Arrivato in Senato il provvedimento per la tutela di chi segnala corruzione e illeciti. Ancora molte le lacune.
In inglese si chiamano whistleblower, letteralmente "soffiatori di fischietto". Da noi non c’è neppure una parola per definirli, senza scadere nell'idea della "spia", da isolare ed allontanare. Presto, però, potrebbe esserci una legge per proteggere quella porzione di cittadini che decidono di non rimanere in silenzio, di non coltivare l'omertà, ma di denunciare..
Ventitré miliardi, tanto sono costati, ad esempio, gli sprechi nella sanità nel 2014 secondo il libro bianco Ispe. Per Transparency Italia circa sei miliardi sono da considerarsi corruzione, ma in realtà non siamo neanche in grado di approcciare un calcolo di questo nefasto fenomeno criminale. Appalti pilotati, nomine non qualificate, benefit ingiustificati e mazzette per tagliare le liste d’attesa, ad oggi è proprio il settore sanitario, secondo il servizio di allerta anticorruzione (Alac), ad aver ricevuto il numero più alto di segnalazioni
L'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), nel suo rapporto sul whistleblowing in Italia ha preso in esame 299 segnalazioni da settembre 2014 a maggio 2016. La maggior parte arrivano dal settore pubblico (circa il 65%): si va dalla truffa nella richiesta dei buoni pasti e nella timbratura dei cartellini fino alle parcelle gonfiate per spese da liquidare.
Il cammino legislativo finora è stato assai travagliato. Sono passati quasi dieci mesi da quando, il 21 gennaio, la Camera ha sdoganato la proposta che era stata concepita, nella sua forma iniziale, ben tre anni prima dalla deputata 5 Stelle Francesca Businarolo. Il testimone era passato quindi al Senato. Ma in questi dieci mesi le carte sono rimaste ferme.
La nuova legge, però, sarà indirizzata soprattutto alla Pubblica Amministrazione, presentando molte lacune sul settore privato. Come spiega Priscilla Robledo, della campagna Voci di giustizia, l'articolo 2 del ddl, pur prevedendo l'estensione della normativa al settore privato, "è formulato facendo riferimento a un particolare modello organizzativo delle aziende, il 231, che pochissime hanno adottato" (appena il 5% del privato). Ma soprattutto ancora manca un elemento fondamentale per la sicurezza e la qualità di vita lavorativa del whistleblower: la segretezza, ovvero la possibilità di rimanere al proprio posto senza subire ritorsioni.
Il sistema di protezione, per quanto ancora limitato, è comunque destinato ad entrare nel diritto italiano, tanto che anche lo scioglilingua dovrebbe presto sparire. L’Anac, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, ha indetto un concorso tra gli studenti per tradurre "whistleblowing" in una, più comprensibile, parola italiana. Non un dettaglio, giacché come spesso ripetono magistrati ed esperti, la trasparenza e la legalità devono ancor più penetrare nel tessuto culturale e sociale del paese.
In inglese si chiamano whistleblower, letteralmente "soffiatori di fischietto". Da noi non c’è neppure una parola per definirli, senza scadere nell'idea della "spia", da isolare ed allontanare. Presto, però, potrebbe esserci una legge per proteggere quella porzione di cittadini che decidono di non rimanere in silenzio, di non coltivare l'omertà, ma di denunciare..
Ventitré miliardi, tanto sono costati, ad esempio, gli sprechi nella sanità nel 2014 secondo il libro bianco Ispe. Per Transparency Italia circa sei miliardi sono da considerarsi corruzione, ma in realtà non siamo neanche in grado di approcciare un calcolo di questo nefasto fenomeno criminale. Appalti pilotati, nomine non qualificate, benefit ingiustificati e mazzette per tagliare le liste d’attesa, ad oggi è proprio il settore sanitario, secondo il servizio di allerta anticorruzione (Alac), ad aver ricevuto il numero più alto di segnalazioni
L'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), nel suo rapporto sul whistleblowing in Italia ha preso in esame 299 segnalazioni da settembre 2014 a maggio 2016. La maggior parte arrivano dal settore pubblico (circa il 65%): si va dalla truffa nella richiesta dei buoni pasti e nella timbratura dei cartellini fino alle parcelle gonfiate per spese da liquidare.
Il cammino legislativo finora è stato assai travagliato. Sono passati quasi dieci mesi da quando, il 21 gennaio, la Camera ha sdoganato la proposta che era stata concepita, nella sua forma iniziale, ben tre anni prima dalla deputata 5 Stelle Francesca Businarolo. Il testimone era passato quindi al Senato. Ma in questi dieci mesi le carte sono rimaste ferme.
La nuova legge, però, sarà indirizzata soprattutto alla Pubblica Amministrazione, presentando molte lacune sul settore privato. Come spiega Priscilla Robledo, della campagna Voci di giustizia, l'articolo 2 del ddl, pur prevedendo l'estensione della normativa al settore privato, "è formulato facendo riferimento a un particolare modello organizzativo delle aziende, il 231, che pochissime hanno adottato" (appena il 5% del privato). Ma soprattutto ancora manca un elemento fondamentale per la sicurezza e la qualità di vita lavorativa del whistleblower: la segretezza, ovvero la possibilità di rimanere al proprio posto senza subire ritorsioni.
Il sistema di protezione, per quanto ancora limitato, è comunque destinato ad entrare nel diritto italiano, tanto che anche lo scioglilingua dovrebbe presto sparire. L’Anac, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, ha indetto un concorso tra gli studenti per tradurre "whistleblowing" in una, più comprensibile, parola italiana. Non un dettaglio, giacché come spesso ripetono magistrati ed esperti, la trasparenza e la legalità devono ancor più penetrare nel tessuto culturale e sociale del paese.
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