martedì, maggio 17, 2016
Si celebra ogni anno dal 2007 il 17 maggio, per ricordare la rimozione dell'omosessualità dalla lista Oms delle malattie mentali, avvenuta nel 1990. Il report annuale dell’Ilga racconta come cambiano leggi e condanne, riconoscimenti, matrimoni e norme antidiscriminazione. In Italia qualcosa si muove, ma una legge contro l'omofobia è ferma da due anni.

di Lorenzo Carchini

Oggi, 17 maggio, si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro l'Omofobia. Il 17 maggio di 25 anni fa, infatti, l'Oms cancellava l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali, definendola "una variante naturale del comportamento umano". Un cammino verso la decriminalizzazione dell'omosessualità lungo e tortuoso. Per la prima volta l’Italia vi arriva con una legge che riconosce diritti alle coppie gay.

Nel 1968, l'omosessualità era considerata una deviazione sessuale, come la pedofilia, catalogata tra i “Disturbi Mentali non Psicotici”. Ancora nel 1974 sui testi scientifici si parlava di ”omosessualità egodistonica”, ovvero quella condizione in cui una persona omosessuale non accetta il proprio orientamento sessuale e non lo vive con serenità, concezione superata solo nel 1990. Un percorso non ancora giunto a compimento, ma nel vivo di una lotta civile per la sensibilizzazione ed il riconoscimento politico e sociale.

A pochi giorni dall'approvazione dalla legge sulle unioni civili che riconosce le coppie omosessuali anche in Italia, arriva il report annuale dell'International Lesbian, Gay, Bisexual and Trans and Intersex Association. La federazione mondiale di organizzazioni che, dal 1978, si battono in 125 paesi per ottenere uguali diritti al popolo lgbti.

Una fotografia del mondo, tra diritti e nazioni dove si è ancora costretti a nascondere le proprie scelte d'amore, a fronte di un'ondata omofoba che dall'est dilagherebbe nei paesi dell'ex blocco sovietico.

Un mondo diviso. Secondo il rapporto, sono 75 gli stati che criminalizzano l'omosessualità e sono cresciute le leggi che condannano la pratica omosessuale e la sua espressione, dall'altro si sono moltiplicate le norme che proteggono i gay da discriminazioni, crimini, odio.

Al momento sono 13 gli stati dell'ONU che prevedono la pena di morte per atti omosessuali, tra i quali l'Arabia Saudita. In altri 14 stati si prevede il massimo della pena. In 17 stati sono state promosse leggi che limitano la libertà di espressione sull'orientamento sessuale, come in Russia e Ucraina, idea condivisa dal 17% degli europei.

Dall'altra parte della barricata, invece, 70 stati hanno leggi contro la discriminazione sul lavoro, 22 riconoscono il matrimonio gay, tra le quali la cattolicissima Irlanda, dopo uno storico referendum. Altri 24 garantiscono qualche tipo di unione civile.

Il problema è tra le mura di casa. A dispetto di leggi ostili ai gay approvate dai politici, l'accettazione del mondo omosessuale da parte della società civile sta crescendo, secondo il sondaggio Ilga-Logo in 65 paesi del globo.

Il 67% della popolazione intervistata nel mondo (62% Africa, 63% Asia, 69% America, 71% Europa, 73% Oceania) pensa che i diritti civili dovrebbero essere applicati a tutti, senza distinzione di sesso.

Il problema si presenta però fra all'interno della cerchia familiare. Proprio i genitori spesso faticano ad "accettare" la condizione dei figli. Nel 68% del mondo (78% Africa, 77% Asia, 64% America, 61% Europa, 44% Oceania), i genitori sarebbero infatti turbati se il figlio o la figlia dicessero di essere gay. Solo il 28% troverebbe accettabile che un ragazzo sentendosi femmina si vestisse da donna.

In Italia molto resta da fare. La legge italiana, a differenza della quasi totalità di quelle europee, non riconosce gay e lesbiche come genitori e introduce un istituto diverso per i cittadini omosessuali rispetto a quelli etero.

Ancor più grave la situazione per quanto riguarda la lotta all'omofobia. La norma più volte annunciata è abbandonata in Senato da anni.
Secondo Arcigay, nell'ultimo anno gli episodi segnalati sui mass media di questo tipo di discriminazione sono stati 104; la punta dell'iceberg, giacché in molti ancora hanno paura e/o vergogna di denunciare gli episodi.

Il testo, a prima firma di Ivan Scalfarotto (Pd), approvato dalla Camera il 20 settembre 2013, e trasmesso dopo 4 giorni a Palazzo Madama, non è nel calendario dell'Aula e non procede da due anni e mezzo.
Osteggiato dai gruppi centristi, il provvedimento introduce nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all'odio e alla violenza omofobica. E nella legge Mancino, l'aggravante di omofobia.

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