai leader della Lega Salvini e di Fratelli d’Italia Meloni. Mentre per Forza Italia, altro partito del No, il Pd ha il dovere di garantire il governo al Paese. Ma nel Pd ora è il momento del confronto decisivo tra la maggioranza di Renzi e la minoranza che si è attivamente schierata contro queste riforme. Martedì la direzione del partito.

"La partecipazione degli italiani è il dato più importante" commenta al micorfono di Massimiliano Menichetti il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, Carlo Costalli: ascolta

R. – La cosa più importante è stata questa grande prova di partecipazione del popolo italiano, a dimostrazione che quando vengono toccati temi importanti la partecipazione c’è e non si accettano condizionamenti. La seconda è il risultato, chiaro: la riforma del governo Renzi, al di là dei contenuti, ha diviso anziché unire, e non ha mostrato i segni del dialogo, della concordia, che sono indispensabili per una legge così importante. E già da questo punto di vista aveva fallito; ma adesso ci vuole un senso di responsabilità.

D. – Costalli, lei aveva detto: “Dobbiamo dire ‘no’ ad un’economia dell’esclusione e dell’iniquità”…

R. – Sicuramente ha influito anche questo. È apparsa come una legge, una riforma, imposta da poteri occulti e sostenuta in modo evidente da grandi lobby internazionali, anche in modo eccessivo, che sicuramente non hanno favorito anche Renzi; e nello stesso tempo si è trascurato il disagio delle nostre periferie e del nostro Sud. Quindi, sicuramente questa situazione di disagio ha influito anche sul voto.

D. – Adesso c’è chi invoca immediate elezioni, chi una ricerca dell’unità: secondo lei qual è la strada?

R. – No, le elezioni non esageriamo. Io credo che adesso, intanto, debba scendere in campo con più convinzione il mondo cattolico, che ha avuto delle posizioni anche variegate, ma non contrapposte, per indicare una scelta giusta, che, come ho detto, è quella della responsabilità. Credo che una delle cose più importanti sia intanto lavorare a una legge elettorale che non sia modulata sulle cose contingenti, vere o presunte, come è avvenuto sull’Italicum; e che questo rafforzi un rapporto fiduciario con l’elettore, che questa volta ha dimostrato di voler contare, e che sia degno di una rappresentanza reale. Quindi approviamo la legge di stabilità anche al Senato; prepariamo una legge elettorale; il Pd esprima un candidato, e andiamo avanti. È chiaro che adesso ci sono tutta una serie di lacerazioni che vanno attenzionate. E qui dobbiamo – io credo – giocare un ruolo anche come mondo cattolico. 

"In questo momento la priorità è la stabilità" sottolinea al microfono di Massimiliano Menichetti il presidente delle Acli, Roberto Rossini: ascolta

R. – L’aspetto positivo che davvero rende felice la democrazia è il fatto che comunque tanta gente si sia recata a votare. In questo momento la priorità è la stabilità, ovviamente del quadro politico, perché questa determinerebbe anche la stabilità del quadro economico e lavorativo. Solo che è molto difficile dire se è più facile raggiungere la stabilità con un accordo un po’ pasticciato, piuttosto che con elezioni rapide e immediate. Speriamo che il Capo dello Stato faccia una scelta oculata, che ci permetta di uscire da questo periodo di incertezza, con la possibilità che magari anche nel breve, medio periodo ci possa essere più stabilità.

D. – Lei stesso ha ribadito più volte: “L’idea del bicameralismo perfetto è ormai antiquata”…

R. – Noi abbiamo detto più volte che una riforma era meglio di una non riforma. Il fatto rimane: dovremo proporre una forma di bicameralismo imperfetto, e adesso non so che cosa ci si potrà inventare. Ci sono ancora tante altre riforme che aspettano nel cassetto di essere fatte in questo Paese per farlo funzionare, a partire dalla riforma del tema del lavoro. Nel pubblico impiego qualcosa è stato fatto, però certamente va fatto molto di più. Il tema della scuola va approfondito, così come quello dell’università e della ricerca. Penso che dobbiamo andare in questa direzione.

D. – La legge elettorale: è una necessità ritoccarla?

R. – Su questo devono trovare un accordo tutti insieme: un accordo saggio, che consenta di avere un governo chiaro, serve una legge elettorale che sia condivisa da tutti. Credo che questa sia la priorità. Penso che ora, come è accaduto in tanti altri momenti della storia italiana, si farà un governo di transizione, che ci consentirà di approvare la legge elettorale, e la legge di bilancio; e poi probabilmente si andrà a elezioni. Però, certo, la legge elettorale è una priorità in questo momento.


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