venerdì, settembre 30, 2016
Maxi-sequestro nel capoluogo campano, i dipinti ritrovati nel corso di un'operazione contro un gruppo di narcotrafficanti in affari con il clan camorristico degli Amato-Pagano, gli scissionisti di Secondigliano e Scampia.

"Attrezzi da ladruncoli per un furto che il denaro non può calcolare". Così scrivevano i giornali l'8 Dicembre 2002, all'indomani dell'incredibile furto di 2 Van Gogh al "suo" museo ad Amsterdam. Uno smacco inconcepibile proprio in prossimità dei 150 anni dalla sua nascita che si sarebbero celebrati nel 2003 (e chissà se il povero Vincent, cui il successo non arrise per tutta una tragica vita, avrebbe mai potuto immaginare qualcosa di simile). Dell'efferato furto rimanevano soltanto una corda che pendeva e una scala appoggiata all'esterno.

Eppure oggi, a quasi 14 anni da quel giorno, il grigio cielo autunnale di Amsterdam potrebbe riabbracciare i due dipinti: "Uscita dalla chiesa riformata di Nuenen" (1885) e "Vista della spiaggia di Scheveningen con tempesta" (1882). Quelle opere "impossibili da comprare" che lasciarono il più grande monumento dedicato al genio olandese sono tornate stamane alla luce, dall'altra parte del continente, a Castellammare di Stabia.

Erano nella cassaforte di uno degli arrestati, nel corso di un'operazione della Guardia di Finanza contro un gruppo di narcotrafficanti in affari con il clan camorristico degli Amato-Pagano, i cosiddetti scissionisti attivi nelle zone di Secondigliano e Scampia. Nascoste in uno stabile riconducibile a Raffaele Imperiale, ras del narcotraffico internazionale, sono state immediatamente sottoposte alla perizia degli esperti che ne hanno confermato l'autenticità.

Resta ancora un mistero come ne fossero venuti in possesso: "Quando li abbiamo finalmente trovati, non credevamo ai nostri occhi", dicono con orgoglio ed emozione dalla Procura di Napoli guidata da Giovanni Colangelo.

Che il traffico di opere d'arte sia interesse della camorra è, tuttavia, noto sin dagli anni '70, dall'esplosione delle televendite e dell aste televisive, che riguardavano opere sia rubate che contraffatte. Il grande traffico di opere d'arte rubate era gestito, in particolare, dal Clan di Lorenzo Nuvoletta, da Marano di Napoli, ma anche la Famiglia Giuliano, di Forcella, non era estranea a tali lucrosi ambiti. Oggi, nell'era della crisi globale, l'interesse nell'arte come "bene rifugio" non ha fatto che aumentare questo fenomeno, con la creazione di vere e proprie reti internazionali operanti a più livelli.


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