mercoledì, aprile 27, 2016
Secondo il maggiore generale degli Stati Uniti Peter Gersten, negli attacchi sono stati distrutti fra i 500 e gli 800 milioni in contanti. Picco nelle defezioni (fino al 90%) e calo nei nuovo arrivi, soprattutto fra combattenti stranieri. In una abitazione a Mosul erano conservati 150 milioni di dollari.

Baghdad (AsiaNews) - I raid aerei contro lo Stato islamico hanno portato alla distruzione di almeno 800 milioni di dollari in denaro contante, conservati all’interno di obiettivi sensibili centrati dai caccia della coalizione. È quanto afferma il maggiore generale Peter Gersten, alto ufficiale dell’esercito statunitense di stanza a Baghdad, secondo cui i velivoli americani hanno colpito a più riprese magazzini in cui erano rinchiusi parte dei fondi del gruppo jihadista.

Il colpo alle casse di Daesh [acronimo arabo dello Stato islamico, SI] ha comportato anche un picco (fino al 90%) nelle defezioni e un calo nei nuovi arrivi, in particolare fra i combattenti stranieri.

Nel 2014 il ministero Usa del Tesoro aveva giudicato lo SI il “gruppo terroristico con il miglior sistema di finanziamento” della storia. Tuttavia, nelle scorse settimane ricerche di analisti indipendenti hanno rivelato “bilanci in rosso” per il movimento jihadista, che ha dovuto alzare le tasse e creare nuovi balzelli per tappare i buchi nelle finanze.

Il maggiore generale Gersten, vice comandante sul terreno per le operazioni militari e di intelligence, riferisce di almeno 20 raid aerei che hanno preso di mira i depositi di denaro. Tuttavia, il militare non chiarisce come Washington sia a conoscenza del volume di denaro andato in fumo.

Egli riferisce di un attacco a un’abitazione di Mosul, roccaforte jihadista nel nord dell’Iraq, in cui sono stati distrutti circa 150 milioni di dollari. Le fonti dell’intelligence americana avevano dato indicazioni precise in merito alla stanza dell’appartamento in cui erano conservati i soldi.

Al momento non si conosce il volume complessivo di denaro a disposizione di Daesh; secondo alcune stime, il bilancio ammonterebbe a due miliardi di dollari, con un surplus di 250 milioni nello scorso anno. Negli ultimi mesi il movimento fondamentalista islamico sunnita ha subito perdite di territorio, e i suoi pozzi di petrolio sono stati oggetto di pesanti bombardamenti.

La crisi è confermata da una nota che risale al gennaio scorso, secondo cui i vertici del gruppo jihadista avrebbero tagliato il salario dei miliziani della metà “a causa di circostante eccezionali, che si trova ad affrontare lo Stato islamico”.

In calo anche il numero di guerriglieri che si uniscono a Daesh per il jihad: se in passato il dato oscillava fra i 1500 e i 2000 al mese, oggi si aggira attorno ai 200. Fonti della Casa Bianca aggiungono che a febbraio il numero dei miliziani stranieri era di circa 25mila, in calo rispetto ai 31.500 dello scorso anno.


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