lunedì, giugno 27, 2016
Camera e Senato rispondono all’appello di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che ha chiesto alle istituzioni italiane di riconoscere ufficialmente come genocidio quello commesso da Isis nei confronti delle minoranze religiose in Iraq e in Siria. Se per la fede è martirio, alle istituzioni civili compete riconoscere il genocidio. 

Nei giorni scorsi Camera e Senato hanno presentato due mozioni sull’argomento che sono state firmate in totale da oltre un centinaio di parlamentari. Alla mozione della Camera, i cui primi firmatari sono Eugenia Roccella, Giancarlo Giorgetti e Emanuele Fiano, hanno aderito oltre 50 deputati di quasi tutti i gruppi (FI, FdI, Pd, Lega, Cor, Ncd, Idea). La mozione del Senato ha avuto come primi firmatari i senatori Maurizio Sacconi, Luigi Manconi, Lucio Malan e Gian Marco Centinaio.

«Non dobbiamo abituarci al male, dobbiamo avere fiducia negli strumenti che la comunità internazionale può utilizzare per contrastare questo fenomeno non soltanto attraverso la sconfitta militare, ma anche attraverso la giustizia formale», ha commentato Maurizio Sacconi, certo che la mozione verrà discussa al più presto in Aula. Spiegando perché ha deciso di aderire all’appello lanciato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, il senatore ha notato come «purtroppo siano necessari atti formali anche per riconoscere una verità evidente come quella del genocidio delle minoranze etniche e religiose ad opera di Isis».

L’auspicio è che il governo italiano non si limiti a sostenere le organizzazioni umanitarie che cercano di assistere le minoranze religiose nelle aree controllate dallo Stato Islamico, ma che possa operare «nelle sedi sovranazionali affinché il diritto penale internazionale riconosca questo reato e la Corte di giustizia agisca di conseguenza».

Sacconi fa inoltre riferimento al «paradosso tutto italiano» di un paese la cui storia è fortemente intrisa di cristianità e che include al suo interno lo Stato del Vaticano, in cui tuttavia «sembra esserci disattenzione proprio verso la persecuzione dei cristiani al punto che nell'attuale Colosseo globale molti sembrano tifare per i leoni».

Anche l’on. Eugenia Roccella fa riferimento alla disattenzione e all’abitudine che abbiamo sviluppato nei confronti delle tragiche notizie che giungono da Iraq e Siria. Le stime sempre più drammatiche anziché destare la nostra attenzione, sembrano lasciarci indifferenti. Ed è per questo, spiega l’on Roccella, «che riconoscere il genocidio può essere utile non soltanto per mettere in moto strumenti di intervento internazionale, ma anche per risvegliare i mezzi di comunicazione. Non dobbiamo tollerare che la morte di un gorilla riceva più attenzione mediatica dell’uccisione dei cristiani».

Secondo la deputata l’Italia potrebbe «fare molto di più», fino ad assumere una leadership internazionale riguardo ad un tema «che è ignorato dai media anche perché non è mai stato messo nell’agenda politica». Il peso politico del nostro paese è per la Roccella rafforzato dalla vicinanza non soltanto geografica della Santa Sede, specie durante un pontificato tanto sensibile alla persecuzione delle minoranze religiose. «Possiamo e dobbiamo assumere un ruolo di difesa dei cristiani perseguitati e, in generale, di difesa della libertà religiosa e dei diritti umani».


“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2015 ha raccolto oltre 124 milioni di euro nei 22 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato 6.209 progetti in 146 nazioni.


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