Servizi e disservizi. Una dicotomia esasperante nel nostro quotidiano, che diventa intrigante rassegnazione in un'Italia ancora una volta vittima della contraddizione tra progresso e addetti ai lavori.
Temete che le Istituzioni, i servizi on line e le aziende di telecomunicazioni vi prendano in giro?
Non temetelo: è già un dato di fatto. Fatevene una ragione, oppure staccate tutto e tornate alle candele e al calamaio. Siamo nell’Italia della iper comunicazione disconnessa. Considerati i disagi della banda larga, e i disastri dei gestori telefonici che promettono velocità Adsl mirabolanti, che altro ci servirebbe per il download completo dell’utente raggirato?
Presto detto: una qualità delle risorse umane inadeguata e una disorganizzazione diffusa. Ecco, anche qui siamo a posto.
Un esempio concreto? Compriamo qualcosa on line, perché è comodo e abbiamo comunque fiducia.
Speriamo che i nostri soldi siano stai spesi bene, mettiamo via la prepagata e aspettiamo che l’azienda del caso faccia il suo dovere. Attendiamo che il nostro mazzo di rose venga consegnato a 500 chilometri di distanza, confidando nella serietà del tacito accordo “prima paga” e “poi verrai soddisfatto”.
Poi, a un certo punto, ti viene la curiosità di sapere dove siano i tuoi fiori; e scopri dal destinatario che il mazzo non è arrivato. Cerchiamo di contattare l’azienda e finiamo in un ginepraio di numeri da circo cerebrale.
Esiste il numero verde, certo: ma solo per gli ordini. Se vogliamo seguire il nostro acquisto occorre comporre un numero a pagamento - ma non risponde una persona - risponde un disco rassicurante: qualora la consegna non andasse a buon fine verrai contattato. Ma nessuno ci contatta, e intanto il bouquet per la persona amata non arriva nel tempo previsto.
Alla fine, causa il muro mediatico da sfinimento, ci ripromettiamo di non cascarci più. In realtà ci riproveremo, perché diamine non saranno mica tutti così! E poi i fiori sono belli, e chi li riceve è estasiato. In fondo se il corriere fiorista si giustifica con: “Signò me sò n’tricato, stò in via della Grande Guerra” è difficile non ridicerci sopra, una volta tanto, tra una guerra e l’altra.
Temete che le Istituzioni, i servizi on line e le aziende di telecomunicazioni vi prendano in giro?
Non temetelo: è già un dato di fatto. Fatevene una ragione, oppure staccate tutto e tornate alle candele e al calamaio. Siamo nell’Italia della iper comunicazione disconnessa. Considerati i disagi della banda larga, e i disastri dei gestori telefonici che promettono velocità Adsl mirabolanti, che altro ci servirebbe per il download completo dell’utente raggirato?
Presto detto: una qualità delle risorse umane inadeguata e una disorganizzazione diffusa. Ecco, anche qui siamo a posto.
Un esempio concreto? Compriamo qualcosa on line, perché è comodo e abbiamo comunque fiducia.
Speriamo che i nostri soldi siano stai spesi bene, mettiamo via la prepagata e aspettiamo che l’azienda del caso faccia il suo dovere. Attendiamo che il nostro mazzo di rose venga consegnato a 500 chilometri di distanza, confidando nella serietà del tacito accordo “prima paga” e “poi verrai soddisfatto”.
Poi, a un certo punto, ti viene la curiosità di sapere dove siano i tuoi fiori; e scopri dal destinatario che il mazzo non è arrivato. Cerchiamo di contattare l’azienda e finiamo in un ginepraio di numeri da circo cerebrale.
Esiste il numero verde, certo: ma solo per gli ordini. Se vogliamo seguire il nostro acquisto occorre comporre un numero a pagamento - ma non risponde una persona - risponde un disco rassicurante: qualora la consegna non andasse a buon fine verrai contattato. Ma nessuno ci contatta, e intanto il bouquet per la persona amata non arriva nel tempo previsto.
Alla fine, causa il muro mediatico da sfinimento, ci ripromettiamo di non cascarci più. In realtà ci riproveremo, perché diamine non saranno mica tutti così! E poi i fiori sono belli, e chi li riceve è estasiato. In fondo se il corriere fiorista si giustifica con: “Signò me sò n’tricato, stò in via della Grande Guerra” è difficile non ridicerci sopra, una volta tanto, tra una guerra e l’altra.
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