venerdì, novembre 11, 2016
A distanza di pochi giorni dalla risposta alle accuse dell’Unione Europea sullo shopping online, Google torna a pubblicare una nuova lettera aperta per difendersi dalle accuse di concorrenza sleale formulate dalla Commissione Europea riguardo la gestione della compatibilità di Android e la distribuzione delle applicazioni.

HD Blog - Il Senior Vice President and General Counsel Kent Walker ricorda le origini del sistema operativo Android, lanciato ufficialmente sul mercato nel lontano 2007 come piattaforma open-source e, in quanto tale, disponibile all’uso senza che i produttori di dispositivi mobili siano costretti a investire ingenti quote di denaro nell’acquisto di un sistema operativo “chiuso”. Ad oggi sono oltre 24 mila gli smartphone e tablet realizzati da più di 1300 brand ad essere dotati di OS Android, con il dispositivo meno costoso che può essere acquistato ad appena 45 euro .

“La risposta che presentiamo oggi dimostra come l’ecosistema Android equilibri con attenzione gli interessi degli utenti, degli sviluppatori, dei produttori di hardware e degli operatori di rete mobile. Android non ha danneggiato la concorrenza, l’ha estesa”.

Walker illustra alla Commissione Europea quattro aspetti di fondamentale importanza:

La Commissione Europea considera che Android e iOS non siano in competizione. Viceversa, né Google, né Apple, né tantomeno i produttori di smartphone, gli sviluppatori o gli utenti stessi pensano che ciò corrisponda a verità. La conferma viene anche da un sondaggio, da cui emerge come 9 intervistati su 10 ritengano che Apple e Android siano in competizione tra loro.

Ci sono 13 milioni di sviluppatori Android in Europa che necessitano di una minimizzazione della frammentazione dell’ecosistema mobile. Si sa, Android fa della frammentazione un suo elemento di specificità proprio a causa della – o grazie alla – sua natura open-source, ma tale aspetto non può portare gli sviluppatori a realizzare tante versioni delle loro applicazioni quanti sono i dispositivi Android presenti sul mercato. Serve dunque un minimo livello di compatibilità tra i dispositivi Android che sia frutto della collaborazione tra Google e i singoli produttori. Tale aspetto, tuttavia, rischia di essere minato dall’accusa della Commissione Europea.

La Commissione Europea è contraria al fatto che Google inserisca le proprie app all’interno dei dispositivi. Per contro, Google ricorda che nessun produttore di hardware è obbligato a pre-installare app Google sul proprio smartphone o tablet Android. La presenza di una suite di app – afferma l’azienda di Mountain View – non può che facilitare l’uso quotidiano del dispositivo consentendo di accedere in modo semplice e immediato alle funzionalità più utilizzate. I principali concorrenti si comportano nello stesso modo con i loro sistemi operativi: si pensi che le app Google incidono per meno di un terzo sul numero totale di app pre-installate su uno smartphone, diversamente da quanto avviene su Apple e i dispositivi mobili di Microsoft. Non c’è “preclusione”, afferma Walker, in quanto chiunque può sostituire un’app Google con un’altra analoga scaricabile dal Play Store.

La suite di applicazioni Google può essere distribuita gratuitamente grazie alla presenza sui dispositivi di servizi come Google Search e Google Play. A dire di Google, si tratta di “una soluzione efficiente per tutti”, in quanto riduce i costi per i produttori e i consumatori garantendo la sostenibilità degli investimenti di Google in Android e lo store online.

“La rapida innovazione, l’ampia offerta e i prezzi in calo che vediamo negli smartphone rappresentano le caratteristiche di una forte concorrenza”.

La preoccupazione di Google è che l’approccio della Commissione Europea mini il fragile equilibrio instaurato tra Google, gli utenti e gli sviluppatori, rischiando di favorire le piattaforme chiuse – vedasi iOS – rispetto a quelle aperte.

“Significherebbe meno innovazione, meno scelta, meno competizione e prezzi più alti”.




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