lunedì, maggio 09, 2016
Si è conclusa ieri la Sesta edizione della “Marcia per la vita”, che ha portato in piazza 30 mila persone contro l’aborto, l’eutanasia e contro qualsiasi altra forma che inibisce la famiglia tradizionale.

di Dario Cataldo

Negli anni, la cultura della vita ha subito una drastica battuta d’arresto in nome della Legge 194, della legge in discussione in Parlamento sull’eutanasia, sulle mancate politiche che incentivano la crescita demografica e la contestuale attenzione verso unioni che di certo non garantiscono la procreazione.La Marcia giunta ieri in Piazza San Pietro, accolta dal saluto di Papa Francesco è tutto questo.

Come ribadisce la portavoce, Virginia Coda Nunziante: “Noi siamo per la vita, senza compromessi. E i compromessi quali sono? Sono quelli all’inizio e alla fine della vita. Noi cerchiamo di sollevare il problema in Italia sul dramma dell’aborto e dell’approvazione della Legge 194 che – non dimentichiamolo – ha ucciso in Italia 5 milioni e 700.000 bambini dal momento della sua approvazione sino ad oggi; e chiaramente anche sul problema del fine vita: siamo contro una legge sull’eutanasia che è già in discussione in Parlamento. Siamo quindi per la vita senza compromessi.

Come un fiume in piena, la Portavoce continua nelle prese di posizione per delle questioni delicate e di cruciale rilevanza per le sorti non solo nazionali ma anche europee. La Dottoressa dichiara che “l’altro scopo, a nostro avviso molto importante, è quello di cercare di creare una vera cultura della vita, anche perché non c’è più nessun ricambio generazionale. Ormai in Italia abbiamo 1.3 figli per donna e ci prepariamo di qui al 2020 ad averne 0.8; per cui il nostro Paese non ha un ricambio, anche se questo avviene purtroppo anche negli altri Paesi d’Europa.

E allora, di fronte a questo – continua la Coda Nunziante – quello che chiediamo al governo è che, invece di spendere intorno ai 200 milioni di euro l’anno per la Legge 194 negli ospedali, si cerchi invece di dare questi soldi alle famiglie per incentivare le nascite. E certamente, anche da un punto di vista economico - pur non essendo questo l’aspetto più importante, comunque lo è - l’economia riprenderebbe. Anche gli economisti infatti lo dicono e lo ha detto anche il direttore della Morgan Stanley: finché in Italia la demografia non si riprende, non si potrà mai uscire dalla crisi economica. Di conseguenza, la cultura della vita è alla base di tutto il resto”.

La cultura contro la vita genera solitudine e quindi morte. Come pensare all’eutanasia se non in questa ottica? Spesso le persone anziane sono lasciate al proprio destino, isolate e schermite, come le madri che decidono di abortire. Sono le fasce deboli della società, quelle che invece necessitano di maggiori cure e tutela. L’assenza di politiche di sostegno che incentivano la procreazione, che incentivano lo sviluppo delle famiglie, ledono la crescita e quindi l’economia. Il marito e la moglie devono essere salvaguardati affinché possano fondare la basi per la crescita dei propri figli, affinché possano garantire una continuità che adesso comincia a cedere.

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