Sul treno che è deragliato venerdì scorso a metà strada tra Yaoundé e Douala, con oltre 1.300 passeggeri a bordo, viaggiava anche il missionario saveriano padre Carlo Girola, originario di Oltrona di San Mamette, in provincia di Como.
Radio Vaticana - Per il sovraffollamento, erano state aggiunte altre carrozze, ma i freni non hanno retto. Oltre 200 le vittime e varie centinaia i feriti. Il confratello padre Eugenio Pulcini, raggiunto telefonicamente in Camerun da Marcello Storgato, parla dell’incidente e del missionario: ascolta
R. - Mi trovo qui all’ospedale centrale di Yaoundé dove si trova il corpo di padre Carlo. La situazione è un po’ caotica, c’è una marea di gente e le pratiche amministrative sono lunghe. Il corpo di Carlo è stato identificato: è il numero 121. Hanno iniziato a chiamare; siamo arrivati al numero 102 .
Il nostro turno arriverà quando chiameranno il numero 121. Allora potremo entrare e decidere quando organizzare i funerali una volta che ci daranno il corpo.
D. - Quindi le vittime sono molte di più delle 50 circa annunciate …
R. – Parlavano di una cinquantina, ma Carlo è il numero 121 … Per me sono più di 200!
D. - Può essere ricostruita un po’ la dinamica dell’incidente?
R. - La strada che unisce Yaoundé a Douala è stata bloccata venerdì mattina per la caduta di un ponticello che ha sbarrato la strada. C’era questo fiume di gente che si precipitava a Douala e tutti si sono riversati sul treno. Le carrozze non bastavano. Hanno quindi cercato di aggiungere più carrozze possibili, ma non hanno calcolato bene la dinamica: la locomotiva non aveva la forza di trascinare e di gestire tutto questo numero esagerato di carrozze. A un certo punto i convogli posteriori hanno cominciato a sbandare, si sono staccate addirittura dalla locomotiva e hanno iniziato a prendere il volo in un precipizio. Si tratta di sette, otto carrozze. In una di queste c’era anche padre Carlo.
D. - Non è stato possibile nessun soccorso, immagino …
R. - Non immediatamente. Le carrozze sono ancora sul posto perché non hanno i mezzi per sollevarle. C’è gente che sta aspettando i corpi che si troverebbero ancora sotto i vagoni, impossibili da sollevare. Quindi ci sono ancora dei morti sotto i vagoni.
D. - Quando pensate di fare i funerali? Dove sarà sepolto padre Carlo?
R. - Pensiamo di portarlo in parrocchia giovedì mattina e di fare una veglia di preghiera con la celebrazione delle Messe per tutta la giornata insieme alla comunità ecclesiale fino alla mezzanotte. Venerdì mattina alle 4 partiremo da Yaoundé con le corriere e andremo a Douala, a casa nostra, dove lui stesso nel mese di agosto era sceso per preparare la tomba di padre Giovanni Montesi (altro saveriano morto per infarto). Lì, avrebbe detto: “Il prossimo sarei io”. Douala diventa il cimitero dei saveriani della regione del Camerun.
D. - Come ricordi padre Carlo?
R. - Direi due avverbi che definiscono la sua persona: rapidamente e intensamente. Un uomo rapido e intenso in tutti i sensi; un missionario di alta qualità. Abbiamo perso un confratello che ha vissuto la vita veramente in modo rapido e intenso.
D - Sentiamo la sorella Maria Rosa Girola: Come ricordi padre Carlo?
R. - Carlo era un fratello eccezionale; ha sempre cercato di fare del bene a tutti, di aiutare le persone sia dal punto di vista umano che spirituale. Abbiamo tre fratelli e siamo cresciuti insieme; ci siamo sempre voluti bene.
D. - State partendo per il Camerun?
R. - Sì. Lui mi dà la forza di andare a vedere e non saprò come ringraziare tutti perché sicuramente avremo un’accoglienza speciale.
R. - Mi trovo qui all’ospedale centrale di Yaoundé dove si trova il corpo di padre Carlo. La situazione è un po’ caotica, c’è una marea di gente e le pratiche amministrative sono lunghe. Il corpo di Carlo è stato identificato: è il numero 121. Hanno iniziato a chiamare; siamo arrivati al numero 102 .
Il nostro turno arriverà quando chiameranno il numero 121. Allora potremo entrare e decidere quando organizzare i funerali una volta che ci daranno il corpo.
D. - Quindi le vittime sono molte di più delle 50 circa annunciate …
R. – Parlavano di una cinquantina, ma Carlo è il numero 121 … Per me sono più di 200!
D. - Può essere ricostruita un po’ la dinamica dell’incidente?
R. - La strada che unisce Yaoundé a Douala è stata bloccata venerdì mattina per la caduta di un ponticello che ha sbarrato la strada. C’era questo fiume di gente che si precipitava a Douala e tutti si sono riversati sul treno. Le carrozze non bastavano. Hanno quindi cercato di aggiungere più carrozze possibili, ma non hanno calcolato bene la dinamica: la locomotiva non aveva la forza di trascinare e di gestire tutto questo numero esagerato di carrozze. A un certo punto i convogli posteriori hanno cominciato a sbandare, si sono staccate addirittura dalla locomotiva e hanno iniziato a prendere il volo in un precipizio. Si tratta di sette, otto carrozze. In una di queste c’era anche padre Carlo.
D. - Non è stato possibile nessun soccorso, immagino …
R. - Non immediatamente. Le carrozze sono ancora sul posto perché non hanno i mezzi per sollevarle. C’è gente che sta aspettando i corpi che si troverebbero ancora sotto i vagoni, impossibili da sollevare. Quindi ci sono ancora dei morti sotto i vagoni.
D. - Quando pensate di fare i funerali? Dove sarà sepolto padre Carlo?
R. - Pensiamo di portarlo in parrocchia giovedì mattina e di fare una veglia di preghiera con la celebrazione delle Messe per tutta la giornata insieme alla comunità ecclesiale fino alla mezzanotte. Venerdì mattina alle 4 partiremo da Yaoundé con le corriere e andremo a Douala, a casa nostra, dove lui stesso nel mese di agosto era sceso per preparare la tomba di padre Giovanni Montesi (altro saveriano morto per infarto). Lì, avrebbe detto: “Il prossimo sarei io”. Douala diventa il cimitero dei saveriani della regione del Camerun.
D. - Come ricordi padre Carlo?
R. - Direi due avverbi che definiscono la sua persona: rapidamente e intensamente. Un uomo rapido e intenso in tutti i sensi; un missionario di alta qualità. Abbiamo perso un confratello che ha vissuto la vita veramente in modo rapido e intenso.
D - Sentiamo la sorella Maria Rosa Girola: Come ricordi padre Carlo?
R. - Carlo era un fratello eccezionale; ha sempre cercato di fare del bene a tutti, di aiutare le persone sia dal punto di vista umano che spirituale. Abbiamo tre fratelli e siamo cresciuti insieme; ci siamo sempre voluti bene.
D. - State partendo per il Camerun?
R. - Sì. Lui mi dà la forza di andare a vedere e non saprò come ringraziare tutti perché sicuramente avremo un’accoglienza speciale.
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