venerdì, dicembre 23, 2016
Decreto "salva-banche" nella notte. Lo Stato mette una trave sul rischio crollo del sistema bancario.

Nel cuore della notte, a mercati chiusi. Così il Consiglio dei ministri straordinario delle 23.35 ha approvato l'atteso decreto legge "salva-banche" con misure a tutela dei risparmiatori previsto dal piano di intervento messo in campo lunedì scorso dal Governo per salvare il Monte dei Paschi di Siena. Sospese oggi le azioni dell'istituto, con l'approvazione della Consob e di Pier Carlo Padoan,  mentre il Cda ha avviato il processo di nazionalizzazione.

Perché alla fine di nazionalizzazione si tratta. Un termine che in molti avevano censurato in questi anni, sostenendo che la banca più antica del mondo avrebbe dovuto salvarsi "da sola", con gli azionisti e l'aumento di capitale privato. Peccato che questa condizione non sussistesse più da tempo. Così, con immenso ritardo, siamo arrivati all'unica soluzione possibile.

Il fondo da 20 miliardi di indebitamento aggiuntivo autorizzato dal Parlamento sarà utilizzato per le ricapitalizzazioni precauzionali e per le garanzie sulla liquidità per le banche che lo chiederanno. Ovviamente, il Cda di Mps ha avviato per prima la procedura per l'intervento pubblico, ora a norma di legge.

Approvata la legge e avviata la procedura, si sono presentati in conferenza stampa il premier Gentiloni ed il ministro dell'Economia Padoan. "Ci siamo mossi a seguito della presa d'atto del Mps della conclusione dell'operazione di mercato - ha detto Gentiloni - e abbiamo concordato con le autorità europee le modalità di questo intervento".

Cosa succede col nuovo dl? Il decreto disciplina la creazione di un fondo ad hoc (da finanziare con l'emissione di nuovi titoli di debito pubblico) che opera su due fronti, la liquidità con le garanzie e il patrimonio con la ricapitalizzazione, ed è destinato a sostenere le banche a rischio. Nel caso Mps, nello specifico, permette al Tesoro di diventare azionista di riferimento fino al risanamento, per poi tornare sul mercato. Un sistema che si muove all'interno della Direttiva europea Brrd, operativa dall'inizio del 2016, che introduce il principio del cosiddetto bail-in.

Tuttavia, restano due nodi da sciogliere. Il primo riguarda il Burden sharing, cioè, quali saranno i termini della conversione forzosa dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate del Monte; il secondo la cessione o svalutazione delle sofferenze, cioè, a che prezzo e in quali modalità verrà gestito il portafoglio dei NPLs (Non Performing Loans, i prestiti non performanti).

Quello di Mps, era infatti un circolo vizioso: quando una banca non riesce a rafforzarsi patrimonialmente e a cedere o svalutare o deconsolidare le sofferenze, entro tempi e modalità imposti dagli organi di vigilanza, la fiducia si sgretola. Il fondo da 20 miliardi era dunque ineludibile ed improrogabile.

Il tutto all'interno di un sistema legislativo comunitario oggi estremamente stringente. L'intervento del Tesoro può essere solo "straordinario", legato a banche in condizioni eccezionali, e per mezzo di Burden sharing, ovvero la definizione dei termini della conversione forzosa dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate del Monte. Un equilibrismo complicato che dovrà tener d'occhio la fiducia dei risparmiatori nei bond bancari.

Infine la questione NPLs, ovvero la gestione delle sofferenze: qui la palla passerà allo Stato, col consenso della Bce. La via è quella della cartolarizzazione, cioè la trasformazione dei crediti in titoli negoziabili sul mercato, magari con un senior bond (un grande impacchettamento), senza ricorrere al Fondo Atlante, con gli stretti cordoni della borsa di questi tempi.


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