Oggi, 2 novembre, alle ore 16, il Papa celebrerà la Messa per la Commemorazione di tutti i fedeli defunti presso il cimitero romano di Prima Porta. In un tweet Francesco scrive: “Con fede sostiamo presso le tombe dei nostri cari, pregando anche per i defunti che nessuno ricorda”. Il servizio di Sergio Centofanti: ascolta
Radio Vaticana - In tanti si recano in questi giorni al cimitero, una parola greca (koimētḕrion) che significa “luogo del riposo”. Riposo, non morte definitiva, perché in attesa del risveglio finale. “È bello pensare – ha detto Papa Francesco nel novembre di due anni fa - che sarà Gesù stesso a risvegliarci. Gesù stesso ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale Lui ci risveglia. Con questa fede sostiamo – anche spiritualmente – presso le tombe dei nostri cari, di quanti ci hanno voluto bene e ci hanno fatto del bene”. La Scrittura ci dice che “sono nelle mani di Dio”, che sono mani “misericordiose”, mani “piagate” d’amore perché accolgono anche i nostri peccati.
“Non per caso Gesù ha voluto conservare le piaghe nelle sue mani per farci sentire la sua misericordia. E questa è la nostra forza, la nostra speranza”. “È Lui che ci salva, è Lui che alla fine della nostra vita ci porta per mano come un papà, proprio in quel Cielo dove sono i nostri” cari.
Il Papa invita anche a ricordare quelli che nessuno ricorda: “le vittime delle guerre e delle violenze; tanti ‘piccoli’ del mondo schiacciati dalla fame e dalla miseria”, i fratelli e le sorelle “uccisi perché cristiani; e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri”.
“La tradizione della Chiesa – afferma il Papa - ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate”.
“Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi – sottolinea - sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti”, all’incontro gioioso con Dio, con la bellezza, la bontà, la tenerezza, l’amore pieno: “Questa certezza conferisce un senso nuovo e pieno alla vita terrena e ci apre alla speranza per la vita oltre la morte”.
Radio Vaticana - In tanti si recano in questi giorni al cimitero, una parola greca (koimētḕrion) che significa “luogo del riposo”. Riposo, non morte definitiva, perché in attesa del risveglio finale. “È bello pensare – ha detto Papa Francesco nel novembre di due anni fa - che sarà Gesù stesso a risvegliarci. Gesù stesso ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale Lui ci risveglia. Con questa fede sostiamo – anche spiritualmente – presso le tombe dei nostri cari, di quanti ci hanno voluto bene e ci hanno fatto del bene”. La Scrittura ci dice che “sono nelle mani di Dio”, che sono mani “misericordiose”, mani “piagate” d’amore perché accolgono anche i nostri peccati.“Non per caso Gesù ha voluto conservare le piaghe nelle sue mani per farci sentire la sua misericordia. E questa è la nostra forza, la nostra speranza”. “È Lui che ci salva, è Lui che alla fine della nostra vita ci porta per mano come un papà, proprio in quel Cielo dove sono i nostri” cari.
Il Papa invita anche a ricordare quelli che nessuno ricorda: “le vittime delle guerre e delle violenze; tanti ‘piccoli’ del mondo schiacciati dalla fame e dalla miseria”, i fratelli e le sorelle “uccisi perché cristiani; e quanti hanno sacrificato la vita per servire gli altri”.
“La tradizione della Chiesa – afferma il Papa - ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la Celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate”.
“Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi – sottolinea - sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti”, all’incontro gioioso con Dio, con la bellezza, la bontà, la tenerezza, l’amore pieno: “Questa certezza conferisce un senso nuovo e pieno alla vita terrena e ci apre alla speranza per la vita oltre la morte”.
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