La risposta: "Si alimenta odio". Imbarazzo tra i Repubblicani, dopo la Convention che ha confermato la candidatura del tycoon per la corsa alla Casa Bianca.
Che la campagna repubblicana per la corsa alla Casa Bianca avesse raggiunto livelli di violenza verbale senza precedenti lo si era visto sin dall'annuncio della candidatura di Donald Trump nei mesi scorsi. La stessa Convention di Cleveland ha visto scontri e polemiche. Quello di oggi è un altro capitolo nella lunga campagna elettorale che caratterizzerà lo scontro tra Hillary Clinton ed il miliardario newyorkese.
A scatenare il finimondo, stavolta, sono state le accuse di Al Baldasaro, consigliere di Donald Trump, allo show radiofonico di Jeff Kuhner, per il quale Hillary Clinton "dovrebbe essere portata davanti a un plotone di esecuzione e fucilata per alto tradimento".
"Per me Hillary è come Jane Fonda in Vietnam", ha continuato, riferendosi alla famosa attrice che negli anni '60-'70 fu più volte accusata di avere posizioni anti-americane. Hillary, ha concluso, "è una disgrazia per le bugie che ha detto alle madri i cui figli sono stati uccisi a Bengasi. Tutto mi disgusta di lei, dovrebbe essere messa lungo una linea di tiro e giustiziata per tradimento".
Grande l'imbarazzo nell'entourage del candidato alla Casa Bianca fresco di nomination, con la sua campagna che di fatto prende le distanze. Immediatamente aperta un'inchiesta.
Dopo una campagna di insulti ed attacchi verso la sua persona, in particolare dopo la convention repubblicana, è arrivata la risposta di Hillary Clinton: "La costante escalation di retorica offensiva da parte di Trump rischia di alimentare tra i repubblicani quel tipo d'odio che da tempo era stato relegato ai margini della politica americana".
Si tratterebbe, secondo la candidata democratica, di "un pericoloso fenomeno", acuito dalla quantità di slogan sciorinati in questi ultimi giorni dal palco di Cleveland, dall'ex sindaco di New York Rudi Giuliani, al governatore del New jersey Chris Christie e Donald Trump Jr: "Hillary for prison" e "Lock her up", mettetela in galera, sono soltanto i più gettonati.
Che la campagna repubblicana per la corsa alla Casa Bianca avesse raggiunto livelli di violenza verbale senza precedenti lo si era visto sin dall'annuncio della candidatura di Donald Trump nei mesi scorsi. La stessa Convention di Cleveland ha visto scontri e polemiche. Quello di oggi è un altro capitolo nella lunga campagna elettorale che caratterizzerà lo scontro tra Hillary Clinton ed il miliardario newyorkese.
A scatenare il finimondo, stavolta, sono state le accuse di Al Baldasaro, consigliere di Donald Trump, allo show radiofonico di Jeff Kuhner, per il quale Hillary Clinton "dovrebbe essere portata davanti a un plotone di esecuzione e fucilata per alto tradimento".
"Per me Hillary è come Jane Fonda in Vietnam", ha continuato, riferendosi alla famosa attrice che negli anni '60-'70 fu più volte accusata di avere posizioni anti-americane. Hillary, ha concluso, "è una disgrazia per le bugie che ha detto alle madri i cui figli sono stati uccisi a Bengasi. Tutto mi disgusta di lei, dovrebbe essere messa lungo una linea di tiro e giustiziata per tradimento".
Grande l'imbarazzo nell'entourage del candidato alla Casa Bianca fresco di nomination, con la sua campagna che di fatto prende le distanze. Immediatamente aperta un'inchiesta.
Dopo una campagna di insulti ed attacchi verso la sua persona, in particolare dopo la convention repubblicana, è arrivata la risposta di Hillary Clinton: "La costante escalation di retorica offensiva da parte di Trump rischia di alimentare tra i repubblicani quel tipo d'odio che da tempo era stato relegato ai margini della politica americana".
Si tratterebbe, secondo la candidata democratica, di "un pericoloso fenomeno", acuito dalla quantità di slogan sciorinati in questi ultimi giorni dal palco di Cleveland, dall'ex sindaco di New York Rudi Giuliani, al governatore del New jersey Chris Christie e Donald Trump Jr: "Hillary for prison" e "Lock her up", mettetela in galera, sono soltanto i più gettonati.
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