Il Papa ha firmato i decreti relativi alle diverse cause canoniche. Tra i «venerabili» c’è anche l’italiano Guglielmo Massaja.
Vatican Insider - La Chiesa presto potrà venerare 24 nuovi beati: molti religiosi, qualche laico e quasi tutti martiri.
Tra i futuri beati c’è anche l’italiano Giovanni Schiavo (1903-1967), sacerdote e fondatore della Congregazione di San Giuseppe. Il Papa nella udienza concessa ieri al prefetto della Congregazione per le cause dei santi, Angelo Amato, ha firmato i decreti relativi alle diverse cause canoniche.
Tra quanti diventano «venerabili», stadio precedente la beatificazione, c’è anche l’italiano Guglielmo Massaja, (1809-1899), frate cappuccino missionario in Etiopia, poi cardinale.
Tra i nuovi futuri beati, segnala la Radiovaticana, spicca la figura di padre Stanley Francesco Rother, il primo martire cattolico nato negli Stati Uniti e ordinato a Oklahoma City, ma è in una cittadina del Guatemala che svolse la sua missione, portando la Parola di Dio tra gli indiani Tzutuhil, discendenti dei Maya: imparò la loro lingua tribale e in essa tradusse il Nuovo Testamento e il rito della Messa. Le sue opere a sostegno dei più poveri e contro il loro sfruttamento non passarono inosservate: gli anni Settanta nel Centro e Sud America erano quelli delle dittature militari e degli squadroni della morte, per mano dei quali anche padre Stanley cadde, nella sua canonica, il 28 luglio 1981, dopo aver sofferto la morte di 20 suoi parrocchiani. Quando la notizia del suo assassinio fu resa nota, gli indiani giunsero in migliaia a pregare nella parrocchia di Santiago Atitlan e ottennero che il cuore del loro padre rimanesse sepolto per sempre con loro.
Molti altri martiri, spiega l’emittente pontificia, saranno beatificati, come padre Vincenzo Queralt Lloret, sacerdote della Congregazione della Missione, che visse a Barcellona negli anni della guerra civile spagnola e della persecuzione della Chiesa. Scoperto a evangelizzare nonostante il divieto, fu ucciso in odio alla fede. Stessa sorte subirono sei sacerdoti della sua stessa Congregazione, cinque preti diocesani, due religiose Figlie della Carità e sette laici dell’Associazione Figli di Maria della Medaglia Miracolosa.
Martire dell’ateismo di Stato del regime comunista sovietico è invece Teofilo Matulionis, arcivescovo lituano di Kaišiadorys, che si batté per ripristinare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e fu più volte incarcerato, deportato in Siberia e si vide confiscati tutti i beni prima di essere assassinato il 20 agosto 1962. Don Giovanni Schiavo, sacerdote professo della Congregazione di San Giuseppe, vicentino, svolse il suo apostolato un po’ in tutto il Nord Italia prima di essere inviato missionario in Brasile. Apprezzato per la sapiente direzione spirituale, educatore attento, delicato con i poveri, sempre sorridente.
Tra i nuovi Venerabili Servi di Dio, c’è dunque il cardinale cappuccino Guglielmo Massaja. Missionario in Etiopia, ebbe uno stile di vita poverissimo, faceva lunghissimi viaggi a piedi nudi per annunciare il Vangelo e svolgere un’autentica promozione umana con la profilassi contro malattie endemiche, particolarmente contro il vaiolo, per cui fu chiamato «Padre del Fantata’», il vaiolo nella lingua locale. Tra le sue opere si ricordano la lotta per l’abolizione della schiavitù, l’impegno per la diffusione dell’istruzione che lo portò a trascrivere di proprio pugno numerosi manuali scolastici, la creazione di centri assistenziali durante i frequentissimi periodi di guerra e di carestia, la pacificazione nelle lotte tribali.
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Tra i futuri beati c’è anche l’italiano Giovanni Schiavo (1903-1967), sacerdote e fondatore della Congregazione di San Giuseppe. Il Papa nella udienza concessa ieri al prefetto della Congregazione per le cause dei santi, Angelo Amato, ha firmato i decreti relativi alle diverse cause canoniche.
Tra quanti diventano «venerabili», stadio precedente la beatificazione, c’è anche l’italiano Guglielmo Massaja, (1809-1899), frate cappuccino missionario in Etiopia, poi cardinale.
Tra i nuovi futuri beati, segnala la Radiovaticana, spicca la figura di padre Stanley Francesco Rother, il primo martire cattolico nato negli Stati Uniti e ordinato a Oklahoma City, ma è in una cittadina del Guatemala che svolse la sua missione, portando la Parola di Dio tra gli indiani Tzutuhil, discendenti dei Maya: imparò la loro lingua tribale e in essa tradusse il Nuovo Testamento e il rito della Messa. Le sue opere a sostegno dei più poveri e contro il loro sfruttamento non passarono inosservate: gli anni Settanta nel Centro e Sud America erano quelli delle dittature militari e degli squadroni della morte, per mano dei quali anche padre Stanley cadde, nella sua canonica, il 28 luglio 1981, dopo aver sofferto la morte di 20 suoi parrocchiani. Quando la notizia del suo assassinio fu resa nota, gli indiani giunsero in migliaia a pregare nella parrocchia di Santiago Atitlan e ottennero che il cuore del loro padre rimanesse sepolto per sempre con loro.
Molti altri martiri, spiega l’emittente pontificia, saranno beatificati, come padre Vincenzo Queralt Lloret, sacerdote della Congregazione della Missione, che visse a Barcellona negli anni della guerra civile spagnola e della persecuzione della Chiesa. Scoperto a evangelizzare nonostante il divieto, fu ucciso in odio alla fede. Stessa sorte subirono sei sacerdoti della sua stessa Congregazione, cinque preti diocesani, due religiose Figlie della Carità e sette laici dell’Associazione Figli di Maria della Medaglia Miracolosa.
Martire dell’ateismo di Stato del regime comunista sovietico è invece Teofilo Matulionis, arcivescovo lituano di Kaišiadorys, che si batté per ripristinare l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole e fu più volte incarcerato, deportato in Siberia e si vide confiscati tutti i beni prima di essere assassinato il 20 agosto 1962. Don Giovanni Schiavo, sacerdote professo della Congregazione di San Giuseppe, vicentino, svolse il suo apostolato un po’ in tutto il Nord Italia prima di essere inviato missionario in Brasile. Apprezzato per la sapiente direzione spirituale, educatore attento, delicato con i poveri, sempre sorridente.
Tra i nuovi Venerabili Servi di Dio, c’è dunque il cardinale cappuccino Guglielmo Massaja. Missionario in Etiopia, ebbe uno stile di vita poverissimo, faceva lunghissimi viaggi a piedi nudi per annunciare il Vangelo e svolgere un’autentica promozione umana con la profilassi contro malattie endemiche, particolarmente contro il vaiolo, per cui fu chiamato «Padre del Fantata’», il vaiolo nella lingua locale. Tra le sue opere si ricordano la lotta per l’abolizione della schiavitù, l’impegno per la diffusione dell’istruzione che lo portò a trascrivere di proprio pugno numerosi manuali scolastici, la creazione di centri assistenziali durante i frequentissimi periodi di guerra e di carestia, la pacificazione nelle lotte tribali.
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