Traguardo storico per il buco dell’ozono nell’Antartide che finalmente comincia a ridursi registrando un'inversione di tendenza rispetto al 2000 in cui aveva raggiunto il picco dell'estensione.
Radio Vaticana -I dati sono stati forniti da una ricerca coordinata dal Massachusets Institute of Technology (Mit) e pubblicati sulla rivista Science. Gioia Tagliente ne ha parlato con Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia presso l'Università di Firenze: (ascolta)
R. – Per quanto riguarda l’ozono, ha funzionato abbastanza bene la Convenzione di Montreal del 1985, che vietava l’uso di una serie di gas: in particolare quelli che si usano nei sistemi refrigeranti, che si legano con l’ozono diminuendone quindi la quantità. Da questo punto di vista, la Convenzione di Montreal ha in qualche modo bloccato questo fenomeno.
D. – Qual è l’effetto dell’ozono?
R. – Ha un effetto importante in stratosfera, perché blocca una quantità della radiazione ultravioletta. Quest’ultima, se passa in eccesso l’atmosfera nella zona della stratosfera, può poi creare dei problemi, e in particolare per quanto riguarda i tumori della pelle. Per questo il problema dell’ozono è sempre stato molto sentito. Non ha molto a che vedere, come invece spesso si dice, con i cambiamenti del clima: sono due cose diverse. I cambiamenti climatici dipendono da altri gas: in particolare dall’anidride carbonica e ossidi di azoto.
D. – Gli studiosi riportano nel 2015 un’estensione record del buco dell’ozono, per poi registrare una progressiva riduzione, in particolare a settembre: come mai un’inversione di marcia così repentina?
R. – Può essere dovuta a molte cause, come la circolazione generale dell’atmosfera; anche in stratosfera, con le macchie solari; fenomeni di carattere astronomico legati alle quantità di radiazione ultravioletta che può arrivare sul pianeta.
D. – Quindi anche fattori naturali hanno contribuito alla progressiva riduzione…
R. – Sì, possono aver influito dei fattori naturali anzi direi che hanno influito perché dal punto di vista dei fattori fisici che determinavano la diminuzione, come dicevo, la Convenzione di Montreal aveva funzionato abbastanza bene.
D. – Stiamo sulla strada giusta: questa riduzione testimonia l’efficacia delle politiche internazionali contro l’inquinamento?
R. – Quando ci si impegna e l’impegno è abbastanza circoscritto, senz’altro. Il problema del cambiamento del clima è molto più complesso perché riguarda tutta l’economia e il modello economico. Quindi è più complicato.
D. – Gli scienziati dicono che se il cloro continuerà a dissiparsi, il buco dell’ozono potrebbe chiudersi entro il 2050: lei cosa ne pensa?
R. – È una stima ragionevole.
Radio Vaticana -I dati sono stati forniti da una ricerca coordinata dal Massachusets Institute of Technology (Mit) e pubblicati sulla rivista Science. Gioia Tagliente ne ha parlato con Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia presso l'Università di Firenze: (ascolta)
R. – Per quanto riguarda l’ozono, ha funzionato abbastanza bene la Convenzione di Montreal del 1985, che vietava l’uso di una serie di gas: in particolare quelli che si usano nei sistemi refrigeranti, che si legano con l’ozono diminuendone quindi la quantità. Da questo punto di vista, la Convenzione di Montreal ha in qualche modo bloccato questo fenomeno.
D. – Qual è l’effetto dell’ozono?
R. – Ha un effetto importante in stratosfera, perché blocca una quantità della radiazione ultravioletta. Quest’ultima, se passa in eccesso l’atmosfera nella zona della stratosfera, può poi creare dei problemi, e in particolare per quanto riguarda i tumori della pelle. Per questo il problema dell’ozono è sempre stato molto sentito. Non ha molto a che vedere, come invece spesso si dice, con i cambiamenti del clima: sono due cose diverse. I cambiamenti climatici dipendono da altri gas: in particolare dall’anidride carbonica e ossidi di azoto.
D. – Gli studiosi riportano nel 2015 un’estensione record del buco dell’ozono, per poi registrare una progressiva riduzione, in particolare a settembre: come mai un’inversione di marcia così repentina?
R. – Può essere dovuta a molte cause, come la circolazione generale dell’atmosfera; anche in stratosfera, con le macchie solari; fenomeni di carattere astronomico legati alle quantità di radiazione ultravioletta che può arrivare sul pianeta.
D. – Quindi anche fattori naturali hanno contribuito alla progressiva riduzione…
R. – Sì, possono aver influito dei fattori naturali anzi direi che hanno influito perché dal punto di vista dei fattori fisici che determinavano la diminuzione, come dicevo, la Convenzione di Montreal aveva funzionato abbastanza bene.
D. – Stiamo sulla strada giusta: questa riduzione testimonia l’efficacia delle politiche internazionali contro l’inquinamento?
R. – Quando ci si impegna e l’impegno è abbastanza circoscritto, senz’altro. Il problema del cambiamento del clima è molto più complesso perché riguarda tutta l’economia e il modello economico. Quindi è più complicato.
D. – Gli scienziati dicono che se il cloro continuerà a dissiparsi, il buco dell’ozono potrebbe chiudersi entro il 2050: lei cosa ne pensa?
R. – È una stima ragionevole.
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