Doping, giallo sull'attacco hacker al sito Wada. Coperti atleti Usa dopati durante le ultime Olimpiadi
I pirati informatici probabilmente di nazionalità russa e già dietro allo scandalo mail che ha colpito la Clinton. Sarebbero penetrati nei server dell'agenzia antidoping internazionale, divulgando documenti classificati. Coinvolti atleti americani che sarebbero stati coperti a Rio.
Un'accusa pesantissima, che lascia aperte considerazioni e tanti dubbi sulla vicenda: alcuni atleti di punta della squadra statunitense che ha partecipato alle ultime olimpiadi hanno gareggiato a Rio sotto l'effetto di sostanze dopanti. A sostenerlo, un gruppo di hacker, si pensa russi, che penetrati nel server della Wada, l'agenzia mondiale antidoping, rendendo note alcune carte confidenziali che testimoniano l'assunzione di sostanze proibite.
In particolare, sarebbero stati giustificati dietro certificati medici valori anormali registrati nel corso di controlli antidoping fatti alla vigilia e durante le Olimpiadi brasiliane. Nell'elenco ci sono i nomi più prestigiosi della spedizione Usa, tra questi quello delle sorelle Williams e della campionessa della ginnastica Simon Biles.
Al centro della vicenda sono le discusse certificazioni mediche fornite dagli atleti per spiegare valori anomali. A volte sono stati accettati, altre volte no e la cosa ha portato a condanne e sospensioni dall'attività agonistica. Inoltre, dietro di essi spesso si nasconde, celato sotto altre sostanze, l'uso di doping. Esemplare di quante problematiche sollevino pratiche così variabili, fu il caso della tennista russa Maria Sharapova nel caso Meldonium.
Lo scandalo avrebbe il suo epicentro nella federazione internazionale di ginnastica e in particolare il settore delle esenzioni terapeutiche. Simone Biles, quattro medaglie d'oro nella ginnastica, secondo i documenti avrebbe assunto metilfenidato, uno psicostimolante, e anfetamine sotto ricetta medica. Più volte i controlli della Wada hanno rilevato la presenza di queste sostanze, anche durante la competizione, ma la positività non è mai stata comunicata perché l'atleta aveva un apposito Tue (therapy use exemption) autorizzato dalla federazione internazionale.
Proprio nella lista delle esenzioni figurano anche le sorelle Williams, star del tennis, che però non sarebbero risultante positive.
Certo gli illeciti sono da dimostrare, ma si tratta dell'ennesima accusa la Wada e l'intero sistema dell'antidoping, stavolta, a quanto sembra, proprio da parte dei russi, i "grandi esclusi" dai Giochi di Rio.
In particolare, sarebbero stati giustificati dietro certificati medici valori anormali registrati nel corso di controlli antidoping fatti alla vigilia e durante le Olimpiadi brasiliane. Nell'elenco ci sono i nomi più prestigiosi della spedizione Usa, tra questi quello delle sorelle Williams e della campionessa della ginnastica Simon Biles.
Al centro della vicenda sono le discusse certificazioni mediche fornite dagli atleti per spiegare valori anomali. A volte sono stati accettati, altre volte no e la cosa ha portato a condanne e sospensioni dall'attività agonistica. Inoltre, dietro di essi spesso si nasconde, celato sotto altre sostanze, l'uso di doping. Esemplare di quante problematiche sollevino pratiche così variabili, fu il caso della tennista russa Maria Sharapova nel caso Meldonium.
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